Land of The Brave n. 1 – Recensione
Pubblicato il 15 Gennaio 2013 alle 10:00
Arriva una serie di supereroi Made in Italy che non ha nulla da invidiare a tante produzioni d’oltreoceano: Land of The Brave! Seguite le drammatiche vicissitudini di Gauntlet, supereroe revisionista creato dal duo Rosi/Maini!
Land of The Brave n. 1 – Spazio e Frazioni
Autori: Massimo Rosi, Paolo Maini (testi), Peppe Gallà (disegni)
Casa Editrice: BookMaker Comics
Provenienza: Italia
Genere: Supereroi
Prezzo: € 2,99, pp. 32, col.
Data di pubblicazione: dicembre 2012
Quando in America nacque il genere supereroico i giustizieri in calzamaglia ebbero sin dal principio caratteristiche precise: i vari Superman, Capitan America e compagnia erano avventurieri senza macchia e senza paura, animati da uno spiccato senso della giustizia e della legalità, nonché idealisti che non uccidevano mai (ma bisogna ricordare che il Batman dei primordi ammazzava gli avversari però tale dettaglio fu dopo poco eliminato). E le cose rimasero così anche negli anni sessanta della Silver Age che riportarono in auge i supereroi dopo un periodo di declino.
Negli eighties del cosiddetto Rinascimento Americano, tuttavia, autori come Alan Moore, Frank Miller e Chris Claremont presentarono eroi non privi di pulsioni discutibili: è sufficiente ragionare sul mutante psicopatico Wolverine; sulla sensuale e letale ninja Elektra e sugli allucinanti vigilanti ideati dal sommo Moore nel capolavoro Watchmen. E dagli anni novanta il supereroe assunse sovente una valenza negativa. Per giunta, gli eroi, oltre ad essere violenti e aggressivi, erano privi di ideali: gli X-Statix di Milligan erano interessati solo alla fama e al successo e se ne fregavano della gente comune; e quelli concepiti da Garth Ennis in The Boys mettevano a repentaglio la vita dei cittadini.
I comics supereroici sono stati un fenomeno statunitense e raramente paesi diversi dagli Stati Uniti hanno ideato prodotti simili, ad eccezione della Gran Bretagna. In Italia poi il supereroe non sembra aver catturato l’immaginazione degli sceneggiatori nostrani. Forse è dovuto al fatto che Superman e company rappresentano l’inconscio senso di superiorità degli americani; o forse i motivi sono altri e se ne dovrebbe occupare un sociologo. Nel Belpaese, comunque, a parte i recenti tentativi della Emmetre Edizioni che ha realizzato storie di supereroi ambientate nello stivale, gli esempi di fumetti supereroici non sono numerosi. Però non si può negare che esistono cartoonist cresciuti non solo con gli albi Bonelli ma anche con quelli Marvel e DC che si sono fatti influenzare dallo stile grafico e narrativo Made in USA.
È il caso di Massimo Rosi e Paolo Maini, autori del pregevole Land of The Brave, serial supereroico pubblicato da Bookmaker Comics, presentato nel classico formato dei comic-book americani. La storia è ambientata negli USA dei sixties ma non ci sono echi della Silver Age. Oserei anzi ipotizzare che gli autori si siano fatti coinvolgere dai supereroi revisionisti degli anni ottanta/novanta. È lecito pensarlo se si prende in considerazione il protagonista, Gauntlet, veterano della guerra del Vietnam che dopo avere ingerito uno strano miscuglio chimico diventa un supereroe. Fin qui non c’è nulla di particolare. Ma che succede se Gauntlet non è consapevole delle responsabilità che il potere implica?
In una splash page iniziale di grande valenza suggestiva, lo vediamo fluttuare nello spazio, intento a osservare la terra in maniera minacciosa, simile a una versione malvagia di Thor: un dio furente e instabile che per l’umanità rappresenta più una minaccia che una protezione. In effetti, man mano che il primo episodio si dipana, veniamo a conoscenza di dettagli sconcertanti sul suo conto: Gauntlet pensa al sesso e alla fama; si ubriaca e agisce sotto l’effetto dell’alcol con conseguenze allucinanti; è pronto a distrarsi durante una missione notando una top-model nei paraggi (e cercando di stuprarla); massacra un gruppo di individui che hanno tentato di ucciderlo mentre era in compagnia di due ragazze: e non perché quest’ultime sono morte ma perché ci è andato di mezzo il suo gattino! Basta questo per intuire la psicologia del character.
I testi di Rosi e Maini sono di impronta statunitense, ben impostati ed evocativi, e la story-line è ricca di suspense e pathos e ha il merito di suscitare la curiosità del lettore. Gli scrittori non rivelano tutto e inseriscono misteri ed enigmi che verranno sviluppati nel corso della serie.
Non si esimono, comunque, dal denunciare tra le righe il clima di ossessivo controllo provocato da una distorta concezione della sicurezza e da questo punto di vista Land of The Brave, benché si collochi negli anni sessanta, risulta dolorosamente attuale. Tra le magagne della politica (c’entra pure la morte di Kennedy e non aggiungo altro!), riferimenti al rock’n’roll e alla morbosità dei mass-media, il mondo descritto dal duo Rosi/Maini è distopico.
Anche la parte grafica è pregevole. Il tratto del penciler Peppe Gallà è un efficace mix di comics USA e manga. L’impostazione del lay-out è inventiva e intrigante e la rappresentazione e la caratterizzazione dei personaggi sono riuscite ed è sufficiente osservare lo sguardo truce e schizoide di Gauntlet per capirlo. Vanno segnalati inoltre gli splendidi colori di Walter Baiamonte.
Nel complesso, a giudicare da questa prima uscita, Land of The Brave è ottimo e potrà piacere agli estimatori dei fumetti Marvel e DC poiché non ha nulla da invidiare a tante blasonate produzioni statunitensi ed è la dimostrazione del fatto che ormai i supereroi sono un concetto globale e non più esclusivo appannaggio degli americani.
Se Land of The Brave venisse pubblicato da un’etichetta d’oltreoceano non passerebbe inosservato (e sia gli autori sia la BookMaker Comics dovrebbero provare a proporlo negli States!). Insomma, quest’albo è stata una lieta sorpresa. Non trascuratelo.