Gli Esploratori dell’Ignoto Devono Morire – Recensione

Pubblicato il 31 Ottobre 2012 alle 10:30

Torna in Italia la miniserie che fece conoscere il magico duo Jeph Loeb/Tim Sale dedicata a un gruppo ideato dall’immortale re dei comics, il grande Jack Kirby: gli Esploratori dell’Ignoto! Cosa è successo al team nel DC Universe post-Crisis?
Gli Esploratori dell’Ignoto Devono Morire

Autori: Jeph Loeb (testi), Tim Sale (disegni)

Casa Editrice: RW-Lion

Provenienza: USA

Genere: Supereroi

Prezzo: € 20,95, 16,8 x 25,6, pp. 224, col.

Data di pubblicazione: ottobre 2012

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Quando si riflette sulla nascita del Marvel Universe si citano Stan Lee, Jack Kirby e Steve Ditko che ebbero l’indubbio merito di ideare personaggi che ancora adesso entusiasmano migliaia di lettori. Ed è risaputo che questo rivoluzionario mondo narrativo nacque ufficialmente con la pubblicazione del primo numero di Fantastic Four, uscito nel novembre del 1961.

I Fab Four furono innovativi per varie ragioni: costoro, per esempio, pur essendo supereroi, non indossavano maschere (nei primi episodi combattevano addirittura in abiti civili!), non avevano identità segrete e vivevano in un quartier generale la cui ubicazione era conosciuta da tutti; per giunta, non amavano la loro vita da giustizieri e desideravano tornare normali. Inoltre, le avventure del Quartetto, malgrado appartenessero al genere supereroico, erano di fatto un riuscito mix di diverse ispirazioni: la fantascienza, il mystery, il romance e un po’ di horror.

Ciò avvenne perché Lee e Kirby (così come Ditko) non erano novellini, avendo in precedenza realizzato fumetti di ogni tipo per case editrici come la stessa Marvel, la DC e altre etichette ormai dimenticate. Il Re Jack, in particolare, era stato una colonna portante del fumetto americano negli anni quaranta e cinquanta: insieme a Joe Simon aveva inventato, tra le altre cose, il mitico Capitan America. Al momento di concepire i Fantastici Quattro, quindi, si ricordò di un team ideato nel 1957 per la DC e che è considerato un’anticipazione di Reed, Sue, Ben e Johnny. Ci riferiamo agli Esploratori dell’Ignoto.

Non erano supereroi ma, guidati dallo scienziato Professor Haley, vivevano avventure di impostazione sci-fi che li vedeva alle prese con alieni, mostri preistorici e molte trovate da b-movie. La serie Challengers of The Unknown ebbe un notevole successo e durò a lungo, anche dopo che Kirby l’abbandonò per andare a lavorare alla Marvel sui Fantastici Quattro che tanto dovevano ai Challengers. E nel corso del tempo sono spesso stati riproposti dalla DC e va puntualizzato che pure nell’attuale reboot sono riapparsi.

Nel contesto post-Crisis la casa editrice tendeva a presentare eroi minori in una chiave più trasgressiva e ciò capito pure ai Challengers con la miniserie di questo volume. Si tratta perciò di materiale pre-reboot ma non è privo di interesse, se non altro perché rappresentò il biglietto da visita di due autori che avrebbero fatto strada: Jeph Loeb e Tim Sale.

L’operazione da essi svolta è post-moderna: con il pretesto di una storia dei Challengers, infatti, i due cartoonist fanno un commento ironico e citazionista sulle convenzioni fantascientifiche e supereroiche. Gli anni sono passati e i Challengers sembrano essersi ritirati a vita privata all’interno di una montagna e sono venerati come déi. Tuttavia, una minaccia li costringe a tornare in azione poiché il Professor Haley forse è morto e anche un’altra componente della squadra, June Robbins, pare aver fatto una brutta fine. Ma è davvero così?

Loeb scrive una storia divertente e godibile, caratterizzata da una scansione narrativa sperimentale che richiede una lettura attenta. Ciò che però più colpisce sono le continue allusioni sarcastiche ai fumetti della concorrente Marvel e i Marvel zombi troveranno nei dialoghi e nei testi storiche frasi pronunciate dai personaggi della Casa delle Idee (ne segnalo una: la celebre battuta che Mary Jane disse quando incontrò per la prima volta Peter Parker!). In questo modo, Loeb allude ironicamente al fatto che i Challengers, tutto sommato, possono essere ritenuti antesignani della stessa Casa delle Idee.

Dal canto suo, il bravissimo Tim Sale, grazie al tratto graffiante dall’allure retrò e al lay-out inventivo che i suoi fan conoscono, non è da meno e si collega visivamente all’immaginario Marvel. Per esempio, in una sequenza ambientata nella redazione di un giornale si può notare un sosia dell’iracondo Jameson e ci sono finezze di questo tipo sparse nell’intera story-line. La miniserie è di grande livello e possiede il fascino della fantascienza classica filtrata però da uno sperimentalismo che la rende contemporanea. Varrebbe quindi la pena concedere una chance al tp per conoscere alcuni personaggi fondamentali dal punto di vista storico e magari per confrontarli con quelli della versione reboot che sarà prossimamente tradotta da RW-Lion.


Voto: 8

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