Swamp Thing n. 1 – Recensione

Pubblicato il 2 Novembre 2012 alle 10:28

Ritorna la Cosa della Palude con un nuovo mensile scritto dal geniale Scott Snyder! Cosa succede a Swamp Thing nel DC Universe del reboot? E qual è il ruolo del tormentato e redivivo Alec Holland?

Swamp Thing n. 1

Autori: Scott Snyder (testi), Yanick Paquette, Marco Rudy, Victor Ibanez (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Horror

Prezzo: € 13,95, 16,8 x 25,6, pp. 168, col.

Data di pubblicazione: ottobre 2012


Swamp Thing, il celebre mostro creato negli anni settanta da Len Wein e Bernie Wrightson, è uno dei personaggi più rilevanti del comicdom americano, anche perché il suo comic-book costituì il trampolino di lancio di Alan Moore negli eighties e anticipò la divisione Vertigo della DC. Di conseguenza, coloro che a più riprese si sono cimentati con la scrittura delle sue storie hanno avuto un modello di riferimento arduo da emulare.

Secondo la versione di Wein, Swamp Thing era lo sfortunato scienziato Alec Holland che in seguito a un incidente moriva per poi trasformarsi in una tormentata creatura vegetale; ma quando il Bardo di Northampton incominciò ad occuparsi della testata stravolse tutto: nella sua concezione, infatti, Alec era morto e il mostro era una pianta che credeva di essere umano. In una run memorabile, Moore delineò story-line complesse e adulte nei toni, con una poesia e una liricità inconsuete per gli standard espressivi dell’epoca, arrivando ad affrontare tematiche scottanti. Il comic-book era sì horror ma la tensione e la suspense erano psicologiche e raramente l’autore indulgeva nelle scontate efferatezze, facendosi invece influenzare dalla letteratura, dalle arti figurative e dall’estetica underground.

Quando Alan abbandonò la serie, Rick Veitch e vari autori fecero cose interessanti (tra gli altri, ricordiamo Grant Morrison e Mark Millar) ma nessuno riuscì ad eguagliare lo scrittore di Watchmen. A un certo punto il mensile chiuse e lo stesso Swampy sparì dalla circolazione. Tuttavia, il grande Geoff Johns ebbe la felice idea di recuperarlo nella stupenda Brightest Day e ora il mostro è di nuovo parte integrante del DCU. Nell’attuale contesto del reboot i dirigenti DC hanno deciso di varare una serie a lui dedicata e, forse memori della pesante eredità lasciata da Moore, hanno assoldato uno scrittore horror non banale.

Mi riferisco a Scott Snyder che sta convincendo tanti con American Vampire e con la sua run batmaniana e i fan si sono resi conto di quanto Snyder ami i dettagli macabri e agghiaccianti. Snyder parte subito in quarta e si concentra su Alec Holland, tornato in vita grazie al Parlamento degli Alberi. Stavolta, però, non intende ridiventare la Cosa della Palude e non è interessato a ricoprire il ruolo di protettore del verde, come in passato. Ma il mondo può permettersi la mancanza di Swamp Thing, specie se una terribile minaccia rischia di distruggere l’esistenza?

Suo malgrado, Alec dovrà confrontarsi con un’energia definita Putrefazione (e che peraltro sta tormentando anche Animal Man) e che coinvolge non solo lui ma pure la bellissima Abigail, ex compagna del mostro. E la Abigail delineata da Snyder è lontana anni luce dalla dolce e sensibile ragazza che i lettori apprezzavano e ha allucinanti segreti da nascondere (del resto, non bisogna dimenticare che costei è la nipote dell’orribile Anton Arcane).

Snyder fa un ottimo lavoro e la sua versione di Swamp Thing è al passo con i tempi. Pur collegandosi alle intuizioni di Moore (e ci sono curiosi omaggi ai cartoonist di quel periodo), i testi sono meno lirici e più graffianti e la trama ricca di orripilanti situazioni che non lasceranno indifferente nessuno: ragazzini demoniaci, sangue, mutilazioni, dimensioni lugubri, esseri ributtanti e malvagi che contribuiscono a formare una trama spiazzante, ansiogena, caratterizzata da un ritmo di impronta cinematografica. Non è assente, tuttavia, l’elemento psicologico e l’analisi dei personaggi è approfondita.

Quanto ai disegni, il comic-book è di notevole impatto. Il penciler Yanick Pacquette realizza tavole dal lay-out inventivo, influenzate dagli esperimenti che Stephen Bissette, John Totleben e Rick Veitch fecero durante la run di Moore. E i disegnatori ospiti Marco Rudy e Victor Ibanez non sono da meno. Molte tavole hanno una spiccata valenza visionaria e fanno pensare alla psichedelia. L’effetto lisergico è enfatizzato dai colori dei bravissimi Nathan Fairbairn, David Baron, Val Staples e Lee Loughridge. Insomma, Swamp Thing è uno dei migliori serial del reboot DC, a pari merito con l’Animal Man di Jeff Lemire (e ricordo che i due comic-book sono in parte collegati), e non può mancare nella vostra libreria. Da non perdere.


Voto: 8 ½

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