Recensione Hiroshima- Nel Paese dei fiori di ciliegio – Ronin Manga
Pubblicato il 22 Luglio 2010 alle 11:28
Autore: Fumiyo Kono
Editore: Ronin Manga
Provenienza: Giappone
Prezzo: € 10,00, 112 pp.
“La gente di questa città è innaturale. Nessuno ne parla…sono passati dieci anni e ancora non sappiamo perché è successo. Tutto ciò che sappiamo è che qualcuno deve aver pensato che la nostra morte fosse cosa da poco. Eppure siamo sopravvissuti. La cosa più spaventosa, comunque, è che da allora siamo rassegnati all’idea che gli altri abbiano così poca considerazione di noi”.
Con queste parole, Minami Hirano, la prima protagonista che appare in “Hiroshima”, descrive l’atmosfera surreale in cui si trova a vivere la città a distanza di un decennio dal bombardamento atomico. Accanto all’esperienza di Minami, le storie quotidiane di altri sopravvissuti, accomunati dalla ricerca di una normalità difficile da riconquistare, sospesi tra il naturale istinto di guardare al futuro, accantonando l’orrore senza senso della bomba, e la drammatica consapevolezza che nulla potrà più essere come prima.
Ronin Manga propone in Italia “Hiroshima – Nel Paese dei fiori di ciliegio”, opera che ha portato alla notorietà Fumiyo Kono, mangaka natia proprio di Hiroshima, e che le è valso importanti riconoscimenti, quali il Grand Prize del Japan Media Arts Festival nel 2004 e nel 2009 e il Creative Award del Tezuka Osamu Cultural Prize nel 2005.
E’ molto difficile recensire un manga come questo, perché la sensazione è che ad ogni parola si rischia di violare l’essenzialità con cui l’autrice narra le vicende, sminuendone la portata e l’intento.
La parola d’ordine della Kono è sicuramente la semplicità, nel tratto grossolano, nella squadratura delle vignette, nell’organizzazione delle tavole. Pochissimi chiaroscuri netti, sfondi tratteggiati e mai dai contorni definiti. Figure dal character design quasi infantile, nessun dettaglio superfluo.
Il risultato è tuttavia di un impatto devastante: l’atmosfera evanescente di una città che in ogni suo angolo riflette ciò è successo, la precarietà di chi ce l’ha fatta, ma non può sentirsi sollevato, perché l’ombra delle radiazioni e la memoria del disastro accompagnano costantemente ogni momento del presente.
A conferma di questo, è che a colpire maggiormente il lettore è ciò che non é disegnato. Le vignette bianche che concludono la prima storia, sono tra le più intense in assoluto, e trasmettono molto più di quanto qualsiasi didascalia o disegno avrebbero mai potuto fare.
L’edizione italiana è molto buona sotto il profilo delle rilegature, delle traduzioni e del formato, compresa la scelta della carta lucida che apre il volume con l’unica tavola a colori. Molto interessanti la bibliografia e l’apparato di note in chiusura, cui si aggiunge la commovente riflessione dell’autrice nella postfazione. L’unica nota negativa riguarda il rapporto qualità-prezzo, francamente sproporzionato. L’albo avrebbe potuto tranquillamente rientrare in una fascia di prezzo più bassa. L’opera in sé, comunque, vale il sacrificio.
“Hiroshima” è sicuramente una lettura impegnativa, che spinge a riflettere, che non può essere letta con lo stesso spirito con cui si affrontano altre letture, per quanto serie. Ci sono volte in cui, leggendo un manga, si vorrebbe che ciò che viene raccontato fosse vero. In questo caso, si vorrebbe che ciò che è accaduto non facesse davvero parte della nostra storia.
VOTO: 10