American Vampire n. 5 – Recensione
Pubblicato il 10 Febbraio 2013 alle 09:01
Continua la drammatica saga di Skinner Sweet, il primo vampiro americano, che stavolta è a Hollywood impegnato in una pericolosa missione in compagnia della bella Pearl Jones! Cosa accadrà? Ce lo spiegherà Scott Snyder coadiuvato dal penciler Rafael Albuquerque e dagli ospiti Roger Cruz e Riccardo Burchielli!
American Vampire n. 5
Autori: Scott Snyder (testi), Roger Cruz, Riccardo Burchielli, Rafael Albuquerque (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Genere: Horror
Prezzo: € 19,95, 16,8 x 25,6, pp. 192, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2013
Compra altri volumi Lion con sconto
Scott Snyder è ormai uno degli autori più rilevanti della DC. La sua run di Batman sta incontrando il favore del pubblico, si occupa della versione reboot di Swamp Thing e il suo serial Vertigo American Vampire ha vinto numerosi premi. Lo scrittore è del resto adatto a delineare storie caratterizzate da atmosfere horror e macabre e l’articolata e avvincente saga di Skinner Sweet, il primo vampiro americano, lo dimostra.
Se devo essere sincero, a mio parere Snyder ha finora dato il meglio con il Cavaliere Oscuro mentre American Vampire, pur valido e interessante, è discontinuo. Ciò è dovuto alla particolare struttura narrativa del comic-book. Snyder, infatti, ha concepito un serial composto da saghe auto-conclusive dedicate a differenti character e ambientate in epoche diverse. Questo da un lato rende il mensile imprevedibile e non monotono poiché i lettori hanno avuto modo di leggere story-line inserite in ambiti western, bellici, noir e così via.
D’altro canto, però, alcune sequenze mi parevano inconcludenti e certi personaggi che spesso sparivano nel nulla contribuivano ad abbassare il tono della serie. Ma in questo quinto tp che include i nn. 26-33 della testata originale, le cose cambiano in meglio e quei character che sembravano non avere appunto un ruolo preciso si rivelano tasselli di un complesso puzzle testuale che ora si fa comprensibile.
I fan di American Vampire sanno che oltre al terribile Sweet un ruolo di primo piano è giocato dalla bella Pearl Jones, aspirante attrice che nella Hollywood degli anni venti veniva da lui vampirizzata. In seguito Pearl si è sposata con il sensibile Henry, che non è un vampiro, collaborando in alcune occasioni con i Vassalli della Stella del Mattino, gruppo che da tempo immemorabile dà la caccia ai succhiasangue. Il volume si apre però con un altro dei personaggi inventati da Snyder, Cal, il soldato afroamericano della cosiddetta ‘Guerra Fantasma’ del Pacifico. Lo ritroviamo negli anni cinquanta, in piena era maccartista, con l’isteria anti-comunista al culmine, precisamente in Alabama. Qui il razzismo impera e Cal non può evitare di percepire l’odio e la discriminazione nei suoi confronti.
Pure Cal è un vampiro e rimane coinvolto nelle efferate macchinazioni di alcuni perfidi veterani, per giunta licantropi. Snyder gioca abilmente con la suspense e il pathos, denunciando al contempo la mentalità bigotta e reazionaria degli abitanti del Sud degli Stati Uniti con il pretesto di un horror; ma la vicenda anticipa la story-line vera e propria del tp, situata nel contesto hollywoodiano. In un clima da caccia alle streghe, i Vassalli hanno scoperto che esiste una Lista Nera di personalità di Hollywood che non sono comuniste ma creature delle tenebre che da decenni dominano la Mecca del cinema.
Pearl accetterà di aiutare Cal e i Vassalli e cercherà di infiltrarsi all’interno della congrega vampiresca allo scopo di eliminarne il leader. Come se non bastasse, Henry è in pessime condizioni e c’è una sorpresa: Skinner, infatti, è entrato nella cerchia dei Vassalli e aiuterà Pearl nella sua missione. Come è possibile? C’è da fidarsi di Skinner? Quali sono le sue motivazioni? E chi è il capo della setta che terrorizza Hollywood? Snyder finalmente collega i disparati elementi introdotti nei capitoli precedenti e i colpi di scena non mancheranno. Scopriremo verità sconvolgenti e inaspettate su Skinner che metteranno in una nuova luce i suoi comportamenti. Il rapporto tra lui e Pearl subirà drastici mutamenti e la rivelazione dell’identità del leader che manipola il mondo del cinema non lascerà indifferente nessuno (senza spoilerare specifico che si tratta di un character apparso all’inizio della serie).
Questa è una delle story-line migliori di American Vampire e Snyder dosa azione e introspezione con maestria, facendo riferimenti alla musica, specie il blues e il do-woop, collegandosi alle tensioni sociali dell’America dei fifties e svolgendo acute riflessioni su Hollywood intesa come macchina dei sogni falsa e contraddittoria, con echi di Kenneth Anger. Il volume è però disomogeneo a causa dell’aspetto grafico: il penciler regolare Rafael Albuquerque svolge un buon lavoro e il suo tratto grezzo è perfetto per le fantasie terrificanti di Snyder; i primi due episodi sono invece illustrati dall’inedita accoppiata Roger Cruz/Riccardo Burchielli. Non fraintendetemi, reputo il disegnatore di DMZ bravissimo ma in questo caso il suo stile si sposa male con quello di Cruz e il risultato, a mio parere, non è eccelso. Al di là di ciò, comunque, American Vampire rimane intrigante.