The Unwritten n. 5 – Recensione
Pubblicato il 20 Gennaio 2013 alle 09:00
Continuano le vicissitudini meta-letterarie di Tom Taylor con il serial Vertigo ideato da Mike Carey e stavolta il nostro eroe dovrà vedersela con gli enigmi riguardanti… i fumetti dei supereroi della Golden Age???
The Unwritten n. 5
Autori: Mike Carey (testi), Peter Gross, Vince Locke (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Genere: Fantasy
Prezzo: € 12,95, 16,8 x 25,6, pp. 144, col.
Data di pubblicazione: settembre 2012
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Mike Carey fa parte di quella schiera di autori britannici che hanno contribuito a tenere alto il livello della Vertigo e basta prendere in considerazione Lucifer o Crossing Midnight per rendersene conto. Decisamente a suo agio in ambientazioni mistico/esoteriche, Carey è comunque in grado di realizzare fumetti mainstream come sanno coloro che hanno avuto modo di leggere la sua run di X-Men.
The Unwritten è un serial Vertigo che per comodità potremmo definire fantasy, sebbene non ci siano eroici barbari e principesse di regni ancestrali. Tali elementi sono appannaggio di Wilson Taylor, scrittore che ha avuto un incredibile successo con libri imperniati sul mago Tommy Taylor, una specie di Harry Potter. Creando il personaggio, Wilson si è ispirato al figlio Tom. La misteriosa sparizione del genitore stravolge però la vita di quest’ultimo: all’improvviso infatti viene ritenuto l’eroe dei romanzi e c’è chi lo considera un messia. Per giunta, è accusato di essere l’autore di efferati delitti che non ha commesso e finisce nel mirino di una strana organizzazione, la Cabala, che da secoli manipola gli scrittori e la letteratura per motivi tuttora ignoti.
È questa la base narrativa del serial e l’impostazione meta-letteraria è fondamentale. Nel corso dei tp precedenti, Tom è rimasto implicato in intrighi immaginifici e deliranti, finendo imprigionato all’interno del romanzo Moby Dick. Tom esiste realmente? È un essere umano o il frutto della fantasia del padre? Qual è il suo ruolo nell’ordine naturale delle cose? E perché la Cabala gli dà la caccia? Anche in questo quinto volume che include i nn. 25-30 del comic-book originale Carey si diverte ad avvincere e intrigare i lettori con simili quesiti, complicando ulteriormente la trama.
Tom riesce ad abbandonare l’universo di Herman Melville e ritorna alla nostra realtà. Ma il terribile Pullmann, il killer della Cabala, è sulle sue tracce e c’è pure l’insidiosa presenza dell’inquietante Madame Rausch con cui fare i conti. Inoltre Tom ha iniziato a sviluppare strani poteri che di fatto non dovrebbe avere e i suoi alleati Lizzie e Richie non se la passano meglio (quest’ultimo è diventato un vampiro). Nella sua incessante ricerca della verità, Tom intuisce che alcune risposte potrebbero forse giungere da un altro tipo di narrazione, quella dei fumetti; e un comic-book della Golden Age che ha come protagonista il supereroe Tinker potrebbe magari dargli qualche indicazione.
Carey, con il pretesto di un fantasy con influenze spy story, continua la sua profonda e lucida riflessione sulla narrativa e in questa uscita analizza i comic-book a stelle e strisce e il concetto stesso del supereroe stile Superman visto come figura mitologica interpretata in chiave contemporanea e adattata al contesto socioculturale degli anni trenta, epoca della Grande Depressione. Con riferimenti a McLuhan, quindi, lo sceneggiatore realizza una delle story-line più riuscite della saga.
La narrazione è composta da differenti linee narrative: le vicende di Tom e compagni; quella del padre Wilbur che negli anni trenta, appunto, incontra una bella disegnatrice di fumetti; e quella del supereroe Tinker che non è altro che la rivisitazione della leggenda di Orfeo ed Euridice. Nello stesso tempo, Carey fa un affettuoso e nostalgico omaggio all’era dei pulp e delle riviste popolari che giocarono un ruolo importante nella delineazione dell’immaginario statunitense.
Il penciler regolare Peter Gross svolge un buon lavoro e si rivela funzionale ma in questo tp ci sono contributi dell’ombroso Vince Locke che con il suo tratto oscuro visualizza in maniera suggestiva le tavole ambientate negli anni trenta. Di conseguenza, il volume, già di per sé vario dal punto di vista dei testi (come al solito Carey si concede molti esperimenti linguistici: gerghi delle chat e dei forum, scripts da comic-book DC prima maniera, pagine di diario, stilemi dei cataloghi delle aste e così via), è vario pure da quello grafico. The Unwritten si conferma perciò uno dei mensili Vertigo più validi e originali degli ultimi mesi e vale la pena seguirlo.