Ultraman Rising: intervista ai registi e ai doppiatori originali del film Netflix
Il film rebootta lo storico franchise giapponese.
Pubblicato il 22 Giugno 2024 alle 08:15
Ultraman Rising su Netflix è l’ultima incarnazione del fortunato e secolare franchise dedicato al supereroe giapponese per antonomasia. In occasione della sua uscita in piattaforma abbiamo incontrato i due registi della pellicola, Shannon Tindle (che ha anche scritto insieme a Marc Haimes) e John Aoshima. Non solo: abbiamo potuto anche fare una chiacchierata con le voci originali della famiglia protagonista, i Sato. Christopher Sean è Kenji, campione di baseball costretto a tornare in Giappone. Gedde Watanabe è il primo Ultraman, ma anche uno scienziato molto abile e un padre estraniato dopo la morte della moglie, e madre di Ken, Emiko/Mina (Tamlyn Tomita).
Tokyo è sotto l’assedio di attacchi sempre più frequenti da parte dei mostri e la star del baseball Ken Sato torna controvoglia a casa per vestire i panni di Ultraman. Ma il leggendario supereroe trova pane per i suoi denti quando è costretto ad adottare una giovane creatura sputafuoco alta dieci metri. Sato deve superare il proprio ego per trovare un equilibrio tra il lavoro e il ruolo di genitore mentre protegge la cucciola da forze determinate a sfruttarla per i propri piani malvagi.
L’intervista ai doppiatori originali della famiglia Sato
Nel film il professor Sato dice che non dobbiamo definirci da ciò che abbiamo perduto ma da ciò a cui siamo sopravvissuti. Siete d’accordo?
Gedde Watanabe: Penso che sia una battuta tra tutti i miei film che ho ripetuto costantemente. Ora la voglio su una maglietta! Grazie per avermela ricordata! Penso sia molto appropriata per ciò che sta succedendo oggi nel mondo.
Qual è stata la sfida più grande nel dare voce ai vostri personaggi?
Tamlyn Tomita: Credo che la più grande sfida sia stata essere materna poiché io non sono una madre nella vita reale. Preoccuparmi della vita di qualcun altro ovvero loro due (ride). Mettere al primo posto la vita, lo spirito e il prendersi cura di quell’essere umano. Fare in modo che la vita dei tuoi cari abbia successo, abbia nutrimento e ascenda al meglio a cui possono aspirare. Anche perché io sono molto egoista (ride) quindi questo dover donare a mio figlio è stato molto difficile (ride).
Gedde Watanabe: In realtà è una madre per molte persone, noi compresi (ride).
Christopher Sean: Per me è stato facile mettere tutto quell’ego nel personaggio (scherzo). Per me la vera sfida è stata onorare ciò che avevano scritto Shannon Tindle e Marc Haimes. Già presentarmi nella sala di doppiaggio da solo con sette di loro dall’altra parte del vetro e vederli confabulare ma non riuscire a sentire cosa si stanno dicendo, mentre fanno il pollice verso il basso e non capisci… è stata una grande sfida (ride). Devi avere la sicurezza dentro di te per affrontare tutto a testa alta. Quindi l’ego ha aiutato (ride).
Gedde Watanabe: Mai guardare oltre il vetro, è la prima regola! (ride)
Tamlyn Tomita: Prendi quello che c’è e usalo a tuo vantaggio! (ride)
Gedde Watanabe: Per me credo sia stato credere di poter essere il Professor Sato. Forse è anche l’età, sto invecchiando, e quindi è giusto mi abbiano scelto per questo ruolo (ride).
Ma, aggiungiamo noi, è anche l’esperienza e nel film si percepisce tutta.
L’intervista ai registi di Ultraman Rising
Come avete scelto il tipo di animazione da usare?
John Aoshima: Siamo molto fan del mondo giapponese di manga e anime, quindi ci siamo ispirati al character design di Leiji Matsumoto (Capitan Harlock), Katsuhiro Ōtomo (Akira), addirittura Hideaki Anno (Neon Genesis Evangelion). C’erano molte reference e ispirazioni da equilibrare con la nostra passione per la cultura e animazione giapponese.
Shannon Tindle: È stata una mera scusa per nerdare su ciò che ci appassiona sostanzialmente (ride). Inoltre, nonostante ci fosse uno stile, volevamo che le performance dei personaggi fossero autentiche, come ad esempio i momenti padre-figlio tra Ken e il Prof. Sato. Non si parlano, non riescono a comunicare, hanno un percorso da affrontare e volevamo che risultasse credibile e realistico, basato su conversazioni che avremmo davvero nella vita reale in carne ed ossa in quella situazione.
Ci sono tanti omaggi e citazioni dei kaiju in Ultraman Rising, ad esempio Emi su un grattacielo come King Kong sull’Empire State Building. Vi siete divertiti ad inserirli lungo il film?
Shannon Tindle: C’è una sequenza in cui Emi tiene nella propria mano Ultraman e l’elicottero e l’abbiamo proprio chiamata “scena King Kong” durante le riprese (ride). Ma siamo anche dei grandi fan di Ultraman oltre che dei kaiju quindi abbiamo disseminato anche quelli, sulla serie originale e su Ultraseven, che è la mia preferita. Ad esempio il padre di Ken ha gli occhiali rossi come Dan Maboroshi. La macchina che guida è la Mazda Cosmo che è la stessa de Il Ritorno di Ultraman. Volevamo piazzare questi easter egg senza che distraessero dalla visione e dalla storia che stavamo raccontando.
John Aoshima: Ultraseven è anche la mia serie preferita. Abbiamo nerdato anche con gli easter egg! (ride)
La sfida più grande nel realizzare questo film?
Shannon Tindle: La più grande è stata sicuramente riuscire a realizzarlo (ride). La prima idea mi è venuta nel 2001 quindi ci sono voluti ben 23 anni! Ma in realtà la vera sfida è arrivata nella produzione vera e propria con Netflix. Le prime proiezioni di prova sono avvenute durante la pandemia. Ci sono molti membri della troupe che non abbiamo conosciuto mentre l’animazione è così collaborativa e interattiva; è bello essere in una stanza con altre persone, specialmente fare il montaggio da remoto è complicato. Per me quindi la vera sfida è stata riuscire a far passare delle idee e cercare di essere chiaro e specifico durante una call su Zoom.
John Aoshima: L’impegno che ci abbiamo messo è un elemento culturale nel renderlo il più possibile autentico e realistico anche nelle location ma essendo una produzione Covid non era semplice da realizzare. Nel team c’erano artisti giapponesi che conoscevano bene la città e artisti che vivevano a Tokyo; ci siamo basati sulla realtà di chi la conosceva al meglio, anche attraverso Zoom. Quella è stata forse la sfida più grande, e anche il più grande risultato (ride).
Senza fare spoiler, ci possiamo aspettare l’inizio di una nuova saga all’interno del franchise di Ultraman con questo film? Ne avete già iniziato a parlare con Netflix?
Shannon Tindle: Ho almeno altri due capitoli nella mia mente ma ora la palla passa a Netflix.
John Aoshima: La palla passa anche agli spettatori e ai fan, e quindi alle visualizzazioni che otterrà in piattaforma. Speriamo soprattutto di poter intercettare nuovo pubblico grazie al tema genitori-figli che è preponderante nella storia.