Lucca Comics 2012: incontrando Takeshi Obata

Pubblicato il 8 Novembre 2012 alle 11:00

Anche MF ha partecipato all’incontro con Takeshi Obata riservato alla stampa specializzata e non, tenutosi Venerdì 2 Novembre nella cornice del Press Café dell’Area Pro di Lucca Comics.

La conferenza stampa si è aperta con un intervento critico di Marco Pellitteri, storico e studioso del fumetto e del cinema d’animazione, che ha illustrato l’importanza delle opere più note di Takeshi Obata, ossia Death Note e Bakuman.

Questa è rintracciabile principalmente in due punti: il seguito a livello di pratiche sociali di condivisione tra i fan, ovvero cosplay e fanzine; e la capacità in Death Note di unire l’inquietudine della trama di un manga a uno stile che combacia perfettamente con i contenuti.

Pellitteri ha concluso sottolineando come le opere di Obata siano tra i fumetti che diventano più frequentemente oggetto di tesi dei laureandi e laureati in Europa.

Prima di lasciarvi all’intervista mi preme ringraziare di cuore Silvia dello SMO e suo fratello, anche loro presenti all’incontro, per la fondamentale collaborazione alla trascrizione dell’intervista.
Un ringraziamento va anche alla Signora Ice per l’aiuto con gli appunti e a Paolo “Joker” Santillo con cui ho preparato le domande.

A seguire trovate per prime le due domande che MF ha posto al sensei, poi tutte le altre delle testate presenti in ordine di formulazione.

Buongiorno. In passato ha lavorato insieme a diversi sceneggiatori: come si è riflesso il loro diverso stile di scrittura nell’impostazione delle sue tavole?
La differenza e difficoltà non è stato tanto per via degli sceneggiatori differenti, ma perché Hikaru no Go è una storia molto reale mentre Death Note è più fantasy.
La difficoltà, se c’è stata, è stata quella di entrare nel mondo di una storia di realtà e una di fantasia. Inoltre prima di iniziare Death Note ho viaggiato a Roma e quello che ho visto mi ha aiutato molto a crearne il mondo.

Quanto è stato importante “Hikaru no Go” per la sua crescita artistica e professionale?
Hikaru no Go mi ha permesso di andare avanti e cambiare. Ho potuto disegnare quello che volevo e approfondire la qualità dei miei disegni.
L’incontro con Hotta sensei, il suo modo di lavorare, il suo modo di creare la storia, mi ha dato tantissime conoscenze, e ho approfondito il mio essere autore.

Cosa pensa delle edizioni italiane delle sue opere?
Mentre disegnavo non avrei mai immaginato di venir pubblicato in Italia, quindi sono contento. Poi ho saputo che le mie opere vendono bene, ieri in fiera sono state vendute 600 copie dei miei titoli. Sono molto felice, grazie.

Siccome ho notato che in Hikaru no Go tre dei personaggi principali hanno nomi legati alla luce e che come sappiamo il protagonista di Death Note si chiama Light, ci può essere continuità tra le due opere?
>Mi dispiace deluderla ma le due opere sono frutto di due sceneggiatori diversi, si è trattato di una coincidenza.

Maestro Obata, volevo sapere com’è nato il duo Obata/Ohba e se la vostra intesa è stata rapida o se è cresciuta nel tempo.
Con Ohba sensei siamo andati subito d’accordo, quando ho letto la sua sceneggiatura l’ho trovata molto interessante.

I suoi manga più famosi in Italia, Death Note e Bakuman, sono storie completamente diverse con personaggi completamente diversi. Qual è stato il più complicato da realizzare?
Grazie alla sceneggiatura interessante di Ohba sono potuto entrare subito nelle storie e ho potuto immaginare subito i personaggi.
Qualche difficoltà l’ho avuta con la sagoma di Ryuk in Death Note e Saiko per Bakuman.

Da diverso tempo si parla di un remake americano dei live action di Death Note. Volevo sapere cosa ne pensava e se gli sarebbe piaciuto che la storia restasse in Giappone con Light studente o una nuova versione ambientata in America con dei cambiamenti e che regista e attori gli piacerebbero.
È vero, c’è questa voce di un remake a Hollywood e se veramente realizzassero Death Note ne sarei molto felice, ma per il momento non è niente di sicuro.
Mi piacerebbe che fosse fedele al manga originale. Però se facessero scene d’azione spettacolari con tanto budget mi piacerebbe che lo realizzassero. Per gli attori non ho idea, possono scegliere chi vogliono. Magari ci fosse Johnny Depp!

(risate)

Qual è il personaggio che ha amato più disegnare e quello che le è stato maggiormente antipatico?
In Death Note gli shinigami, gli dei della morte, mi sono divertito molto a crearli e disegnarli. Specialmente Ryuk che è molto simpatico per me.
Mentre Misa Amane e in generale i personaggi femminili non per antipatia ma perché non capisco bene le donne e quindi mi creano qualche problema.

Quanto di quello che viene raccontato in Bakuman corrisponde al suo lavoro quotidiano?
Nella maggior parte dei casi è così come vivo, quindi se un personaggio soffre soffrivo anche io mentre disegnavo. Le storie coincidono quasi con la realtà.

La sua prima opera Cybernonno G è l’unica che la vede sia sceneggiatore che disegnatore. In seguito ha solo disegnato opere scritte da altri: come mai questo cambiamento? C’è la possibilità che torni a sceneggiare un suo fumetto?
A me piaceva molto disegnare, non sono bravo a creare le storie per cui se qualcuno si occupa della sceneggiatura io posso concentrarmi sul disegno e posso portarlo alla perfezione. Per questo mi piace questo modo di lavorare.
Al momento non ho intenzione di scrivere una storia, ma se per caso mi venisse in mente una storia molto interessante allora potrei farlo.

Com’è venuta l’idea di rendere Light un antieroe?
Questa è un’idea di Ohba non mia. Comunque quando ho letto la sceneggiatura mi sono meravigliato. È un discorso nuovo perché fino ad allora c’erano state tante storie con un protagonista contro un’antagonista, un cattivo, e il protagonista batte l’antagonista. Quindi è stata una cosa molto nuova e mi sono divertito moltissimo.

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