Starman presenta: L’Ombra n. 1 – Recensione
Pubblicato il 1 Febbraio 2013 alle 09:47
Ritorna l’amorale Ombra, uno dei personaggi più intriganti della saga di Starman, in una miniserie scritta dall’inglese James Robinson e disegnata da penciler del calibro di Cully Hamner, Darwyn Cooke e Javier Pulido e contrassegnata da toni noir e pulp!
Starman Presenta: L’Ombra n. 1
Autori: James Robinson (testi), Cully Hamner, Darwyn Cooke, Javier Pulido (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Genere: Supereroi
Prezzo: € 12,95, 16,8 x 25,6, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: gennaio 2013
Compra altri volumi Lion con sconto
L’inglese James Robinson appartiene a quella schiera di autori britannici che hanno rinnovato e svecchiato i comics americani. Negli ultimi tempi si è occupato di Superman con buoni risultati ma il suo migliore esito creativo è Starman, comic-book creato nei primi anni novanta e imperniato su Jack Knight, figlio di Ted, glorioso Starman della Golden Age. Coloro che hanno avuto modo di leggere quel capolavoro, sanno bene che la serie, oltre che avvincente, era caratterizzata da un riuscito mix di svariati elementi narrativi (stilemi supereroici, atmosfere noir, sci-fi, horror e perfino western) e da un perfetto equilibrio di mainstream e toni adulti che la resero la perfetta linea di demarcazione tra la produzione DC generalista e quella Vertigo.
Nel serial di Starman l’autore utilizzò un ampio e variegato cast di personaggi e tra essi un ruolo di primo piano fu giocato dall’enigmatico e amorale Ombra. Costui era un classico villain DC nato sulle testate del primo, storico Flash, alias Jay Garrick. Nella Silver Age divenne pure una nemesi ricorrente del secondo Velocista Scarlatto, l’amatissimo Barry Allen. Tuttavia, il character era poco più che abbozzato e dopo il repulisti di Crisis fu usato di rado, perlomeno fino all’avvento di Robinson con il suo Starman.
Fu allora che si scoprì che l’Ombra, alias Richard Swift, era un gentleman più che centenario le cui origini, mai del tutto rivelate, risalivano all’epoca vittoriana. Il suo passato criminale non venne negato ma Robinson chiarì che l’Ombra seguiva un proprio codice morale e che le azioni criminose erano state dettate più dalle circostanze che da un impulso malvagio. Stabilitosi a Opal City, la città di Starman, ne divenne presto uno dei suoi protettori, stringendo amicizia con Jack e iniziando una love story con Hope, poliziotta del clan O’Dare, altro personaggio ricorrente della testata. Inoltre, Robinson di tanto in tanto dedicò qualche episodio della collana all’Ombra, facendo capire che le sue vicissitudini erano articolate e complesse (senza contare poi gli stupendi racconti in prosa che formano i cosiddetti Diari dell’Ombra, pubblicati nell’edizione Absolute di Starman ristampata da Planeta).
Nel corso del tempo molti hanno sperato che Robinson riprendesse alcuni dei fili narrativi di quel comic-book. E con il reboot ciò è avvenuto. In accordo con la stessa DC, lo scrittore non ha ripescato Jack, ormai ritiratosi, e ha preferito concentrarsi sull’Ombra, rendendolo protagonista di una miniserie i cui primi sei numeri vengono ora tradotti da RW-Lion. Bisogna puntualizzare che non ci troviamo ai livelli ineguagliabili di Starman ma la story-line è piacevole.
L’Ombra è ancora ad Opal City, la sua storia d’amore con Hope procede e frequenta regolarmente Mikaal, lo Starman alieno, e il farsesco Bobo Benetti. Ma c’è chi lo vuole morto e assolda il temibile Deathstroke per farlo fuori. Naturalmente il violento mercenario del DCU non riesce a svolgere il suo compito ma per Richard Swift non c’è da stare tranquilli. Un certo Von Hammer, infatti, lo contatta, facendogli capire che qualcuno è in cerca del suo sangue per motivi incomprensibili. Poiché l’Ombra è abituato ad affrontare direttamente le minacce, decide di vederci chiaro e tale iniziativa lo condurrà in vari luoghi del pianeta. Tutto però sembra ruotare intorno alla sua famiglia e la trama si rivelerà imprevedibile.
Robinson gioca abilmente con situazioni supereroiche, pulp e a tratti horror e costruisce una storia godibile e divertente che si richiama ai vecchi b-movies degli anni cinquanta, alle avventure di spionaggio e ai comics della Golden Age e si sbizzarrisce inserendo personaggi assurdi e demenziali come, per esempio, il vigilante australiano Argonauta; il Cowboy; addirittura un giustiziere travestito, Madam Fatal; una supereroina vampira, La Sangre, e l’indecifrabile Montpellier. Non manca il citazionismo esasperato che fece di Starman una delle serie più intriganti del catalogo DC: stavolta ci sono riferimenti all’architettura di Gaudi; ai quadri di Picasso; al concetto di Dreamtime del misticismo aborigeno e così via.
I testi sono ironici e funzionano. La parte grafica è eterogenea: Cully Hamner ha un tratto forse troppo grezzo per risultare coinvolgente ma è funzionale. E ci sono poi il grande Darwyn Cooke che con il suo delizioso stile retrò illustra un episodio dai toni vintage ambientato negli anni del Secondo Conflitto Mondiale; e il bravo Javier Pulido (quello di Hellblazer e di Human Target) che con il suo dinamismo che in parte si collega a Tim Sale svolge un lavoro sopraffino. Nel complesso, la miniserie non può essere messa sullo stesso piano di Starman ma è piacevole e va tenuta d’occhio.