The Hive di Charles Burns – Recensione
Pubblicato il 29 Novembre 2012 alle 14:18
Ritorna uno degli autori più anti-convenzionali del fumetto americano: Charles Burns! Non perdetevi The Hive, seconda parte della trilogia inaugurata da X’Ed Out, tra deliri onirici, mostruosità e situazioni degne di un film di David Lynch!
The Hive
Autore: Charles Burns (testi e disegni)
Casa Editrice: Rizzoli/Lizard
Provenienza: USA
Genere: Underground
Prezzo: € 20,00, 22 x 29, pp. 56, col.
Data di pubblicazione: settembre 2012
Che Charles Burns sia uno dei talenti più inclassificabili e anti-convenzionali del panorama fumettistico statunitense è noto a tutti coloro che hanno avuto modo di leggere e apprezzare X’Ed Out, prima parte di una delirante trilogia tradotta in Italia da Rizzoli/Lizard e di cui The Hive ne costituisce il secondo capitolo. Definire Burns è arduo, considerando la vastità e la versatilità delle sue suggestioni creative. È certamente rubricabile in ambito underground ma il suo tratto non ha l’impostazione grezza e sporca che contraddistingue tanti cartoonist di area indie.
Anzi, il segno di Burns è lieve ed elegante e ricorda in parte le storie di Tin Tin. È evidente, inoltre, un elemento pop che rimanda alle illustrazioni di Lichtenstein, tanto per fare un esempio, e non mancano influssi della grafica legata alla musica e alla moda che rendono Burns un autore non facile da collocare.
Lo stesso vale per i fumetti che propone. Non è semplice accostarsi ad una sua opera e leggerla equivale un po’ ad assistere a un film di David Lynch e mi riferisco al Lynch surrealista e non lineare degli ultimi anni, quello per intenderci di Lost Highway, Mulholland Drive e soprattutto Inland Empire. Per ciò che concerne le story-line non va poi trascurata l’influenza delle narrative post-moderne e Avant-Pop e se a ciò aggiungiamo dettagli horror, romance e mystery si può intuire di che genere di autore parliamo.
Il protagonista della trilogia è il giovane Doug che vive avventure ai limiti dell’assurdo. Ma ci sono varie vicende che in un continuo intrecciarsi di flashback e flashforward e di esasperati rimandi e parallelismi rendono la trama un autentico labirinto narrativo. C’è Nitnit, l’alter ego onirico di Doug, finito in una dimensione popolata da uomini lucertola e altri esseri strampalati e costretto a lavorare in un non meglio identificato Settore 23 dove si svolgono indefinibili attività; ed è qui che incontra enigmatiche donne chiamate riproduttrici. Una di esse è ossessionata dai comic-book romance degli anni cinquanta e ci sono parecchi omaggi a quel tipo di fumetti (in alcune vignette Burns si diverte a mimare John Romita Sr. che iniziò la sua carriera proprio con il romance!).
Ed esistono altre versioni di Doug: per esempio, quella del passato che lo vede nella curiosa veste di performer nei locali underground e ha una relazione difficile con una ragazza incasinata; e il Doug di un’ennesima linea temporale che ha a che fare con la riproduttrice, stavolta però inchiodata a letto con il ventre orribilmente rigonfio e ricoperto da un lenzuolo. E un ruolo importante sembra giocarlo il padre di Doug, benché non sia ancora stato rivelato molto sul suo conto.
Sesso, vermi ributtanti, riferimenti artistici, inquietanti fotografie, citazioni di Patti Smith e di Brian Eno, estetica gotica, accenni fetish e sadomaso: tutto questo è The Hive, forse la cronaca sconcertante di un incubo; o la descrizione di un mistero che potrebbe rivaleggiare per complessità con quello di Twin Peaks. I testi di Burns hanno la stessa valenza visionaria e allucinata di Burroughs e dal punto di vista grafico l’autore svolge un ottimo lavoro, insistendo in particolare con l’elemento pop da me già evidenziato, filtrato da esiti romitiani, richiami ad Hergé e persino, in alcune sequenze, sottili allusioni a Mike Allred.
The Hive è una proposta veramente inconsueta e vale la pena provarla.