Memorie di Un Uomo in Pigiama – Recensione
Pubblicato il 7 Marzo 2013 alle 11:00
Può essere interessante la vita di un autore di fumetti che passa buona parte del tempo seduto davanti a un computer? Certo, se l’autore in questione è il grande Paco Roca! Potrete farvene un’idea con l’esilarante Memorie di Un Uomo in Pigiama!
Memorie di Un Uomo in Pigiama
Autore: Paco Roca (testi e disegni)
Casa Editrice: Tunué
Provenienza: Spagna
Genere: Umoristico
Prezzo: € 14,90, 19,5 x 27, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: ottobre 2012
Di Paco Roca, uno degli autori più rilevanti del panorama fumettistico spagnolo, avevo in passato recensito L’Inverno del Disegnatore, imperniato su un importante momento della letteratura disegnata di area ispanica, e l’avevo gradito molto.
Ma Memorie di Un Uomo in Pigiama l’ho trovato delizioso. Originariamente concepito per la rivista Las Provincias, verte sulle vicissitudini quotidiane dello stesso Roca. In verità, il direttore Juliàn Quiròs gli aveva chiesto una specie di documento sulla generazione dei trentenni spagnoli. Roca, invece, decise di mettere se stesso al centro della narrazione e, al di là dei riferimenti sulla sua attività di fumettista professionista, tanti lettori si riconobbero in lui.
Ma com’è fatta la giornata tipo di Paco Roca? Si sveglia la mattina, fa colazione, si mette al lavoro al tavolo da disegno, passa parecchio tempo al pc e se può resta in pigiama. Ogni tanto gli capita di uscire con la sua ragazza e in altre occasioni incontra gli amici al ristorante. E vi domanderete: che c’è di interessante? La risposta è semplice: tutto. Già, poiché Roca, con comicità irresistibile, descrive maschi succubi delle loro donne ansiosi di concedersi una scappatella. Vale perlomeno per quelli sposati o fidanzati. I single sono ancora più farseschi e immaturi e fanno qualsiasi cosa per andare a letto con una bella ragazza, facendo figure che definire penose è un eufemismo.
E la compagna di Paco? È capricciosa, volubile, impicciona ed ha amiche fissate con il sesso e mai soddisfatte dei partner. Ma Memorie di Un Uomo in Pigiama non si limita a questo poiché, al di là delle apparenze, l’esistenza di Roca non è poi tanto noiosa e banale. Perciò rimane coinvolto in situazioni assurde riguardanti cibi difficili da cucinare, conti da pagare, estenuanti esercizi in palestra, visite dal medico e così via e in ogni occasione c’è un elemento che ti costringe a scompisciarti dalle risate. Tra le righe, tuttavia, si percepisce una critica al conformismo della società, non solo spagnola ma europea, ed è evidente il tedio malinconico causato dal matrimonio, dai figli e dal lavoro; insomma, dal tran-tran quotidiano.
A volte Roca usa un contesto convenzionale come pretesto per inserire elementi surreali e immaginifici. Basti pensare all’esilarante sequenza relativa a una serie di lavori da fare nell’appartamento dell’autore: si inizia da tale dettaglio e si finisce con Dio alle prese con la ristrutturazione del Limbo! E non sono da trascurare le cronache tragicomiche riguardanti i viaggi all’estero che Roca intraprende per promuovere le sue graphic novel: qui abbondano equivoci negli aeroporti, incomprensioni con tassisti e fans e problemi di vario tipo negli alberghi.
I testi sono scorrevoli, leggeri e divertenti e il tratto di Roca, pur non realistico, non scade mai in eccessi cartoon ed è contrassegnato da un’espressività e un’immediatezza innegabili. Le tavole hanno un’impostazione basata su una griglia di dodici vignette, ricche di dettagli e valorizzate da colori caldi e intensi che hanno il merito di rendere ulteriormente prezioso il volume dal punto di vista visivo.
Si può quindi affermare con sicurezza che Roca, descrivendo le sue faccende private, ha davvero proposto un documento generazionale, scegliendo la strada dell’ironia, e tale documento risulterà significativo non solo per i trentenni della Spagna di Zapatero ma pure per quelli italiani e in generale europei.
In pratica, leggendo Memorie di Un Uomo in Pigiama si possono comprendere tante cose di certi maschi, magari sposati e con figli e fondamentalmente bamboccioni non ancora cresciuti. Non si può certo giungere alla stessa conclusione con le pellicole scipite e poco credibili di Muccino. E non mi pare poco. Da provare.