Hulk & i Difensori n.9 – Recensione

Pubblicato il 26 Marzo 2013 alle 13:00

In questo numero di Hulk & i Difensori: Hulk Verde si ritrova negli abissi più profondi del mare; Hulk Rosso deve affrontare delle antiche divinità Maya con l’aiuto degli Alpha Flight; i Difensori tornano nei favolosi anni Sessanta, omaggiando il grande Jim Steranko !

Hulk & i Difensori n.9

Autori: Jason Aaron, Pasqual Ferry, Jeff Parker, Dale Eaglesham, Matt Fraction, Jamie McKelvie, Mike Norton, Ted McKeever

Casa editrice: Panini Comics

Provenienza: Stati Uniti

Genere: Supereroistico, 17×26, S., 80 pp., col.

Prezzo: 3,50 euro

Anno di pubblicazione in Italia: 2013


L’antologico della Panini dedicato al Gigante di Giada e ai Difensori è giunto al suo nono mese di vita ed è quindi il momento per formulare un giudizio un po’ più approfondito sui suoi contenuti. Ispirandosi all’omonima testata dell’Editoriale Corno, che ben ricordano i Marvel fan italiani di vecchia data, Hulk & i Difensori presenta ogni mese le avventure che riguardano i due Hulk attualmente in circolazione ( quello verde e quello rosso, tanto per intendersi ) e la nuova serie del “non-gruppo” dei Difensori, in cui milita comunque anche She-Hulk Rossa, alias Betty Ross.

Ma procediamo per ordine e cominciamo con la serie principale, ovvero The Incredible Hulk, scritta da Jason Aaron. L’elemento centrale della sua run è sicuramente lo scontro tra Hulk e il suo alter ego Bruce Banner, che inizialmente non è più solo sul piano psicologico ma anche su quello fisico, visto che il genio scientifico del dott. Destino è riuscito finalmente a separarli. Questo distacco mette in luce tutte le debolezze e i lati oscuri di Banner, che senza Hulk è in pratica solo uno scienziato meschino e frustrato, incapace di incanalare in qualcosa di positivo la sua rabbia e la sua voglia di rivalsa. Il Gigante Verde, al contrario, è un essere estremamente forte ma fondamentalmente buono, che utilizza la sua potenza solo se stuzzicato o se costretto dalla situazione.

In sostanza lo scrittore gioca molto sul ribaltamento dei ruoli e sul fatto che la parte più cattiva di Banner risiede proprio nel suo lato umano e non in quello alterato dalle radiazioni gamma. Anche in quest’ultimo story-arc , Sempre Arrabbiato, Bruce Banner non esiste più fisicamente ma continua a vivere dentro la testa di Hulk, il quale è costretto a rimanere sempre coi nervi a fior di pelle per non ritrasformarsi nel suo malefico alter ego umano ! Quest’ultimo infatti lo sfrutta per fargli compiere missioni di cui è completamente all’oscuro e di cui non conosce le finalità…

Da questo punto di vista le intenzioni di Aaron sarebbero anche buone, ma purtroppo non si può dire lo stesso del modo con cui ha deciso di svilupparle. In tutti gli story-arc finora proposti, infatti, assistiamo ad una sequela di inutili e puerili scazzottate tra Hulk e grossi animali potenziati dagli esperimenti di Banner, per arrivare a un trafficante di droga con le sembianze di un cane ( ! ) e infine una remota civiltà atlantidea con tanto di sirene e granchi giganteschi.  Considerando che per il prossimo numero sono annunciati “orsi russi nello spazio”, direi che la situazione non vada molto a migliorare….

L’impressione è che Aaron abbia accettato questo incarico più per dovere che per piacere, e nonostante abbia tentato un approccio abbastanza originale al personaggio, le idee a supporto della storia non sono molte, per cui si riducono quasi sempre a delle banali scaramucce tra esseri bestiali. In più c’è da aggiungere che anche la parte grafica è discontinua e non sempre all’altezza ( orribili e inespressive le tavole di Whilce Portacio, inappropriate e fuori contesto quelle di Steve Dillon e piuttosto sottotono Pasqual Ferry nella storia contenuta in questo numero ).

