Fables Lupi Mannari Americani – Recensione

Pubblicato il 5 Aprile 2013 alle 12:00

Conoscete tutti Luca Wolf, il lupo di Fables, ma ancora non conoscete un’avventura da lui vissuta in una città popolata da… licantropi?! Ce la racconta Bill Willingham nel volume speciale intitolato Fables Lupi Mannari Americani!

Fables Lupi Mannari Americani

Autori: Bill Willingham (testi), Craig Hamilton, Jim Fern (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Genere: Fantasy

Provenienza: USA

Prezzo: € 16,95, 16,8 x 25,6, pp. 144, col.

Data di pubblicazione: marzo 2013


Fables è un fenomeno editoriale importante e il successo della testata ideata da Bill Willingham ha facilitato la produzione di serie e miniserie imperniate sull’affascinante universo narrativo dei personaggi delle fiabe inseriti in un contesto contemporaneo. Non c’è da stupirsi, anche perché, al di là delle motivazioni commerciali, l’autore ha ideato un vasto e complesso pantheon di character intriganti che potrebbero benissimo essere protagonisti di comic-book e one-shot.

È stato così per il farsesco Jack of Fables e per la bella e disinibita Cenerentola. E di conseguenza l’uscita di un tp dedicato a Luca Wolf, uno dei personaggi di punta della saga di Fables, non è una sorpresa. Luca è decisamente sfaccettato e i lettori abituali di Fables sanno che nel corso dei secoli ha avuto modo di vivere numerose avventure. In una sequenza del comic-book Willingham l’aveva inserito nel contesto drammatico della Seconda Guerra Mondiale e la story-line omaggiava i b-movie horror e i fumetti bellici del Sgt. Rock e di Nick Fury. In quell’occasione Luca sconfisse un gruppo di nazisti che all’interno del castello di Frankenstein cercavano di rifare l’esperimento del folle scienziato.

Luca si alleava con il coraggioso Arthur Harp e insieme lottavano contro la splendida e infida Sieglinde, fanatica nazista esperta di biologia. Willingham si ricollega a questi eventi e delinea una vicenda che si svolge al di fuori della continuity ufficiale di Fables. Per una serie di circostanze, Luca, dopo la morte del malvagio Barbablù, viene a sapere che quest’ultimo ha finanziato per anni una cittadina, Story City, per ragioni misteriose. Dal momento però che gli intenti di Barbablù erano sempre discutibili, non c’è da fidarsi e Luca decide perciò di indagare.

Si reca quindi a Story City e fa scoperte scioccanti. Innanzitutto, i cittadini sono licantropi e un ruolo di primo piano nella gestione della comunità è giocato proprio da Arthur Harp e da Sieglinde. Costoro non sono più avversari ma si sono sposati e hanno messo al mondo vari figli. E anch’essi sono diventati licantropi. Come mai è accaduto? E che intenzioni avranno nei confronti di Luca? La bella e giovane Oda che afferma di avere il dono della veggenza lo ritiene una specie di Dio e aveva previsto da tempo il suo arrivo. E anche gli altri abitanti di Story City incominciano a considerarlo un Messia.

L’atmosfera del paese è apparentemente tranquilla ma presto l’ambiente cambia e sembra quasi di essere in un film del genere ‘Il Villaggio dei Dannati’. Arthur e Sieglinde hanno pessime intenzioni e le cose diventeranno preoccupanti con inseguimenti, lotte senza esclusione di colpi, sangue, mutilazioni e situazioni degne di una pellicola horror.

Willingham non fa un pessimo lavoro ma il  tp è inferiore ai suoi standard abituali. Ci sono troppe lungaggini che appesantiscono la lettura e una maggiore stringatezza avrebbe giovato alla trama. Bisogna comunque ammettere che alcune parentesi narrative erano essenziali ai fini della comprensione delle motivazioni dei personaggi ma da Willingham mi aspettavo di meglio. Nel complesso, tuttavia, la storia funziona e si legge con piacere.

Un altro punto debole è rappresentato dalla parte grafica, appannaggio di Jim Fern e di Craig Hamilton. In verità, parliamo di due ottimi penciler ma i loro stili sono troppo diversi. I due si alternano e ciò provoca un senso eccessivo di eterogeneità che non giova all’opera. In alcune tavole invece provano ad amalgamarsi ma l’allure fluida, elegante e raffinata di Fern mal si sposa con l’impostazione visivamente adrenalinica di Hamilton. In ogni caso, benché non pienamente riuscito, il tp non è da bocciare e vale la pena prenderlo in considerazione.


Voto:  6 1/2

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