Recensione Butterfly in the air – Free Books
Pubblicato il 9 Luglio 2010 alle 12:02
Autori: Long Yijian (storia e colori), Li Ming (disegnatore), Yan Zhi (personaggi originali).
Casa editrice: Free Seishin.
Provenienza: Cina.
Prezzo: 10,90 Euro.
Note: 168 pagine, brossurato con sovracopertina, colore.
Butterfly in the air è un manga cinese, ovvero un manhua, altra incursione coraggiosa della Free Books in un mercato alternativo a quello giapponese, ormai ipersfruttato; di buono però rischia di rimanere solo il coraggio, e se vogliamo i bei colori (una bella differenza rispetto ai soliti manga), perché qualche sbavatura di troppo nell’adattamento, assieme a un testo già contorto di suo, rendono abbastanza difficile la comprensione.
Xiaoyin è una giovane ragazza nel fiore degli anni con un contratto di assunzione già in tasca, ma tutto il suo mondo sembra crollarle addosso quando viene avvisata della malattia della madre, male oltretutto ereditario (e quindi in futuro potrebbe esserne afflitta pure lei); preoccupatissima della situazione non si accorge di pestare il piede al giovane Lan Dongcheng, direttore nientemeno dell’ospedale, al quale si rifiuta, in maniera pure molto pervicace (manco avesse ragione), di chiedere scusa perché l’ha già bollato come ricco e viziato (e pure superficiale e maleducato), peccato che proprio da lui dipenda la possibilità di avere un macchinario in grado di curare la madre.
Ne nasce una vicenda amorosa così surreale e assurda che ha veramente pochi eguali, il giovane Lan Dongcheng infatti è direttore anche di un hotel (ovvio no?), in quanto rampollo di una ricca famiglia che ha diverse aziende, appunto ospedaliere e alberghiere, e chiede alla ragazza di venire a lavorare nel suo albergo per ripagare il costo delle cure per la madre; è chiaro che ha delle mire segrete, ma quali forse non lo sa nemmeno lui (che oltretutto sarebbe pure fidanzato), tra i due infatti si instaura un rapporto incomprensibile dove a turno uno ce l’ha con l’altro per i motivi più bizzarri e incomprensibili.
Xiaoyin ad esempio è subito molto corteggiata dagli altri colleghi di lavoro, quindi Lan le è inizialmente ostile perché secondo lui è una ragazza poco seria (è quindi colpa sua che fa la civetta), mentre lei non riesce a capire perché lui sembri trattarla con freddezza e anche una punta di disprezzo, nonostante però l’abbia a sua volta insultato dopo avergli pestato il piede invece che chiedergli scusa (curiosa dimenticanza), insomma, sembra facciano una gara a non capirsi a tutti i costi; l’importante però è che quando uno è sul punto di innamorarsi dell’altro, l’altro chissà perché sembra odiarlo, e spesso il motivo è talmente improbabile che forse solo un cinese lo capirebbe (perché curiosamente, potrebbe essere veramente un problema culturale, ovvero di modi di pensare e di porsi molto lontani dalla nostra sensibilità, ma per loro perfettamente normali).
Il successo sul lavoro le crea ovviamente le invidie delle colleghe, in particolare della sua superiore Lele Mai (o qualcosa del genere), soprattutto da quando scopre che il suo fidanzato, Lu Xin, è innamorato pure lui di Xiaoyin; a nulla valgono le opinioni di Lu Xin, sul fatto ad esempio che per lui invece non siano assolutamente fidanzati, e che oltretutto Xiaoyin non abbia fatto nulla per farlo innamorare, per cui è lui che le va dietro e non il contrario, Lele ovviamente vede la situazione da tutt’altro, surreale, punto di vista, e quindi i tentativi di boicottare la “presunta” rivale sul lavoro si sprecano (e qualcuno va anche a segno alla fine).
