Ranxerox – Edizione Integrale – Recensione
Pubblicato il 19 Dicembre 2012 alle 10:25
Arriva l’edizione integrale di una delle più importanti opere del fumetto italiano e mondiale: Ranxerox! Seguite le deliranti vicissitudini del robot inventato dal magico duo Tamburini/Liberatore in un volume targato Comicon Edizioni!
Ranxerox – Edizione Integrale
Autori: Stefano Tamburini, Alain Chabat, Jean-Luc Fromental (testi), Stefano Tamburini, Andrea Pazienza, Tanino Liberatore (disegni)
Casa Editrice: Comicon Edizioni
Provenienza: Italia/Francia
Genere: Fantascienza
Prezzo: € 22,00, 19 x 26, pp. 208, b/n e col.
Data di pubblicazione: ottobre 2012
Quando si discute di trasgressione nei comics si citano gli autori britannici in quanto rappresentanti di una concezione del fumetto iconoclasta e anti-convenzionale; ed effettivamente molti di coloro che si sono fatti conoscere in riviste come Warrior o 2000 AD meritano di essere inseriti in tale contesto. Oppure si tira in ballo la scuola francese di Métal Hurlant che occupa un posto di rilievo in un simile ambito. Ma più o meno nello stesso periodo un manipolo di artisti italiani, pazzoidi, arrabbiati e sopra le righe, realizzarono nel panorama fumettistico nostrano opere che non avevano e non hanno nulla da invidiare a tanti celebrati autori stranieri. Considerando la situazione stagnante esistente attualmente nel nostro paese, c’è da sorprendersi che siano esistiti cartoonist talmente eversivi.
Ciò era dovuto al clima di tensione creatosi nel settantasette in seno al cosiddetto Movimento che faceva della contestazione e dello sberleffo, persino nei confronti della sinistra istituzionale, uno degli elementi fondamentali del proprio essere. In quel periodo nelle scuole e nelle università occupate, in luoghi come il Dams e altrove, nacquero opere letterarie, filmiche, musicali e fumettistiche che lasciarono il segno, scioccando benpensanti e moralisti e ammaliando le giovani generazioni.
Tra i protagonisti citiamo Liberatore, Tamburini, Pazienza, Mattioli e Scozzari. Furono loro gli eroi di quell’irripetibile stagione artistica simboleggiata da riviste estreme come Cannibale, Il Male e Frigidaire. Rappresentarono un momento di rottura con la tradizione fumettistica italiana e si contraddistinsero per il sarcasmo, l’orgogliosa cialtroneria, l’irriverenza nei confronti di tutto e di tutti e le esasperate, spericolate sperimentazioni (non solo creative ma esistenziali). Ecco perché l’iniziativa di Comicon Edizioni, quella cioè di pubblicare un volume che propone tutte le storie mai realizzate di Ranxerox, è da considerare un vero e proprio evento editoriale.
Ideato dal compianto Stefano Tamburini, Ranxerox è forse il personaggio più importante di quell’epoca memorabile. Divenne un character di culto, tradotto all’estero, e le sue storie influenzarono parecchi cartoonist. Per giunta, le atmosfere narrative che per comodità definiamo fantascientifiche anticiparono il cyberpunk e basta questo dettaglio per comprenderne la rilevanza. Chi è Ranxerox? È un robot costruito usando pezzi di una fotocopiatrice. Può muoversi, pensare, parlare, fare sesso ma a causa di un difetto di programmazione si innamora di Lubna, ragazzina dal carattere impossibile, viziata, tossica e disinibita.
La prima storia, pubblicata su Cannibale, fu scritta da Tamburini e disegnata da Liberatore con contributi di Andrea Pazienza e dello stesso Tamburini. Poi quest’ultimo e Liberatore realizzarono altri episodi, inizialmente in bianco e nero e con un tratto grezzo e sporco che rimandava all’underground. I testi possono oggi risultare datati ma erano lo specchio di un’epoca più ingenua, in cui bastavano turpiloquio, blasfemia e sesso esplicito per sconvolgere e scandalizzare le anime belle.
Tutto cambiò, però, quando Liberatore passò al colore. Il tratto si fece più maturo e complesso, valorizzato da un lay-out inventivo, da una splendida caratterizzazione visiva dei personaggi e da una cura maniacale nei confronti degli sfondi e delle architetture di città come Roma e New York, concepite in una versione claustrofobica e distopica degna di Blade Runner. Dal canto suo, Tamburini scrisse testi sempre più immaginifici, ricorrendo a riusciti neologismi e inventando un curioso mix di espressioni romanesche, gergo di strada e termini mutuati dalla fantascienza new wave e dai libri di Burroughs. E colpiva il citazionismo dello scrittore che lo spingeva a giocare con l’immaginario di Ballard, per esempio, o di Philip K. Dick e ad omaggiare band come i Ramones e i Devo, all’insegna di un’estetica post-punk.
Le story-line erano violente ma ironiche. Anzi, l’ironia era e rimane la chiave di lettura delle trame, ricche di personaggi strampalati e assurdi che si imprimevano nella mente dei lettori: bambine assassine; padri di famiglia snaturati; pervertiti che si eccitano rimanendo coinvolti in incidenti automobilistici; leziosi produttori cinematografici che si atteggiano ad imperatori; presidenti americani affetti da strani virus e così via. Un altro elemento delle storie è la droga. I riferimenti alle sostanze chimiche furono onnipresenti, evidenti riflessi non solo della vita di quel gruppo di artisti ma di un’intera generazione che scelse la lotta eversiva, la creatività sfrenata e, nei casi più tragici, la droga, appunto.
Per una serie di ragioni, Tamburini fu impossibilitato a scrivere le storie di Ranxerox e Liberatore realizzò per il mercato francese due episodi conclusivi, uno scritto da Alain Chabat e un altro da Jean-Luc Fromental. Finora queste avventure erano di difficile reperibilità e Comicon Edizioni con questo volume le include tutte in ordine cronologico, partendo dalla prima, mitica apparizione del robot sulle pagine di Cannibale. Leggendolo, si rimane senza parole.
L’opera è e rimane un capolavoro e, ripeto, è lo specchio di un’epoca che pur con le sue contraddizioni continuo a preferire a quella odierna. Allora i ragazzi si incazzavano e reagivano. Oggi, invece, malgrado ci siano tanti motivi in più per incazzarsi, si rincoglioniscono con X-Factor in televisione. E quanto al mondo del fumetto, rimangono solo editori pavidi e conformisti che pensano al soldo e non degnerebbero di attenzione un fumetto simile se realizzato adesso; e autori morti di sonno, senza talento e privi di idee. Questa non è più l’era di Ranxerox.
Il libro è valido e va tenuto d’occhio poiché offre la possibilità di scoprire (o riscoprire) l’arte di Tamburini e Liberatore. È inoltre corredato da approfondite post-fazioni di Luca Boschi e Michele Mordente e va segnalato pure per l’ottima qualità di stampa. Da non perdere.