Ritorno a Berlino – Le Storie Bonelli n. 6 – Recensione
Pubblicato il 25 Marzo 2013 alle 11:00
Nel volume di marzo la collana bonelliana approda a Berlino e per la prima volta percorre la strada dell’intrigo spionistico, raggiungendo risultati apprezzabili.
Le Storie n. 6 – Ritorno a Berlino
Autori: Paolo Morales (testi e disegni), Davide De Cubellis (disegni).
Casa Editrice: Sergio Bonelli Editore.
Provenienza: Italia.
Genere: spionistico.
Prezzo: 3,50 Euro
Data di pubblicazione: Marzo 2013
C’è un giornalista che finisce suo malgrado ad indagare su qualcosa più grande di lui: Osiride 2, sigla che, appena pronunciata, gli procura diversi guai, non ultimo un’affascinante brunetta che tenta di ucciderlo in camera da letto.
E così il misterioso René, uomo attempato e dall’aspetto mansueto, deve far ritorno a Berlino per salvare quello che, si intuisce presto, non è per lui un ragazzo come tanti.
Il sesto albo de Le Storie, firmato dal compianto Paolo Morales e da Davide De Cubellis, offre ai lettori un’avvincente spy story, scorrevole e lineare, sebbene tutti i personaggi principali siano approfonditi a dovere, e nessuno di essi rimanga sul vago, sul superficiale.
Allo stesso modo ogni dettaglio della storia ha un proprio perché, ogni pezzo del puzzle, al termine della lettura, ha trovato il proprio posto.
Il tema della redenzione, gli intrighi massonici, l’amore e perfino la lotta a cui alcune donne sono costrette per emergere appieno si intrecciano in questo volume all’azione pura, quella delle risse in strada e delle sparatorie, delle pistole fumanti e degli uomini col passamontagna.
Iniziata ai tempi della caduta del muro, la vicenda mette in risalto i lati oscuri di Berlino, che vengono pericolosamente destati quando, una ventina di anni dopo, il giornalista Max tacca un nervo scoperto, quello chiamato Osiride 2.
Impreziosita da flashback che aiutano nella comprensione dei motivi dell’agire dei protagonisti, la storia disegnata con tratto nitido, pulito, godibile, scorre veloce e senza ostacoli verso un finale ampiamente preventivabile. E forse, quello che può essere rimproverato all’ultimo lavoro della collana bonelliana, è proprio una scarsa dose di originalità, che tuttavia non pregiudica la bontà del lavoro.