Recensione Marvel Collection 1 – Capitan America 1 (di 4) – Panini Comics
Pubblicato il 15 Luglio 2010 alle 12:15
Autori: Stan Lee (testi), Jack Kirby, Gil Kane (disegni)
Casa Editrice: Panini Comics
Prezzo: € 6,00
Provenienza: USA
È giusto apprezzare gli autori del panorama fumettistico contemporaneo. In ambito statunitense, e in generale anglofono, che poi è quello che preferisco, ho spesso a che fare, da semplice lettore, con cartoonists di notevole talento che mi suscitano emozioni. Questo per dire che i comics odierni, contaminati da influssi disparati, provenienti dalle più svariate suggestioni creative, mi piacciono. Tuttavia, bisogna ammettere che, a volte, i grandi maestri del passato sono ingiustamente trascurati, sia dai lettori più giovani sia dalle case editrici.
Trovo sacrosanto incensare Ed Brubaker, tanto per fare un nome, l’autore che, forse, ha realizzato le storie più belle di Capitan America degli ultimi anni. Ma, parlando di Cap, uno dei Marvel characters che più apprezzo in assoluto, si dovrebbero prendere in considerazione anche altri nomi. Creato da Jack Kirby e Joe Simon negli anni quaranta del secolo scorso, il discobolo a stelle e strisce è un vero e proprio mito per generazioni di lettori. Nacque in piena Seconda Guerra Mondiale con intenti propagandistici; ma i suoi fan sanno bene che questo aspetto è stato fortemente ridimensionato, se non del tutto eliminato, nei decenni successivi.
Cap, in un certo qual modo, è uno dei pilastri della Golden Age del fumetto americano e riuscì a mantenere il successo anche nei più problematici anni cinquanta. Ma si deve al genio di Stan Lee, nei sixties, se Cap è diventato quell’eroe a tutt’oggi amato da una folta schiera di Marvel Zombies. Stan rispolverò il concetto del Capitano in un mitico episodio di Strange Tales, in cui la Torcia Umana dei F4 combatteva contro un discobolo di colpo diventato criminale. Come si scopriva, però, alla fine della storia, si trattava dell’Acrobata, un nemico di Johnny Storm, che aveva deciso di impersonare l’eroe, all’epoca considerato defunto, per meglio compiere le sue malefatte.
Il seme era gettato. Nel nascente Marvel Universe era ormai chiaro che era esistito un personaggio chiamato Capitan America che, coadiuvato dal suo partner Bucky, aveva in passato combattuto contro i nazisti. Mesi dopo, nel celeberrimo quarto episodio di Avengers, i Vendicatori trovano Cap, ibernato in un blocco di ghiaccio per vent’anni, e lo riportano nel mondo moderno. Da quel momento, Cap divenne la colonna portante del gruppo di eroi più potenti della terra e ben presto il sorridente Stan si decise a creare un serial a lui dedicato, pubblicato inizialmente nella collana Tales of Suspense, che ospitava anche le avventure di Iron Man. E il resto è storia.
A coadiuvare Stan, non poteva mancare Jack Kirby, uno dei creatori di Cap, che si sbizzarrì con le sue eccezionali scene d’azione, la grandeur e la forte tensione epica delle situazioni da lui illustrate e l’insuperabile maestria dello story-telling (ma, del resto, parlando di Kirby, si parla di colui che, al pari di Will Eisner, ha fissato le coordinate dell’illustrazione fumettistica americana). Il duo Lee/Kirby realizzò una sequenza di episodi leggendari e che possono solo essere definiti ‘classici’.
In un panorama editoriale che sovente privilegia il nuovo, è consolante, quindi, vedere che Panini Comics ha deciso di riproporre queste splendide produzioni. Sarebbe bene, innanzitutto, leggere il Marvel Masterworks dedicato a Steve Rogers e poi aggiungere anche questo primo numero di Marvel Collection che presenta le avventure successive a quelle del Masterworks. Forse qualcuno potrà considerarlo un fumetto datato. I testi del sorridente Stan hanno uno stile ridondante (ma anche ironico) che oggi è in disuso. Però le trame non hanno perso smalto e i disegni di Kirby, per certi versi, possono essere considerati di una modernità sconcertante, a saperli osservare e analizzare.
E tali storie sono il prodotto di un’epoca, quella della Marvel che, mese dopo mese, deliziava il pubblico con continue invenzioni, alcune ottime, altre meno riuscite, altre strampalate. Ma tipiche di un momento storico in cui Lee, Kirby, Steve Ditko, Romita Sr, Gene Colan e altri geni sperimentavano strade nuove che avrebbero svecchiato e rivoluzionato il fumetto super-eroistico. Le lotte tra un tormentato Cap e la sua nemesi Teschio Rosso hanno mantenuto intatta la capacità di coinvolgere, grazie al dinamismo kirbyano. E in questo numero c’è un altro grande: Gil Kane, un mito dei comics USA. La storia da lui disegnata è quella che ho sempre preferito, imperniata sul falso ritorno in vita di Bucky e su un complotto ordito dal Teschio ai danni del nostro eroe. Questo non è un fumetto ‘cool’. Non ci sono colorazioni al computer. Non esistono influssi manga. Non è di moda. Ma, lo ripeto, è un classico. E i classici bisogna leggerli con rispetto e ammirazione, dal momento che gli ottimi Brubaker di oggi non esisterebbero se non ci fossero stati i Lee e i Kirby di ieri. E pazienza se faccio la figura del nostalgico. In fondo, lo sono.
Voto: 8