Da WandaVision a Agatha All Along, intervista alla creatrice Jac Schaeffer: “Adoro L’Attacco dei Giganti”
La serie è in onda ogni giovedì su Disney Plus.
Pubblicato il 9 Ottobre 2024 alle 10:15
Il 2024 ha avuto il compito di rilanciare al cinema e in tv il Marvel Cinematic Universe, che non se la sta passando benissimo. In streaming lo sta facendo ogni giovedì su Disney Plus con Agatha All Along, lo spin-off di WandaVision (la prima serie Marvel creata per la piattaforma nel 2021).
Protagonista è Kathryn Hahn di nuovo nei panni di Agatha Harkness, che nel serial originale si era rivelata dietro il piano per fermare Scarlet Witch e che, dopo uno scontro con la strega, è rimasta bloccata nell’incubo di Westview. La ritroviamo proprio lì quando un evento le fa intraprendere la Strada delle Streghe, un luogo metafisico e mitologico insieme ad un’improbabile congrega e ad un famiglio per recuperare i propri poteri.
Per l’occasione abbiamo incontrato su Zoom la creatrice di entrambe le serie, Jac Schaeffer: ecco cosa ci ha raccontato nella nostra video intervista.
Agatha All Along, video intervista a Jac Schaeffer
La chiacchierata inizia con una gradita sorpresa: scopriamo infatti che ha un figlio appassionato di manga e che lei stessa ama Attack on Titan – L’attacco dei giganti. “È il mio preferito al momento. Sono innamorata di tutto quel mondo, c’è davvero tanto lì dentro da scoprire”. Passiamo alle domande.
Il primo episodio è un omaggio a WandaVision in quello stile ma coi crime drama. Hai mai pensato di mantenerlo per tutta la serie ma con diversi generi televisivi?
Sì, sapevo che il pilot doveva essere in quello stile e quella forma, quella è stata l’idea primaria. Poi però andando avanti con lo sviluppo l’obiettivo è sempre quello di sorprendere il pubblico e la cosa più sensata da fare dopo quell’episodio sembrava far scoppiare la bolla E preparare qualcosa di nuovo. Questa è una nuova serie un nuovo accordo col pubblico, nuovi personaggi e ripartiamo per una nuova avventura. E poi tornare a quella sorta di gioco coi generi. Sarebbe stata la strada più facile duplicare esattamente quanto fatto con WandaVision e noi invece volevamo sovvertire quell’aspettativa. A quel punto ho avuto l’idea della Strada delle Streghe per tornare a quel tipo di ere e generi differenti ma con un’altra struttura.
La serie parla della figura della strega nel corso dei secoli fin dalla bellissima sigla. Quella diventa una metafora per parlare della donna nel corso dei secoli. Ci ha ricordato Desperate Housewives e la sua iconica sigla. Ci hai mai pensato?
Ammetto di non averla mai vista! Prima qualcuno l’ha accennato e probabilmente si riferivano a questo. Dopo quest’intervista, corro a vederla (ride)! Non era intenzionale non avendola mai vista.
In un’altra serie Disney (C’era una volta, ndr) si dice che ‘L‘amore è la magia più potente al mondo’. Pensi che questo concetto si possa applicare anche al mondo di Agatha?
Lei lo non accetterebbe mai. Non sarebbe cucito su un cuscino nel suo soggiorno, se ne avesse uno (ride). Penso che per la serie sostituirei ‘amore’ con ‘connessione umana’. È questo che mi affascina
a proposito dei rapporti nella congrega. Non è così semplice come l’amore. Si tratta di comunità, fiducia e sfiducia competizione, simmetria, sorellanza rispetto e invidia. Tutti i modi in cui gli esseri umani
interagiscono tra loro su base emozionale. Penso che la magia stia tutta lì.
Questa serie ha avuto una lunga gestazione qual è stata la difficoltà più grande nel realizzarlo? Possiamo dire che è stata Jac Shaeffer tutto questo tempo?
Penso che la più grande difficoltà nello sviluppo sia stata estrapolare
quello che dicevi ad inizio intervista. Come facciamo ad emulare WandaVision e il suo successo ma creando uno spin-off originale? È stato difficile dire ”Non faremo questo’ e trovare la disciplina
per creare un sistema che servisse la vera storyline dello show. Dobbiamo prendere sul serio questi personaggi e il viaggio che intraprendono ma vogliamo anche applicargli tutti questi filtri di estetiche generi e costumi differenti. Quello è stato il lavoro più duro. Per arrivare al divertimento e al cosplay del tutto bisogna rafforzare la narrazione.