Battlefields vol. 3 – Carristi di Garth Ennis – Recensione
Pubblicato il 27 Marzo 2013 alle 13:00
Ritornano le storie di guerra di Garth Ennis con il terzo volume di Battlefields disegnato da Carlos Ezquerra! Seguite le vicissitudini di un gruppo di carristi in un periodo successivo alla battaglia di Normandia in un volume targato Magic Press!
Battlefields vol. 3 – Carristi
Autori: Garth Ennis (testi), Carlos Ezquerra (disegni)
Casa Editrice: Magic Press
Genere: Guerra
Provenienza: USA
Prezzo: €10,00, 17 x 26, pp. 80, col.
Data di pubblicazione: agosto 2012
Garth Ennis ha indubbiamente un’ispirazione trasversale e nella sua carriera ha realizzato opere supereroiche, horror, noir e fantascientifiche con attitudine provocatoria e iconoclasta. È sufficiente prendere in considerazione Preacher o The Boys per accorgersene. Ed è innegabile che lo scrittore irlandese spesso e volentieri cada nel manierismo e quando si sta per leggere un suo fumetto è lecito aspettarsi violenza estrema, sangue, turpiloquio e blasfemia. Ennis non ha mai nascosto il suo grande amore nei confronti del genere bellico e in particolare dei fumetti della Fleetway e quando ne ha avuto l’opportunità non ha disdegnato di occuparsi di questo particolare tipo di storie.
Da questo punto di vista, gli splendidi one-shot della collana War Stories della Vertigo sono significativi. Ma non va nemmeno trascurato Battlefields della Dynamite.
Non si tratta di una serie vera e propria; ma di varie miniserie imperniate su vicende di soldati inserite nel contesto della Seconda Guerra Mondiale.
Sono lavori di grande qualità e finora Ennis aveva delineato story-line intense e drammatiche con toni tutto sommato soft.
Non è così però con la terza uscita di Battlefields intitolata The Tankies. Stavolta infatti le efferatezze non mancano e abbondano corpi squarciati e mutilati in una situazione che definire agghiacciante è un eufemismo. Come nei capitoli precedenti, Ennis non glorifica la guerra, anzi, la condanna e denuncia i superiori che rimangono nelle retrovie mentre i soldati muoiono in battaglia (significativa la sequenza di un generale che disquisisce di ornitologia sullo sfondo di un bombardamento che decima diversi sottoposti). Nello stesso tempo, però, l’autore celebra l’eroismo e il coraggio di uomini semplici in balia della follia dei potenti.
La miniserie esplora un’ulteriore tematica: la differenza tra i soldati inglesi e quelli nazisti. Come spiega lo stesso Ennis nella post-fazione del volume, lo stato maggiore britannico considerava i soldati inglesi impreparati rispetto ai seguaci del Terzo Reich perché poco spietati. E ciò si doveva al differente addestramento degli eserciti.
Un conto, scrive Ennis, era fare il soldato durante la dittatura hitleriana; un conto esserlo in un paese democratico come la Gran Bretagna. Ennis parte dunque da tale dettaglio per descrivere le vicissitudini di alcuni carristi che in seguito alla Battaglia di Normandia cercano di unirsi alla propria divisione dopo essere stati abbandonati dietro le linee nemiche. E va da sé che il percorso non sarà affatto facile.
Ma per fortuna a guidarli c’è il rozzo Caporale Stiles, il cui pessimo carattere si rivela a conti fatti uno degli elementi che consentiranno al gruppo di soldati di sopravvivere e di affrontare i pericoli.
Ennis scrive una buona storia, alternando momenti di violenza e pathos ad altri più malinconici e riflessivi, e la miniserie funziona egregiamente.
I personaggi, a cominciare da Stiles, sono ben caratterizzati e non stereotipati e i testi sono vivaci ed efficaci, come nella tradizione delle migliori opere ennisiane.
I disegni sono appannaggio di un frequente collaboratore di Ennis, l’oscuro Carlos Ezquerra, qui coadiuvato dal figlio Hector, che rappresenta con maestria e certosina maniacalità i mezzi di locomozione, le armi, le divise, le espressioni dei volti e le emozioni dei vari character e, last but not least, l’orribile realtà della guerra. Sono proprio le pagine in cui il penciler illustra teste mozzate, corpi finiti sotto i carri armati e materia cerebrale che sintetizzano ciò che lo sceneggiatore intende farci capire: che cioè le guerre, indipendentemente dalla propaganda e dalla retorica, sono il Male. Anche se in questo mondo lambito del Male si possono ovviamente rilevare impulsi positivi che animano persone come Stiles e i suoi compagni. Da provare.