Fury Max vol. 1 di Garth Ennis e Goran Parlov – Recensione
Pubblicato il 9 Aprile 2013 alle 16:00
Inizia la nuova serie regolare targata Max dedicata al tostissimo Nick Fury non ancora direttore dello S.H.I.E.L.D.! Seguite le avventure del più aggressivo agente segreto del Marvel Universe scritte dal celebre autore di Preacher, il geniale Garth Ennis!
Fury Max vol. 1
Autori: Garth Ennis (testi), Goran Parlov (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Genere: Spionaggio
Provenienza: USA
Prezzo: € 13,00, 17 x 26, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: marzo 2013
Quando negli anni sessanta la Marvel iniziò ad avere successo con i comic-book dedicati ai giustizieri in calzamaglia i supereroi erano da poco tornati di moda e nulla faceva presagire che il trend potesse durare. Di conseguenza, la Casa delle Idee, pur concentrandosi sulle vicende dei Fantastici 4, dell’Uomo Ragno e degli altri Marvel heroes, pubblicò mensili di diverso genere e uno dei più importanti fu Sgt. Fury & His Howling Commandos. Creato dagli onnipresenti Lee e Kirby, era ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale e il protagonista era il Sergente Nick Fury intento a lottare contro i nazisti.
È ricordato come uno dei migliori fumetti di guerra mai realizzati e la serie ottenne un successo strepitoso, superando le cento uscite. Dal momento che però il Sorridente Stan pensava all’Universo Marvel come a una realtà coesa, fece apparire Nick in un episodio di Fantastic Four. In questa prima apparizione ‘moderna’ si scoprì che Fury, dopo la conclusione del Secondo Conflitto Mondiale, era divenuto agente della CIA occupandosi di spionaggio. In quella storia inoltre esordì il Seminatore d’Odio/Adolf Hitler e i lettori chiesero ulteriori apparizioni di Nick nel contesto contemporaneo.
Lee varò quindi un secondo mensile, Nick Fury Agent of Shield. Ispiratosi a un telefilm, The Man from Uncle, lo sceneggiatore ideò spy-stories ad alto tasso adrenalinico. Il personaggio era decisamente aggressivo e sopra le righe, perlomeno per gli standard Marvel dell’epoca, e non mancò di suscitare l’apprezzamento dei fan. Quando poi la serie fu illustrata dallo psichedelico Jim Steranko, niente fu più come prima. Gli episodi da lui disegnati sono ancora oggi rivoluzionari, vere e proprie pietre miliari del fumetto statunitense.
Si intuiva però che Steranko avrebbe voluto osare parecchio in termini di violenza e di erotismo. Il suo Nick era un bastardo senza peli sulla lingua e si concedeva alla stupenda Valentina Allegro De La Fontaine ma la sua ispirazione dovette scontrarsi con la censura del Comics Code dilagante. E quando Steranko abbandonò il mensile, questi chiuse nell’arco di pochi mesi. Ma Nick continuò ad apparire in centinaia e centinaia di albi, considerando la rilevanza rappresentata dall’agenzia spionistica Shield nel Marvel Universe. E nel corso dei decenni non sono mancate serie e miniserie che hanno cercato di rinverdirne i fasti.
E forse ora è la volta buona dato che la Marvel ha deciso di proporre un mensile regolare, Fury Max, che come è facile intuire dal titolo è inserito nella divisione for mature readers della casa editrice. E la scelta è azzeccata poiché un soldato che ha conosciuto le brutture dei campi di concentramento nazisti e l’orrore della guerra non può essere un fiorellino di campo e meno che mai risultare credibile in contesti edulcorati. Consapevole di ciò, la Marvel ha affidato i testi a Garth Ennis, provocatorio autore di Preacher, The Boys e altri capolavori e che per la Casa delle Idee ha realizzato un’apprezzata run di Punisher e pure qualche miniserie dedicata a Nick.
In questo serial, comunque, Garth si concentra sul periodo di mezzo della vita di Fury, quello cioè successivo alla Seconda Guerra Mondiale ma precedente la sua nomina a direttore dello Shield. Ci troviamo nel momento in cui Nick è un agente dei servizi segreti, in un clima da guerra fredda e di forte tensione tra Stati Uniti e Unione Sovietica, con lo spettro di un conflitto nucleare sempre in agguato.
Ennis realizza un riuscito mix di spy-stories e di avventure belliche (ricordiamo che l’autore irlandese è apprezzato per i fumetti di guerra) e il suo Nick è davvero tosto. È violento e sboccato e fa sesso con donne da sballo, a cominciare dalla segretaria di un viscido politicante che gioca un ruolo importante nelle story-line. E quando combatte non si fa scrupoli sui mezzi da usare. Al di là dell’ostentata aggressività, comunque, Ennis non riduce il personaggio a uno stereotipo.
Il suo Fury non è assimilabile ai vigilanti efferati presenti nel comicdom. In lui non mancano momenti riflessivi e malinconici ed è un uomo disincantato che conosce la natura dell’animo umano e cerca di combattere il male sapendo che questo sarà sempre presente. Non si fa illusioni sul potere e sulla politica; anzi, subisce, suo malgrado, la realpolitik, consapevole che le guerre ti costringono ad accettare compromessi.
Il compromesso è infatti importante in questi primi sei numeri della serie. Ennis affronta il tema degli ex nazisti rifugiatisi negli Stati Uniti, con la complicità del governo USA, e che misero a disposizione le loro cognizioni scientifiche con buona pace delle vittime del Terzo Reich. E pure la bella segretaria amata da Nick fa compromessi, sposando il viscido politicante di cui sopra. E lo stesso politicante non si esime dal fare accordi con gente discutibile pur di eliminare Fidel Castro.
Ennis si collega ad eventi reali, quelli della guerra in Indocina, per esempio, o dell’Invasione alla Baia dei Porci che per poco non provocò una guerra. Testi e dialoghi sono graffianti e le sceneggiature hanno un perfetto equilibrio di azione e introspezione. Le sequenze belliche sono poi violente ed è sufficiente ragionare su quella della tortura per rendersene conto.
Alle matite c’è il bravissimo Goran Parlov che molti ricorderanno per alcuni numeri di Y The Last Man, per Outlaw Nation e pure per qualche produzione Bonelli, tra le altre cose, e il penciler croato visualizza sia i momenti più tranquilli che quelli d’azione con maestria, ricorrendo a una costruzione della tavola di impronta classica ma efficace. Le sue donne evocano sensualità, Nick sembra sempre sul punto di prendere a pugni qualcuno e la cineticità delle pagine in cui abbondano esplosioni e sparatorie non può lasciare indifferente nemmeno il lettore più distratto.
In poche parole, il Fury di Ennis è forse quello che sarebbe potuto essere se Steranko avesse avuto maggiore libertà espressiva. Questa è una delle migliori proposte Marvel degli ultimi tempi e sarebbe un peccato trascurarla.