Recensioni Fumetti

Le ragazze nello studio di Munari di Alessandro Baronciani | Recensione

Claudia Padalino 16/11/2017

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Un’esperienza multisensoriale lunga più di 250 pagine.

“Perché niente rimane se non si è disposti a cambiare?”

Rinchiusi all’interno di una libreria, proiettati verso il mondo, in un continuum spazio-temporale che salta fuori e dentro, correndo dentro al filo dei pensieri. Come in un film intimista italiano, la graphic novel di Alessandro Baronciani ci porta all’interno di uno spaccato di vita del protagonista Fabio.

Le ragazze nello studio di Munari ha degli elementi essenziali: un uomo, tre donne, la pinacoteca di Brera e le città di Milano e Ravenna. Il giovanissimo libraio Fabio rientra in casa, immerso nei suoi pensieri quotidiani e nel maledetto incrocio di coincidenze tra le donne della sua vita. Prima del sonno, si concede un attimo con se stesso davanti al pc, scrivendo delle caratteristiche in una donna che lo attraggono o i ricordi che ha di ognuna di quelle con cui ha avuto una relazione.

 

Scorrevole come un fiume di pensieri, questo lavoro di Baronciani non è nuovo al mercato dell’editoria a fumetti. Già in passato è stato pubblicato dalla casa editrice Black Velvet (2011): l’edizione di Bao Publishing è una ripubblicazione, con una copertina differente dall’originale (più funzionale e con un indizio su cosa troveremo all’interno). Lo scorrimento di immagini è fuggevole, così come lo sono i personaggi. Fabio, Fedra, Chiara e altri non riescono a stare fermi all’interno delle loro pagine. Rimangono in campo solo pochi attimi, lo sguardo della vignetta acchiappa per un pelo soltanto alcuni dettagli, lasciando solo i pensieri che aleggiano nello spazio vuoto dell’inquadratura.

Una storia che di per sé non risulta neanche troppo classica: ci sono riferimenti a capolavori cinematografici (come Deserto Rosso, di Michelangelo Antonioni), musicali e anche all’opera di Bruno Munari. Ma è proprio a quest’ultimo che dobbiamo la bellezza del volume, che crea un’esperienza multisensoriale. Esattamente come il maestro Munari, Baronciani ha ricreato elementi di cartotecnica che hanno permesso ad alcuni disegni, pagine e vignette di uscire fuori dalla dimensione del fumetto e creare una versione visiva e tattile unica nel suo genere. Un esempio su tutti è la tavola con la pecora di peluche: tramite Le ragazze nello studio di Munari il lettore tocca direttamente un libro di Munari, utilizzando il fumetto di Baronciani come mezzo di collegamento.

Più difficile a spiegarlo che non a farlo.

Un libro perfetto per fasce d’età che vanno dall’adolescente all’anziano. Romantico e spregevole al punto giusto, lascia tracce e indizi di come potrebbe evolversi la trama sparsi all’interno delle varie pagine e delle varie citazioni. Bruno Munari è una presenza costante, sia sotto il punto di vista tecnico che narrativo. I continui rimandi rendono il libro un esperienza da provare e riprovare, leggere e rileggere, toccando e guardando tutto, scovando i non-detti in mezzo alle frasi.

Il pezzo forte dell’albo è indubbiamente il metodo per abbordare le ragazze. Fabio prende ispirazione dal libro più famoso di Munari, Da cosa nasce cosa, e applica il metodo utilizzato dall’autore per le sue lezioni di design: un diagramma di flusso che parte dal problema P e deve arrivare alla soluzione S, passando per una serie di variabili. La visione schematica di un approccio si presta perfettamente al fine, ovvero quello di conoscere Chiara e invitarla a un appuntamento. Game, set, partita.

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