Da Goldrake a Supercar Gattiger di Enrico Cantino – Recensione saggio
Pubblicato il 16 Maggio 2013 alle 17:30
Mimesis Edizioni presenta il saggio di Enrico Cantino sulla storia dei robot giapponesi.
Da Goldrake a Supercar Gattiger
Autore: Enrico Cantino
Casa Editrice: Mimesis Edizioni
Provenienza: Italia 2013
Genere: Saggio
Prezzo: 4,90 euro, 68 pp.
Data di pubblicazione: Aprile 2013
“Gli anime dedicati ai robottoni costituiscono un genere a parte, con regole ben precise […] Si immagina un futuro nel quale i conflitti vengano risolti da giganteschi robot antropomorfi che stabiliscono con i rispettivi piloti un rapporto di natura simbiotica”.
L’interessante saggio di Cantino, focalizza sin dalle prime battute l’oggetto della sua opera, un lungo e dettagliato viaggio “a bordo” dei famigerati robot giapponesi dalle origini ai giorni nostri, in grado di affascinare non solo il lettore amante del genere ma anche chi vi si approccerà solo per curiosità.
Cantino ordina la sua opera in modo schematico e preciso, partendo dalla analitica rappresentazione della struttura del robot, per poi entrare via via nello specifico della storia, con digressioni sulle ambientazioni, avventure, armi usate e l’importanza della figura del pilota.
Quindi, passa in rassegna tutti i prototipi dei robot, con specifiche descrizioni tecniche delle caratteristiche essenziali degli stessi, iniziando dal capostipite del genere, Mazinger Z (1972), prima opera di Go Nagai, cui seguiranno Grande Mazinga (1974) e Goldrake (1975).
Mazinger Z è la prima serie robotica a ottenere un successo mostruoso e a dettare le regole del genere, che faranno scuola ai successori. Intreccio elementare, schema semplice, eroi, antagonisti imbranati che per oltre 15 anni rappresenteranno lo schema tipo anche per le altre serie del genere.
Seguirà una numerosa sequela di cloni, tra i quali le serie sempre ideata da Nagai.
Con Getta Robot, il robot diventa componibile. “L’evoluzione delle serie robotiche prevede il passaggio dal semplice al complesso”. Entrano in scena robottoni definiti “trasformabili” e quello più conosciuto è il Daitarn 3 (1978) che con il suo rozzo protagonista, Haran Benjo, e le strane espressioni facciali del robot, rappresenta una vera e propria parodia di un genere ormai prigioniero di cliché.
“Ci sono casi in cui il pilota è parte integrante dell’automa” e in Jeeg Robot d’acciaio, sempre di Nagai, si assiste alla fusione tra uomo e macchina; per questo il protagonista Hiroshi più di una volta si chiede se è più uomo o macchina. È invece uno tra i piloti più umani, per le sue molte fragilità.
Nel 1979 arriva Gundam, la fortuna dello studio Sunrise, che diverrà a tutti gli effetti Lo Studio di animazione robotica. Viene abbandonato lo schema rigido e il robottone, mobile suit (tuta mobile) diviene uno strumento bellico prodotto in serie. Il robot si spersonalizza e il pilota diviene un professionista a tutti gli effetti. Spariscono le frasi rituali e realismo e ideali diventano la parola d’ordine.
Cantino definisce quindi l’entrata in scena di Neon Genesis Evangelion, come l’inizio della rivoluzione del genere; il tipico schema robotico è completamente ignorato, la trama diviene complicatissima in un intreccio di cabala, esoterismo, fantascienza e introspezione del fragile protagonista.
Il saggio si conclude con un riferimento a Devilman, anime che pur non appartenendo al filone mecha, ne adotta la struttura narrativa, e a Supercar Gattiger, in cui al posto del robottone diviene protagonista un’automobile combinata da cinque veicoli.
Un genere complesso quello dei mecha, che ha fatto la storia degli anime, un universo dalle mille sfaccettature che Cantino nel suo saggio ha il pregio di riassumere per grandi linee, evidenziandone le tappe principali in un esatto ordine temporale ed evolutivo.
Un’opera che si legge tutta d’un fiato e chiarisce tanti interrogativi rimasti senza risposta, regalando anche qualche chicca curiosa.