Skinwalker Ultimate Collection – Recensione Bookmaker Comics
Pubblicato il 6 Marzo 2013 alle 15:00
Arriva il primo volume della raccolta completa di uno dei fumetti italiani indipendenti più intriganti degli ultimi mesi: Skinwalker, scritto da Massimo Rosi e illustrato da giovani e talentuosi artisti nostrani! Chi è Niko? E cosa sono i misteriosi e terribili Navi? Scopritelo in un serial a forti tinte ambientato in Russia!
Skinwalker Ultimate Collection n. 1
Autori: Massimo Rosi (testi), Francesco Della Santa, Matteo Berton, Paolo D’Antonio (disegni)
Casa Editrice: Bookmaker Comics
Provenienza: Italia
Genere: Horror
Prezzo: € 15,00, pp. 170, col.
Data di pubblicazione: dicembre 2012
La Bookmaker Comics è una giovane e intraprendente casa editrice che sta facendo parlare di sé con fumetti realizzati da autori italiani influenzati dallo stile grafico e narrativo dei comic-book USA. Ho già avuto modo di recensire l’ottimo Land of the Brave, serial supereroico che non ha nulla da invidiare a tanti albi Marvel e DC, e ora mi occupo di un altro interessante esito creativo, Skinwalker, che non fa che confermare la buona impressione che l’etichetta mi ha suscitato.
Bisogna puntualizzare che il volume include i primi tre numeri della serie usciti in formato comic-book e questa è tuttora in corso di pubblicazione. E specifico che sono previsti altri volumi della saga in versione Ultimate Collection. Skinwalker ha attirato l’attenzione dei lettori e degli addetti ai lavori ed è stata nominato come miglior fumetto indipendente a Fullcomics 2012, e a ragione poiché si tratta di un lavoro di qualità.
Se dovessi definirlo, userei il termine horror ma è riduttivo perché questo è solo uno degli elementi della story-line.
Non mancano infatti influssi del thriller e del noir, suggestioni della narrativa crime e qualche particolare che fa pensare alle spy-stories.
Lo sceneggiatore Massimo Rosi ambienta Skinwalker in Unione Sovietica, nel contesto post-perestroyka in cui la corruzione e il crimine dilagano.
I politici sono poco di buono, lo stesso vale per i militari e costoro non hanno nulla da invidiare, quanto a cinismo e a mancanza di scrupoli, alla mafia russa.
Uno dei protagonisti della serie (il cast è ampio e variegato), Niko, è un ex soldato che ha avuto a che fare con una missione riguardante un sottomarino e per una serie di circostanze che saranno chiarite nel corso della storia si è ammalato di cancro. La moglie, disperata, ha cercato in tutti i modi di trovare una cura per il consorte e alla fine si rivolge all’occulto. Qui entrano in gioco le tradizioni ancestrali dei cosiddetti Navi, spiriti che esaudiscono i desideri, e Niko e la moglie si recano in Siberia cercando di entrare in contatto con loro.
Senza spoilerare, chiarisco che Niko non morirà ma non avrà motivo di gioire. L’abile Rosi inserisce il tema della possessione demoniaca in un ambito all action, carico di violenza e pathos, delineando una trama avvincente, mai banale e contrassegnata da un ritmo incisivo e da dialoghi di matrice cinematografica, a volte non privi di sarcasmo.
Faccio un esempio: ‘Ma chi sei? Una specie di santone?’ ‘No. Niente santoni o stronzate simili. Qualcosa di diverso, amico, come una pecora che va nella direzione opposta del gregge’. Per giunta, Rosi, oltre ad usare abilmente le convenzioni horror, si collega a tematiche importanti come quelle del terrorismo ceceno, dell’inquinamento e del generale stato di tensione e di mancanza di democrazia che tormenta la Russia odierna.
Dal punto di vista grafico, l’opera è valida ma eterogenea dal momento che non c’è un unico penciler ad occuparsi di Skinwalker. Tuttavia, i tre disegnatori coinvolti, pur diversi nello stile, rivelano grande talento. Francesco Della Santa, che illustra l’episodio iniziale, ha un’impostazione statunitense e risente di piacevoli influssi manga, mai troppo marcati, comunque, e riesce a visualizzare lo script sincopato di Rosi con maestria.
Il secondo numero è invece disegnato dal bravo Matteo Berton che con le sue matite oscure e ruvide, quasi underground, è perfetto per le situazioni dark e intimidenti evocate dall’immaginazione di Rosi.
Il terzo capitolo è appannaggio del sublime Paolo D’Antonio, anche lui influenzato dal fumetto USA, che con eleganza, plasticità e fluidità cinematica si dimostra impeccabile. Vanno segnalati inoltre i colori tenui e crepuscolari di Leonardo Calamati e di Martina Terzi che con le loro scelte estetiche valorizzano le matite degli artisti in questione.
Infine, l’albo va tenuto d’occhio per l’impeccabile qualità di stampa e per la cura editoriale. Se volete perciò provare un fumetto italiano assolutamente non provinciale nell’ispirazione, Skinwalker è ciò che fa per voi.