News Anime
“La passione può superare il limite”: lo staff di Jujutsu Kaisen e One Piece si confronta con l’odio online
Nicola Gargiulo 16/02/2025

L’industria degli anime e dei manga ha sempre avuto una fanbase incredibilmente appassionata. Tuttavia, questa passione, in alcune situazioni, può trasformarsi in tossicità, con una parte del pubblico che spinge il proprio malcontento al limite, attaccando direttamente i professionisti del settore. La traduzione dei manga è uno degli ambiti più colpiti da questa deriva negativa. Di recente, alcuni traduttori veterani di serie di successo come One Piece e Jujutsu Kaisen hanno parlato apertamente delle difficoltà che affrontano quotidianamente a causa delle critiche ingiuste e dell’odio ricevuto online.
In un’intervista con Gizmodo, alcuni dei più noti letteristi e traduttori di manga in lingua inglese hanno raccontato la loro esperienza nel settore e le difficoltà nel confrontarsi con il pubblico. Stephen Paul (One Piece), David Evelyn (Undead Unluck) e Casey Loe (Spy x Family) hanno evidenziato come spesso i fan abbiano una percezione errata di come funziona il processo di traduzione.
“ pensano che ci sia un’unica figura oscura che tira le fila e decide di rovinare il loro divertimento,” ha spiegato Evelyn, sottolineando la disinformazione generale riguardo al lavoro dei traduttori. “La maggior parte delle persone non sa nemmeno che esiste un intero team di traduzione che lavora su un’opera.”
Ma se questa incomprensione fosse solo un semplice errore, il problema sarebbe limitato. Purtroppo, il malcontento di alcuni lettori si trasforma in attacchi diretti contro i professionisti del settore, con veri e propri episodi di cyberbullismo che costringono i traduttori a chiudere i propri account sui social per evitare minacce e insulti.
Quando la passione supera il limite
Il problema è particolarmente evidente nelle serie shonen più seguite, specialmente quelle caratterizzate da combattimenti epici e intricate linee narrative. Stephen Paul, che oltre a One Piece si occupa anche di Akane-banashi e Vinland Saga, ha notato una chiara differenza nella risposta del pubblico.
“La mia esperienza con Akane-banashi è completamente diversa rispetto a One Piece,” ha spiegato Paul. “In parte perché ci sono meno scanlations (traduzioni non ufficiali), ma anche perché la fanbase non è così coinvolta in discussioni e controversie. Il livello di dibattito tossico è molto più alto nelle grandi serie di combattimento.”
L’argomento è stato ripreso anche da Evelyn, che ha rivelato come molti traduttori abbiano smesso di interagire con la community per evitare gli attacchi diretti. “È davvero ingiusto,” ha detto Paul. “Alcuni traduttori vorrebbero condividere dettagli curiosi, spiegare le scelte linguistiche fatte per rendere meglio certi dialoghi, ma appena lo fanno, vengono immediatamente presi di mira.”
Uno dei casi più eclatanti riguarda Caleb Cook, traduttore di My Hero Academia, che era solito spiegare le sue scelte di traduzione su twitter, ma ha smesso dopo essere stato bersagliato da critiche e attacchi continui. “Alla fine si è stancato, ha chiuso il suo account e ha lasciato perdere,” ha raccontato Paul.
Il caso di Jujutsu Kaisen e il coinvolgimento del doppiatore di Yuji Itadori
Se le critiche da parte dei fan sono già un problema serio, lo diventano ancora di più quando anche i professionisti dell’industria vi prendono parte. È quanto successo a John Werry, il traduttore ufficiale di Jujutsu Kaisen, che è stato ripetutamente attaccato online per alcune delle sue scelte di traduzione.
La situazione è peggiorata quando Adam McArthur, doppiatore di Yuji Itadori nella versione inglese dell’anime, ha condiviso un meme che prendeva in giro Werry per il suo lavoro, arrivando addirittura a scrivere male il suo nome. Il gesto ha suscitato reazioni indignate da parte dei colleghi traduttori, tra cui Evelyn:
“Mi ha spezzato il cuore, perché non aveva alcun bisogno di farlo,” ha commentato. “Cosa avrebbe guadagnato, a parte qualche migliaio di like su quella che ormai è la piattaforma per l’autocelebrazione di Elon Musk? Noi traduttori siamo solo persone che fanno il loro lavoro, e possiamo fare solo il massimo con i mezzi che abbiamo.”
Come risolvere il problema?
La soluzione sembra semplice sulla carta: i lettori dovrebbero educarsi di più su come funziona l’industria del manga e comprendere che dietro ogni traduzione c’è un essere umano, con le sue scelte e i suoi vincoli. Ma, nella realtà, aspettarsi che l’ecosistema online diventi improvvisamente un ambiente più gentile e rispettoso è un’illusione.
L’odio online contro i traduttori è solo uno dei tanti problemi di tossicità presenti nel fandom degli anime e dei manga. Tuttavia, episodi come quello di John Werry dimostrano che il problema non riguarda solo i fan più accaniti, ma anche alcuni professionisti del settore che contribuiscono a questa negatività.
L’industria ha bisogno di una maggiore consapevolezza su questi problemi e di proteggere chi lavora dietro le quinte per rendere accessibili le opere a un pubblico globale. Fino a quel momento, i traduttori continueranno a essere il bersaglio di un pubblico che, più che criticare con consapevolezza, cerca solo un capro espiatorio per la propria frustrazione.