Dylan Dog n.315: La legione degli scheletri – Recensione
Pubblicato il 11 Dicembre 2012 alle 14:15
Dopo Ambrosini e Celoni, un’altra storica firma delle avventure dell’Indagatore dell’incubo, il barese Angelo Stano, si cimenta con una prova “a solo” che si rivela tutto sommato positiva.
La legione degli scheletri – Dylan Dog n.315
Autore: Angelo Stano (testi e disegni e copertina)
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Genere: Horror
Paese: Italia
Prezzo: € 2,90, pp. 96, b/n
Data di pubblicazione: Novembre 2012
Dylan e Groucho incontrano casualmente, in occasione di una mostra dedicata ai pittori fiamminghi, una giovane orfana dedita alle belle arti e vittima di strane maldicenze sul suo conto: sembra che i sanguinari disegni che crea sulle tele anticipino il reale compimento di terribili omicidi.
Dylan si ritrova perso tra realtà, sulfurea immaginazione e il loro sanguinoso incontro segnato dalle apparizioni di un inquietante buffone uscito da sotto il tavolo dipinto ne “Il Trionfo della Morte” di Pieter Bruegel il Vecchio e dai numerosi scheletri che popolano la famosa tavola cinquecentesca.
Per il suo esordio da autore completo sulla testata, che inaugurò quasi trent’anni fa con i disegni del seminale “L’alba dei morti viventi”, Stano punta tutto sulla sua nota passione per l’arte (il suo segno è notoriamente debitore di quello del pittore e incisore austriaco Egon Schiele) e costruisce tutto il plot attorno al celebre e macabro dipinto del pittore fiammingo recuperando nel contempo la vena più splatter e granguignolesca delle origini, che sempre più di rado viene riproposta nella storica testata bonelliana.
Per l’occasione l’artista barese si affida al suo segno più schieliano, costruito sui chiaroscuri e le ombreggiature date con pennellate asciutte, vero trademark dei suoi albi più celebri (da Morgana a Ritratto di Famiglia, ovvero quelli che nel loro insieme costituiscono la storyline principale del passato di Dylan Dog) e si concede un paio di simpatici occhiolini al lettore (le pagine 51-52, con l’apparizione della madre/amante Morgana sul celebre galeone che naviga nel cielo plumbeo, e lo sfondamento della quarta parete in finale di storia, con Dylan che si rivolge complice al lettore fissandolo).
Se il segno dello Stano disegnatore invecchia bene come un vino di pregio sapientemente custodito in una botte di rovere, lo Stano soggettista inciampa in qualche facile soluzione già vista altrove (il tumore al cervello che scatena percezioni extrasensoriali, i disegni infantili violenti di chiara matrice argentiana) anche se si mostra abile nel gestire un personaggio difficile come Groucho, buffo contraltare di Dylan per tutto il dipanarsi della vicenda.
Nulla di eccezionale ma possiamo senza dubbio affermare che l’autore ha confezionato un albo più che dignitoso se messo a confronto con quanto mediamente prodotto negli anni recenti dai suoi colleghi sceneggiatori.