Suicide Squad 1 – Recensione

Pubblicato il 6 Febbraio 2013 alle 09:50

Ritorna la Suicide Squad con un nuovo intrigante comic-book! Scoprite l’attuale formazione della Squadra Suicida del reboot DC con una serie al cardiopalma scritta da Adam Glass e disegnata dal sopraffino Federico Dallocchio!

Suicide Squad n. 1

Autori: Adam Glass (testi), Federico Dallocchio, Ransom Getty, Scott Hanna, Andrei Bressan, Cliff Richards, Clayton Henry (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 13,95, 16,8 x 25,6, pp. 160, col.

Data di pubblicazione: gennaio 2013

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Nell’affascinante mondo dei supereroi la netta distinzione tra buoni e cattivi è ormai un lontano ricordo poiché a partire dagli anni ottanta del Rinascimento Americano autori come Alan Moore, Frank Miller e Chris Claremont delinearono personaggi che erano un inquietante amalgama di elementi positivi e negativi. A volte i villain potevano risultare non tanto malvagi come si sarebbe potuto pensare e gli eroi non erano privi di pulsioni deviate e dubbie. Di conseguenza i ruoli erano mutevoli e non era strano vedere un criminale agire da giustiziere o viceversa. Si potrebbero fornire parecchi esempi al riguardo ma non è lo scopo di questa recensione che si concentra sulla versione reboot di uno dei team più peculiari del DCU: la Suicide Squad.

Nata negli anni ottanta, la Squadra Suicida era composta da criminali che, sulla base di un accordo con il governo degli Stati Uniti, venivano impiegati in missioni pericolose. I componenti accettavano la situazione in cambio di un consistente sconto della pena, guidati dalla burbera ed efficiente Amanda Waller. L’idea in sé non era proprio originale e si rifaceva a pellicole stile ‘Quella Sporca Dozzina’ e va ricordato che più o meno nello stesso periodo la Marvel aveva proposto negli albi degli X-Men la Fredoom Force, gruppo di malvagi mutanti al soldo del governo americano, e più di recente è tornata sul tema con gli altrettanto discutibili Thunderbolts. In ogni caso, il comic-book della Suicide Squad ebbe un certo seguito e la formazione subì varie modifiche.

Ora siamo nel reboot e la DC ha deciso di varare un mensile che propone l’ennesima versione della Squadra Suicida e i lettori si accorgeranno che i membri non sono tipi qualsiasi. Amanda Waller, qui con un aspetto più attraente del solito, è la coordinatrice e spetta a lei gestire Deadshot, che nelle missioni è colui che dimostra di avere maggiore lucidità; El Diablo, psicopatico affetto da deliri religiosi; Voltaic, decisamente inaffidabile; Ragno Nero, non migliore degli altri; Re Squalo, incontrollabile e mostruoso essere che si ciba di carne umana, e la terribile e sexy Harley Quinn, storica fidanzata del Joker e vera e propria mina vagante. C’è comunque un deterrente poiché a tutti loro è stata impiantata una micro bomba che potrebbe esplodere in caso di ribellione.

Tuttavia la line-up non è stabile a causa dell’elevato tasso di mortalità che contraddistingue il team, quasi come nel caso dei marvelliani X-Statix, e anticipo che in questo volume che include i primi sette numeri della testata originale appariranno pure l’infido e vigliacco Savant, Capitan Boomerang, il farsesco Yo-Yo e le belle gemelle Light e Lime. Ma com’è la serie? Lo sceneggiatore Adam Glass ha imbastito una story-line piacevole, ricca di azione e violenza, contrassegnata da un umorismo greve e acido che fa venire in mente il cinema di Tarantino (sicuramente uno dei modelli di riferimento). Suicide Squad è divertente e, al di là dei dialoghi spassosi e sopra le righe, ha il pregio di avere character ben delineati. Deadshot, in particolare, è solo apparentemente un macho tutto d’un pezzo e non è privo di fragilità e Harley Quinn è irresistibile.

Un altro dettaglio coinvolgente è costituito dal senso di sfiducia reciproca che coinvolge i personaggi. Tutti sono pronti a farsi le scarpe a vicenda e si intuisce che le situazioni non saranno statiche, i ruoli risulteranno mutevoli e i colpi di scena abbonderanno. Glass inoltre si rivela inventivo inserendo il team in contesti che non lasciano indifferenti: la serie si apre infatti con il gruppo atrocemente torturato da alcuni individui per poi svolgersi in uno stadio popolato da sessantamila zombie creati da un virus e successivamente a Gotham City. E non mancano riferimenti ad altri eventi del cosmo DC, per esempio gli sconvolgenti cataclismi avvenuti nei primi numeri di Stormwatch o il fatto che il Joker è stato scuoiato vivo nel primo numero del Batman post-reboot.

Harley Quinn gioca un ruolo rilevante nelle trame e Glass non si esime dall’analizzare il rapporto tra la bella schizoide e il Giullare del Crimine in un riuscito flashback. Il dialogo tra Harley e il Joker all’interno dell’Arkham Asylum ricorda in parte quello tra l’agente Starling e Hannibal The Cannibal ne ‘Il Silenzio degli Innocenti’ e lo scrittore si collega altresì al capolavoro The  Killing Joke di Alan Moore. Suicide Squad è un prodotto di intrattenimento, estremamente ‘mediatico’ nel suo piacevole citazionismo e nel complesso una lieta sorpresa.

Però l’aspetto grafico è eterogeneo. Colui che disegna la maggior parte degli episodi, l’ottimo Federico Dallocchio, è perfetto e si dimostra abile e certosino nella raffigurazione di ogni personaggio (la sua Harley sessualmente disinibita e provocante è stupenda e i suoi sguardi evocano tutta la follia che la rende un pericolo pubblico) ma, appunto, sfortunatamente non illustra tutti i capitoli. In alcuni numeri ci sono contributi di Andrei Bressan, Ransom Getty, Clayton Henry, Scott Hanna, meno validi di Federico, e del bravo Cliff Richards ma ciò, lo ribadisco, rende visivamente discontinuo il serial. In ogni caso, Suicide Squad è ben concepito e merita di essere preso in considerazione.


Voto: 7

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