Universo DC n. 2: Deadman n. 1 – Recensione
Pubblicato il 17 Ottobre 2012 alle 13:00
Torna uno dei più inquietanti personaggi del DC Universe: Boston Brand, alias Deadman, con una storia dai toni mistico/esoterici scritta da Paul Jenkins! Quali sono i veri rapporti esistenti tra il bizzarro eroe e la dea Rama Kushna? Scopritelo nel secondo numero di Universo DC!
Universo DC n. 2 – Deadman n. 1
Autori: Paul Jenkins (testi), Bernard Chang (disegni)
Casa Editrice: RW-Lion
Provenienza: USA
Genere: Supereroi
Prezzo: € 11,95, 16,8 x 25,6, pp. 120, col.
Data di pubblicazione: ottobre 2012
Il DC Universe include personaggi tra i più disparati e quelli legati all’occulto ne costituiscono una parte rilevante. Tra essi c’è Deadman, alias Boston Brand, creato da Arnold Drake negli anni sessanta e caratterizzato da un’idea originale: costui, infatti, era un trapezista ucciso durante un’esibizione che, una volta nell’aldilà, entrava in contatto con la dea Rama Kushna che lo incaricava di essere suo rappresentante, consentendogli di scoprire e assicurare i suoi assassini alla giustizia. Deadman era quindi un eroe ma, essendo uno spettro, poteva agire solo possedendo i corpi degli esseri umani.
L’idea di Drake era bizzarra per gli standard dell’epoca ed era influenzata dai movimenti psichedelici e dal misticismo della gioventù contestataria dei sixties attratta dalle filosofie orientali. Le classiche storie del character sono ricordate per gli splendidi disegni del grande Neal Adams che proprio con Deadman realizzò uno dei suoi migliori lavori. Inoltre, le vicissitudini di Boston Brand furono importanti per il DCU poiché introdussero villain come il terribile Sensei o luoghi come la dimensione di Nanda Parbat che altri in seguito hanno utilizzato (di recente è accaduto con Morrison nella sua run batmaniana).
Negli anni ottanta e novanta Deadman è stato protagonista di miniserie e one-shot e possiamo ricordare, tra le tante, l’interpretazione più tradizionale di José Luis Garcìa Lopez o quella horror di Mike Baron e Kelly Jones; inoltre, è apparso in parecchi mensili, spesso interagendo con Batman, senza contare il ruolo di primo piano da lui avuto in Brightest Day di Geoff Johns. Nell’attuale reboot, la DC ha pensato di ripescarlo con DC Universe Presents, testata che propone vari eroi a rotazione. I primi cinque numeri del mensile, imperniati appunto su Deadman, sono ora tradotti da RW-Lion nel secondo volume della collana Universo DC.
La storia è scritta da Paul Jenkins che ha modificato la relazione esistente tra Boston Brand e Rama Kushna. Il passato non è immutato: Boston è stato ucciso e la dea l’ha nominato suo rappresentante nel mondo dei vivi. E fin qui siamo alle solite. Ma stavolta Boston scopre con sgomento che quando possiede qualcuno una parte dell’essenza di tale individuo rimane in lui, influenzandone, non sempre in modo positivo, il destino. Come mai accade ciò? E chi è il responsabile? E quali sono i veri intenti della dea?
Jenkins è un autore spesso a suo agio con atmosfere visionarie e horror (basti pensare alla sua celebrata run di Hellblazer) ed è altresì noto per il tono malinconico e riflessivo dei testi (è il caso, per esempio, delle ottime miniserie Marvel Inhumans, Sentry e Wolverine Origins) e si può considerare appropriato per Deadman. La story-line è, infatti, contrassegnata da una scrittura introspettiva non priva di intensità.
Non mancano poi situazioni immaginifiche e Jenkins inserisce Deadman a Gotham City, sbizzarrendosi con locali frequentati da demoni, bibliotecarie diaboliche e addirittura il Maligno in persona. Tuttavia, le tematiche affrontate dall’autore britannico hanno a che vedere con l’esistenzialismo e lo scrittore cerca di rispondere a complessi quesiti filosofici, al punto che tale substrato appesantisce la lettura, compromettendo il ritmo della narrazione. Si può affermare, quindi, che Jenkins ha realizzato un buon lavoro ma si è posto obiettivi troppo elevati, perlomeno per l’ambito limitato di un comic-book mainstream e di una story-line di appena cinque capitoli.
Il penciler Bernard Chang è funzionale, malgrado le sue figure a tratti risultino grezze e in determinate pagine non ben rifinite; ma è inventivo nella costruzione del lay-out e ottiene risultati visivamente intriganti soprattutto nelle sequenze psichedeliche. In ogni caso, alla fine si scopriranno gli intenti della dea Rama Kushna e si capirà quale sarà il ruolo di Deadman nel DCU post-reboot.
Nel complesso, l’opera non è pienamente riuscita ma ha il merito di aver ripresentato uno dei personaggi DC più suggestivi.