Battlefields vol. 5 – La Lucciola e La Tigre Reale – Recensione Magic Press Edizioni

Pubblicato il 1 Aprile 2013 alle 11:00

Continuano le drammatiche avventure di guerra ideate da Garth Ennis con il quinto volume di Battlefields e stavolta il geniale scrittore di Preacher si concentra nuovamente sul burbero Sergente Stiles in una nuova story-line illustrata da Carlos Ezquerra!

Battlefields vol. 5 – La Lucciola e La Tigre Reale

Autori: Garth Ennis (testi), Carlos Ezquerra (disegni)

Casa Editrice: Magic Press

Genere: Guerra

Provenienza: USA

Prezzo: € 10,00, 17 x 26, pp. 80, col.

Data di pubblicazione: dicembre 2012


Il progetto Battlefields di Garth Ennis si sta rivelando eccellente e il controverso e celebrato autore di Preacher sta regalando agli estimatori delle storie di guerra veri e propri gioiellini. D’altronde, lo scrittore irlandese è sempre stato un notorio fan delle war stories, in particolare di quelle della gloriosa etichetta britannica Fleetway, e ogni volta che ha potuto ha cercato di realizzare fumetti di questo tipo o di inserire elementi bellici in comic-book di diverso genere. La Dynamite gli ha offerto l’opportunità di sbizzarrirsi con trame ambientate durante la Seconda Guerra Mondiale imperniate su personaggi sempre differenti.

Predominano i soldati semplici, coloro che sono gli autentici attori di ogni conflitto, mentre i superiori restano ai margini della narrazione. Questo perché Ennis, pur non rinunciando a delineare story-line piene di azione e violenza, non si esime dal denunciare l’orrore della guerra. E nelle guerre a fare le spese sono appunto gli individui comuni, vittime della follia dei potenti.

Nel quinto volume di Battlefields Ennis ripesca un character apparso nel terzo tp: il sergente Stiles, rozzo e sboccato, ma coraggioso e abile nello svolgimento di missioni pericolose. In questo capitolo intitolato The Firefly and His Majesty scopriamo che è stato promosso e guida un nuovo carro armato, lo Sherman Firefly. Secondo una scuola di pensiero, è in grado di perforare i temutissimi Tiger nazisti e spetta appunto a Stiles mettere alla prova la teoria.

Non che si faccia pregare, poiché l’odio che nutre nei confronti del Terzo Reich ha raggiunto livelli parossistici. Partendo da simili premesse, Ennis narra un’avventura intensa e drammatica, caratterizzata da un ritmo veloce e sincopato. Inoltre l’autore usa violenza e turpiloquio e verso la conclusione si riscontrano echi della proverbiale blasfemia ennisiana espressa con Preacher. E schematizza maggiormente i personaggi: gli inglesi sono leali e idealisti; e i nazisti freddi, infidi, privi di morale e pronti ad ammazzarsi tra loro se lo ritengono necessario. Questo perché Ennis cerca di approfondire una tematica affrontata nei numeri precedenti: quella della sostanziale differenza tra i soldati tedeschi e gli inglesi. Questi ultimi combattono per difendersi; i primi sono vere e proprie macchine per uccidere a causa dello spietato addestramento subito e perciò disposti anche a perdere la vita pur di rimanere fedeli a Hitler.

I testi sono ben impostati e i dialoghi hanno la scurrilità, appropriata per il contesto della storia, che è lecito attendersi da Ennis. Alle matite ritorna l’ottimo Carlos Ezquerra, coadiuvato dal figlio Hector, che rende giustizia alla sceneggiatura raffigurando in maniera sopraffina le sequenze d’azione e quelle più tranquille e riflessive. Inoltre caratterizza degnamente i personaggi, visualizzando egregiamente le emozioni che li animano. È sufficiente prendere in considerazione lo sguardo rabbioso di Stiles, quello algido e inquietante di un comandante tedesco e soprattutto gli occhi di un bambino che assiste terrificato alla morte della madre (una delle vittime innocenti della guerra di cui scrivevo all’inizio) per comprendere le capacità illustrative di Ezquerra, qualora ci fossero ancora dubbi in proposito.

Insomma, Battlefields si conferma una delle migliori proposte Dynamite degli ultimi anni, nonché uno degli esiti creativi più validi dello scrittore di The Boys e i suoi fan non possono assolutamente lasciarselo sfuggire. Da segnalare infine i colori oscuri e crepuscolari del bravissimo Tony Avina che contribuiscono a rendere l’opera ulteriormente suggestiva. Da provare.


Voto: 8

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