The Fucking Frogman n. 1 – Anno Zero – Recensione
Pubblicato il 23 Aprile 2013 alle 15:20
Chi è il fottuto Uomo Rana? Un supereroe? Un vigilante? Uno psicopatico? Tutte queste cose e altre ancora? Scopritelo nel primo numero di una serie targata Bookmaker Comics dalle atmosfere politicamente scorrette narrate da autori italiani influenzati dallo stile USA!
The Fucking Frogman n. 1 – Anno Zero
Autori: Massimo Rosi, Matteo Gerber (testi), Mario Cocciolone (disegni)
Casa Editrice: Bookmaker Comics
Genere: Supereroi
Provenienza: Italia
Prezzo: € 2,99, 17 x 26, pp. 26, col.
Data di pubblicazione: febbraio 2013
Bookmaker Comics sta continuando a pubblicare fumetti realizzati da autori italiani in formato comic-book e a colori con storie influenzate dagli stilemi grafici e narrativi dei serial d’oltreoceano. Si tratta di esperimenti interessanti che potrebbero forse costituire l’inizio di una nuova tendenza, quella dei supereroi all’italiana che ogni tanto, a dire il vero, qualcuno in passato aveva cercato di proporre. Tra questi esperimenti possiamo citare il pregevole Land of The Brave, per esempio, che non ha nulla da invidiare a tanti blasonati mensili Marvel e DC e può risultare gradito ai lettori che comprano albi Panini o Lion. Oppure The Fucking Frogman.
Ad essere onesti, il protagonista, un bizzarro individuo che indossa un costume da rana e si fa chiamare Frog Man, appunto, tanto originale non è e fa venire in mente il celebre avversario del Devil del periodo classico o il farsesco figlio introdotto negli anni ottanta sulle pagine dell’Uomo Ragno. Questo, almeno, per ciò che concerne il concept. Ma il Frogman targato Bookmaker Comics è spietato e violento e i suoi metodi sono inquietanti. Non è nemmeno chiaro, almeno in questo episodio introduttivo, se si tratti di un supereroe, un mercenario, un vigilante o un criminale. E magari è pure psicopatico. Il mistero riguardante la sua problematica classificazione è uno degli elementi predominanti della storia scritta dai bravi Massimo Rosi e Matteo Gerber.
Bisogna puntualizzare che The Fucking Frogman può essere inteso come una satira dei comic-book a stelle e strisce imperniati su character estremi ed aggressivi e in ciò funziona egregiamente. Del resto, un eroe che ha combattuto in Afghanistan (e qui è accaduto qualcosa di traumatico), torna a casa, inizia ad essere ossessionato dalle rane e difende i diritti degli animali comportandosi peggio di un ecoterrorista può solo essere considerato satirico. Ciò non implica che il fumetto sia banale, dal momento che il duo Rosi/Gerber affronta tematiche importanti come quelle dell’animalismo, appunto (e non aspettatevi una sensibilità alla Animal Man perché Frogman non ha scrupoli sui metodi da usare, basti considerare cosa combina a un uomo che ha ammazzato alcuni uccelli!), e dell’anti-militarismo.
Per giunta, la trama si preannuncia complessa e articolata e il numero uno più che altro funge da premessa dei futuri sviluppi narrativi. Sviluppi potenzialmente imprevedibili poiché non si riesce a capire dove vogliano andare a parare gli sceneggiatori. A questo si aggiungano testi incisivi e sopra le righe, demenziali e quasi tarantiniani nell’impostazione, e si può affermare che The Fucking Frogman è un lavoro ben concepito e realizzato.
Quanto all’aspetto grafico, il penciler Mario Cocciolone si rivela efficace e funzionale ma lo stile è molto grezzo e volutamente sgradevole; quindi, a mio avviso, dividerà il pubblico tra entusiasti ammiratori e sdegnati detrattori. Non mi pronuncio poiché non vorrei influenzare nessuno e mi limito ad invitarvi a formarvi un’idea per conto vostro. Sicuramente Cocciolone è suggestionato dai comics made in USA e ha una buona impostazione della tavola. Si rivela abile soprattutto nelle sequenze d’azione mentre quelle più tranquille risultano a volte un po’ statiche. Non mancano inoltre echi della grafica underground che reputo appropriati per un fumetto ‘slugfest’ e divertente come questo.
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Devo inoltre segnalare i colori ma qui mi trovo in imbarazzo perché sulla cover leggo Marco Pagnotta e all’interno invece c’è scritto Pannocchia e una ricerca in rete non mi è stata d’aiuto. Mi scuso quindi con il colorista se non sono in grado di riportare il suo nome con precisione. Tuttavia, costui fa un bel lavoro, optando in prevalenza per sfumature cupe e dark che ben si adattano a una story-line ricca di intrighi, influssi da spy-story ed enigmi venuta fuori dalla mente perversa di Rosi e Gerber. Da provare.