Furari – Sulle orme del vento di Jiro Taniguchi – Recensione
Pubblicato il 20 Novembre 2012 alle 10:10
Jiro Taniguchi torna a trattare alcuni dei temi a lui più cari in un poetico slice of life che racconta i percorsi fisici ed emozionali di un uomo che cammina per le strade di Edo, misurando ogni passo e riuscendo ad instaurare un intimo legame con ciò che lo circonda.
Furari – Sulle orme del vento
Autore: Jiro Taniguchi
Editore: Rizzoli Lizard
Provenienza: Giappone, 2010
Formato: brossurato con alette, 17×24, 216 pag., b/n e col.
Target: seinen
Genere: slice of life, storico
Prezzo: € 17,00
Anno di pubblicazione: 2012
“Mi chiedo se non sia finalmente arrivato il momento in cui è necessario fermarsi per osservare bene ciò che ci circonda. Camminare è il movimento più importante per l’essere umano. Siamo liberi di decidere il ritmo dei nostri passi, e di percepire tutto ciò che vediamo nella sua più intima verità” (Jiro Taniguchi).
Rizzoli Lizard conferma il suo interesse per il fumetto giapponese d’autore e aggiunge alla sua valida offerta una nuova delicata opera in volume unico del maestro Jiro Taniguchi: “Furari – Sulle orme del vento”.
Ispirandosi alla figura del topografo Tadataka Inou, vissuto tra il XVIII e XIX secolo, primo cartografo a mappare il Giappone con tecniche di misurazione moderne, Taniguchi dà vita con la sua proverbiale cura e il suo inconfondibile stile grafico a un manga di rara poeticità, che riflette appieno quello spirito squisitamente nipponico di comunione ed empatia con il mondo circostante.
Ancora una volta al centro della trama vi è un uomo con la sua specifica individualità, un uomo di scienza, e per questo apparentemente inadatto ad essere il protagonista di una storia il cui titolo fa riferimento all’espressione giapponese con cui si indica il vagare senza meta, in balia del vento, un’attività idealmente romantica e antitetica a quella scientifica.
Eppure, un personaggio che proprio in virtù della sua unicità di essere umano sfugge ad ogni meschina classificazione di questo tipo e fa del suo continuo contare e misurare la strada sotto i suoi piedi un’inattesa attitudine a perdersi nella natura e a guardare ciò che lo circonda con gli occhi delle creature più disparate.
Curioso e meticoloso, questo uomo dal fare un po’ goffo e a tratti infantile passa le sue giornate camminando, e, attraverso i suoi incontri, viaggia in luoghi naturali e dell’anima con disarmante e invidiabile disinvoltura, scoprendo nuovi sentimenti e un rinnovato stimolo per la sua immaginazione e il suo desiderio di conoscenza, in una sorta di inno sussurrato alla Natura e all’essere umano.
La trama si articola in quindici brevi episodi, ciascuno legato a un elemento guida che muove la mente e il cuore del protagonista, e con lui quelli del lettore (Nibbio, Ciliegi, Tartaruga, Gatto, Stelle, Balena, Pioggia, Lucciole, Elefante, Tempesta, Libellula, Luna, Cavallo, Formiche, Neve). Le tavole, dettagliate ma sempre di ampio respiro, raccontano con poche efficaci vignette un intero universo, fatto di elementi tangibili, piccoli gesti e piccole realtà che nonostante la loro innegabile concretezza risuonano di sensazioni ed emozioni. La ricostruzione storica, poi, ha il merito di essere accurata ma mai tale da prendere il sopravvento sulle vicende.
Ne deriva un complesso dialogo tra umano e naturale, tra immaginazione e realtà, tra razionalità e spiritualità, che prende forma nello stupore del quotidiano, e nella relazione con gli altri (in particolare con la figura femminile di Ei), che va ad arricchire il singolo e la comunità (vedi i continui riferimenti agli haiku).
Rizzoli Lizard propone quest’opera con senso di lettura occidentale, e scegliendo di adattare le onomatopee. Ottima la resa dei retini e l’editing grafico, e buona anche la stampa delle pagine a colori. Un apparato di note più consistente avrebbe forse potuto completare al meglio questo volume.
Concludendo, “Furari – Sulle orme del vento” è un’opera intensa pur nella semplicità di fondo, che nasconde nelle sue pieghe una sensibilità fuori dal comune, in grado di parlare in modo diretto al lettore, trasportandolo in giro per le strade di Edo, e facendogli riscoprire una misura dell’anima fatta di entusiasmo per la vita e limpidezza nello sguardo. Unica pecca il rischio, forse, di soffrire in modo diretto il confronto con precedenti capolavori del sensei Taniguchi, su tutti, “L’uomo che cammina”. Consigliato.