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La vita, la morte e l’oltretomba in “Il Piccolo Caronte” [Recensione]

Vanessa Maran 07/04/2017

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Sergio Algozzino ritorna in Tunué affiancato dai disegni di Deborah Allo, dando vita ad un vero e proprio fumetto di formazione che racconta di un viaggio tra la vita e la morte dal punto di vista di Mono, il “Piccolo Caronte”

Mono è un bambino che vive nell’Oltretomba. Trascorre le sue giornate giocando con gli amici e in compagnia del cagnolino Cerbero, fino a quando suo padre scompare. E il suo non è un padre qualsiasi: si tratta di Caronte, il celebre traghettatore che, secondo la mitologia classica, trasporta le anime dei morti verso l’Oltretomba.

Questa è la premessa di Sergio Algozzino che, dopo Storie di un’Attesa, torna a pubblicare per Tunué non come autore completo, ma come sceneggiatore: ad illustrare la sua storia, un’interpretazione dell’Oltretomba greco antico, c’è Deborah Allo, anche lei siciliana, che già ad un primo sguardo ci offre una colorazione attenta e ben studiata.

Fin dalla prima pagina comprendiamo che l’Oltretomba di Algozzino ed Allo non è governato dalle leggi del Bene e del Male, ma che è invece un “regno” come un altro, un regno dove i suoi abitanti non hanno un lavoro ma un ruolo, che definisce la loro stessa esistenza. Infatti, usando le parole di Caronte, “Il lavoro è uno strano modo che avete per obbligare qualcuno a fare qualcosa in cambio di qualcos’altro. Il ruolo è invece ciò che sei, sempre e comunque”.

Ma non è Caronte il protagonista della storia, bensì suo figlio Mono: è solo un bambino quando il padre scompare misteriosamente, ritrovandosi quindi costretto a sostituirlo nel suo ruolo di traghettatore. Ma, per apprendere il mestiere, Mono dovrà intraprendere un viaggio che lo porterà ad esplorare non solo il mondo dei morti, ma anche quello dei vivi: per essere il nuovo Caronte, infatti, è necessario comprendere sia i viventi che i defunti.

Il viaggio di Mono è suddiviso in tre parti, una per ogni personaggio che il ragazzino incontrerà per raggiungere la consapevolezza finale: le tre Moire, il cugino Momo (divinità che, in questo fumetto, è stata esiliata sulla Terra) e Hypnos, il dio del sonno. E, come tutti i viaggi, anche quello di Mono terminerà con l’apprendimento di una verità che lo aiuterà a crescere e a maturare.

Il viaggio di Mono, infatti, non è solo fisico ma anche, e soprattutto, metaforico: un viaggio inteso come crescita e, soprattutto, consapevolezza, che in questo caso coincide anche con il raggiungimento di una maggiore comprensione della vita, della morte e di quello che ci sta in mezzo.

L’Oltretomba, illustrato da Deborah Allo

Quello di Il Piccolo Caronte non è un banale citazionismo della mitologia greca, ma un’interpretazione intelligente del mondo classico e delle sue divinità: lo sceneggiatore è consapevole del messaggio che vuole inviare e, di conseguenza, riesce a ricostruire e muovere personaggi così iconici con naturalezza e buonsenso.

Il merito di questo fumetto si deve non solamente alla sceneggiatura, ma anche ai disegni. La copertina di Deborah Allo ci introduce un mondo cupo e dark, ma leggendo Il Piccolo Caronte scopriamo che la colorazione spazia dalle tonalità fredde e tenebrose dell’Oltretomba a quelle più solari e calde della Terra, per poi passare al bianco e nero del capitolo dedicato ad Hypnos.

Deborah Allo gestisce la pagina in grande libertà, alternando splash page con tavole suddivise non con severe vignette contornate, ma con spazi dai bordi morbidi e variabili. Questo conferisce una lettura di ampio respiro, specialmente quando a dominare è il colore bianco.

Per concludere: Il Piccolo Caronte è un ottimo fumetto di formazione, ben studiato dal punto di vista della sceneggiatura e splendidamente illustrato, che si fa portatore di un messaggio antico quanto l’uomo e raccontato numerosissime volte, senza tuttavia essere banale.

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