Incredibile poi anche l’incontro tra questo Lu Xin e Xiaoyin, con lei intenta a guidare maldestramente in mezzo al traffico e lui che corre in mezzo alla strada per ridare il resto a un cliente che aveva preso un giornale; quindi vende giornali, peccato che non si veda nessuna edicola, e nemmeno nessun giornale, dopodichè scopriamo invece che è ricco sfondato, conosce addirittura Lan Dongcheng e soprattutto fa regali costosissimi a Xiaoyin (ma non vendeva giornali?), anzi lo stesso che voleva farle Lan spendendo appunto un capitale.
Ma non basta, perché la fidanzata di Lan, Weiwei, sembrerebbe invece fregarsene altamente se il suo ragazzo ha altre mire, dopotutto stanno assieme solo da otto anni (!); pare anzi, in tutto questo marasma di sentimenti assurdi, l’unica che si accasa per certo, avendo trovato conforto nell’amico poliziotto di Xiaoyin (come? quando?), ma non c’è tempo e spazio per i comprimari, la scena è quasi tutta per Lan e Xiaoyin ed è già complicato così, coi triangoli che si vengono a creare con Lu Xin e Lele Mai (oltretutto quest’ultima è cugina di Weiwei, per cui c’è un intreccio dove tutti finiscono per essere amici/parenti/conoscenti degli altri, che diventa sempre più complicato e contorto).
Mancava infatti il particolare della farfalla (a cui fa riferimento il titolo evidentemente), un tatuaggio di Xiaoyin che in seguito scopriamo essere un ciondolo, che forse la lega a Lan, di cui magari è la sorella o più probabilmente sorellastra (o forse no); ma come se non bastasse la malattia della madre incombe anche su di lei, per cui Lan e Xiaoyin non fanno in tempo a mettersi insieme, pur continuando a fraintendersi a ripetizione, che sorgono ulteriori guai per i due, e siamo a malapena a metà dell’opera (!), il finale se non altro si prospetta al cardiopalma, con l’happy end francamente tutt’altro che scontato.
Abbastanza buona l’edizione della Free Books, perlomeno per quanto riguarda la stampa, visto che la confezione, la carta e i colori sono perfetti (o quasi), e il prezzo di quasi 11 Euro se non altro non è così sproporzionato visto quanto offerto (da questo punto di vista); la nota dolente sta nelle traduzioni e nell’adattamento, infatti certi passaggi risultano perfettamente oscuri, perché evidentemente i vari personaggi si parlano per metafore e allegorie tipicamente cinesi, sfidandosi con un motto dietro l’altro magari, ma tutti questi modi di dire tradotti letteralmente o senza un adeguato adattamento non rendono assolutamente il loro significato, risultando all’opposto abbastanza sconclusionati (che offesa è “testa di mula” ad esempio?).
Vanno contati infine una manciata di refusi, non tantissimi, ma sufficienti a confondere ulteriormente le acque, perché si aggiungono appunto a comportamenti di per sé eccentrici e modi di dire tutt’altro che chiari, in un caso infatti sembra di leggere i pensieri di lei su di lui, ma il pronome opposto sembrerebbe indicare il contrario (solo che così la scena ha poco senso…come molte altre del resto, e quindi che pensare alla fine?); bellissimi i disegni, colorati magnificamente, anche se ogni tanto scadono un po’ qua e là nella definizione, ma la colorazione spesso ci mette una pezza sopra (alcune tavole sono veramente stupende), peccato per quei passaggi oscuri nel corso della lettura, ma se non altro la trama nel complesso fila via che è un piacere, nonostante il clima quasi assurdo che si viene a creare.
L’aspetto culturale, così differente nella caratterizzazione dei personaggi e delle situazioni, finisce per essere un possibile pregio, spingendo da un lato il lettore ad impegnarsi di più nella lettura e dall’altro intrigandolo maggiormente grazie alla declinazione così originale di situazioni comunque già ben note ai lettori; peccato che per gli stessi motivi possa risultare (ad altri lettori), solo ostico e indigesto.
Voto: 7