Insomma, pare che ancora non si decida ad arrivare un autore che riesca davvero a sollevare le sorti del nostro Gigante Verde, ormai da troppo tempo in “stagnazione”. Chissà se l’imminente Marvel NOW! riuscirà a portare quella ventata d’aria fresca che tutti aspettiamo….. Di sicuro la porterà nella serie di Hulk di Jeff Parker, visto che il protagonista non sarà più Hulk Rosso ma la sua controparte femminile.

La profezia dei Maya infatti è l’ultimo story-arc con protagonista il generale Thunderbolt Ross, un tempo acerrimo nemico di Hulk e adesso diventato un suo simile dalla pelle cremisi, pronto a riscattarsi e aiutare il prossimo. Jeff Parker prosegue a piccoli passi il cammino di redenzione di Ross, cercando di tirar fuori soprattutto la sua umanità e ( impresa ancora più ardua ) di renderlo più simpatico e meno scostante.

Non è un caso la scelta dell’autore di affiancargli quasi tutti androidi, con cui Ross pare riesca a relazionarsi meglio che con le persone in carne e ossa, ma che paradossalmente sembrano essere più umani di lui, mettendo in luce anche aspetti della sua personalità che forse nemmeno lui ricordava più di avere. Discorso a parte va fatto per Machine Man, super-androide diventato ormai un suo partner fisso durante le missioni, che ha la funzione di compensare in qualche modo l’impulsività e la rabbia di Rulk con la freddezza e la lucidità tipiche di un robot.

Parker cerca inoltre di mettere alla prova il generale Ross portandolo al limite delle sue possibilità o facendogli affrontare forze di cui non conosce la natura. E’ il caso della magia e dell’esoterismo, tutti ambiti a lui del tutto sconosciuti e che una mente razionale e concreta come la sua fatica a concepire. Nei numeri scorsi infatti l’abbiamo visto avere a che fare con demoni e fantasmi e stavolta invece con delle potenti divinità Maya, giusto per cavalcare ancora un altro po’ il tam-tam mediatico generato attorno alla fine del mondo profetizzata, appunto, dal calendario Maya. Ad aiutarlo stavolta ci sarà anche Rick Jones, alias Bomba-A, le due She-Hulk verdi e il gruppo canadese degli Alpha Flight.

Sia ben chiaro che non ci troviamo davanti ad una serie dall’alto valore artistico o di contenuti, ma se non altro l’Hulk Rosso di Parker ha mantenuto una certa costanza nel suo percorso, sia ai testi che ai disegni, offrendo avventure godibili e movimentate, che svolgono il loro compito di tipica lettura d’intrattenimento con onestà, senza promettere chissà quali grandi sconvolgimenti o iperboli narrative….

Lo stesso vale per I Difensori di Matt Fraction, serie leggera e divertente che attinge a piene mani tra i classici della letteratura e del fumetto, omaggiando ad esempio Jules Verne e il suo Ventimila leghe sotto i mari o il visionario Jim Steranko e il suo celeberrimo ciclo di storie con protagonista Nick Fury.

La storia presente in questo numero è un palese atto d’amore di Fraction nei confronti di Steranko, non solo perché spedisce i suoi Difensori direttamente nelle pagine della succitata serie degli anni Sessanta, ma riproduce anche alcuni dettagli  o intere tavole così come le aveva concepite a suo tempo l’artista, grazie al valido apporto dei due disegnatori Jamie McKelvie e Mike Norton, che ci riportano a quelle magiche atmosfere con uno stile preciso e pulito, che omaggia il grande Jim senza comunque ricalcarlo.

Questa serie è piacevole da leggere ma forse non ha un’identità ben precisa e si rivolge prevalentemente ad un pubblico di aficionados di vecchia data, un po’ troppo di nicchia per fare dei numeri soddisfacenti a livello di vendite. Tutto questo ha portato ad un netto ridimensionamento in conseguenza del Marvel NOW!, con un cambio totale sia del cast che degli autori.

Chiude l’albo una storia breve tratta da The Mystic Hands of Dr. Strange, scritta e disegnata da Ted McKeever. Si tratta del classico riempitivo di cui si poteva benissimo fare a meno, che si ricorda più che altro per il tratto molto particolare e tipicamente underground di McKeever, giustamente lasciato in un suggestivo bianco e nero, che esalta il suo stile noir.


Voto: 6  

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