Recensione G&G – ReNoir Comics
Pubblicato il 9 Luglio 2010 alle 11:51
Autore: Davide Barzi (testi), Sergio Gerasi (disegni)
Casa Editrice: Renoir
Provenienza: ITA
Prezzo: € 12,50
E’ difficile… parlare di Giorgio Gaber senza cascare e rimestare nel patetico, in quello che troppi hanno detto di lui senza, molto spesso, aver capito\intuito una briciola delle sue canzoni, delle sue idee.
Non parlerò di verità esistenziali che prendono immagine e vita. Non vorrei nemmeno parlare di Gaber come quel grande pensatore che è stato, vorrei trattarlo come un uomo qualunque che ha scritto dei versi, usato parole, le ha accostate e da lì son nate filosofie bambine. Svuotare il mito, per renderlo carne, per poterlo toccare, nel bene e nel male.
Ma in questa opera di Barzi (Le regine del terrore, Il teatrino delle bambole morte) e Gerasi (Lazarus Ledd, John Doe, Nemrod) Gaber è un’altra cosa. Un’entità, una malattia, una schizofrenia. La voce di un fantasma o di una parte del cervello.
Ed in un miscuglio di oniricità e di grigia realtà, quella di rancori accatastati, rinunce e nostalgie fotografate e accortocciate\strappate, si sviluppa la non-storia, o meglio, piccoli cortometraggi della vita di un bambino…di nome g. I genitori vicini al divorzio, il conformismo della scuola, la paura degli adulti verso le parole innocenti, la gelosia, l’identità…. capitoli e canzoni che si disegnano da sole e che talvolta stridono dentro le linee dei disegni, troppo realistici, troppo canonici per poter contenere tutte le sfumature…
Ma la lettura di queste pagine sfumate, di pochi colori precisi e tratto spesso e piovoso allo stesso tempo riesce nell’intento di trattenere almeno per un momento la semplicità e la profondità delle parole di Gaber- perchè della forza delle parole, delle loro rime, del loro suono parliamo qui– in uno spazio di lettura veloce.
Capitolo dopo capitolo, canzone dopo canzone…passiamo davanti una specie di autocoscenza dell’identità, un successione di passi, in una specie di danza incerta, verso un finale incerto, ma sincero nei suoi dubbi e nell’accettazione di questi, un girotondo continuo e disincantato.
Per finire:
L’opera ha una sola pecca a mio avviso, ovvero che manca di coraggio…coraggio di andare oltre i testi del cantante e della sua presenza figurativa nelle vignette, per creare un omaggio personale, originale. Qualcosa che sia influenzato da G ma sopratutto un passo avanti, un rielaborazione più radicale e critica dei suoi argomenti.
Voto: 7