In memoria di Harvey Pekar: Recensione American Splendor – Un altro giorno

Pubblicato il 16 Luglio 2010 alle 09:03

Autori: Harvey Pekar (testi), Ho Che Anderson, Zachary Baldus, Hilary Barta, Greg Budgett, Gary Dumm, Eddie Campbell, Richard Corben, Hunt Emerson, Bob Fingerman, Rick Geary, Dean Haspiel, Gilbert Hernandez, Leonardo Manco, Josh Neufeld, Chris Samnee, Ty Templeton, Steve Vance, Chris Weston, Chandler Wood (disegni)
Casa Editrice: Planeta De Agostini
Provenienza: USA
Prezzo: € 11,95


Il fumetto americano non è stato, per fortuna, solo supereroico e basta rendersene conto leggendo le opere di autori underground che non hanno niente da invidiare a celebrati sceneggiatori che spesso, magari, non sanno fare altro che riproporre i consueti cliché narrativi fatti di botte da orbi, muscoli ipertrofici e scemenze assortite. E, per ciò che concerne l’underground, un posto di rilievo è  stato occupato dal grande Harvey Pekar, recentemente scomparso, autore di American Splendor, da molti considerato, a ragione, uno dei comics indipendenti più importanti mai realizzati, e che sarebbe meritevole recuperare, in suo onore.

Chi era Harvey Pekar? Un ebreo di mezza età che, nelle pagine di American Splendor, ha raccontato le vicissitudini, a volte divertenti, a volte amare, della sua vita quotidiana. Apparentemente, niente di particolarmente interessante, se non fosse che, in storie da lui scritte con maestria, qualsiasi lettore, che sia o no sposato, può riconoscersi. Battibecchi familiari, idiosincrasie di un uomo apprensivo, seccature di ogni giorno: situazioni che, bene o male, tutti hanno vissuto e che conferiscono ad American Splendor la caratteristica dell’universalità.

Anche se il retaggio ebraico a volte prevaleva nei testi di Pekar, e malgrado l’ambientazione fortemente ‘americana’ del fumetto, American Splendor ha ancora oggi tutte le carte in regola per appassionare ogni buon amante del fumetto. È di questo se ne rese conto anche la DC Comics/Vertigo che pubblicò American Splendor, appunto, in una miniserie di cinque numeri raccolta in questo tp, e The Quitter, prequel dell’opera. Alcuni poi forse avranno avuto modo di vedere la trasposizione cinematografica di American Splendor che ha avuto il merito di far conoscere il nome del grande cartoonist a un pubblico più vasto.

Nello specifico del volume Planeta, seguiamo Pekar in esilaranti vicende che hanno a che fare con Danielle, sua figlia adottiva, con i suoi ritardi e la sua sbadataggine. Oppure con i casini che Pekar deve affrontare, e cioè macchine che non superano la revisione; tempeste di neve; berretti e occhiali smarriti; giornali come il New York Times o case editrici come la stessa DC Comics che pagano in ritardo le sceneggiature; incontri assurdi nelle convention fumettistiche; problemi con ricette mediche o con tazze del water intasate.

Ma ci sono anche momenti amari: tra le storie più toccanti presenti nel libro segnalo quella sul rapporto difficile con i genitori di Pekar, entrambi morti di Alzhaimer. O quella di una bravata d’infanzia che si conclude con il ferimento del suo migliore amico. Insomma, in American Splendor Pekar ha descritto una miriade di emozioni contrapposte e sentimenti che fanno parte della vita umana.

Ottimi i dialoghi: veloci, scattanti, mai banali. Ma neanche la parte grafica del volume è trascurabile, dal momento che le storie sono state illustrate da alcuni dei più grandi nomi del comicdom statunitense. Cito, tra gli altri, Richard Corben, Eddie Campbell, Gilbert Hernandez, Leonardo Manco… insomma, questa proposta editoriale è varia anche sul versante del disegno. Inutile dire che ne consiglio vivamente la lettura, specie a coloro che volessero, per una volta, provare un fumetto diverso dai soliti e anche per quelli che ancora non lo conoscono e che capiranno, dopo la lettura, come la recente dipartita di Pekar costituisca una perdita enorme per il panorama fumettistico americano. American Splendor non è stato e non è solo un ottimo esempio di fumetto autobiografico. È Arte con la maiuscola. Ciao, Harvey.



Voto: 8

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