DOOMSDAY CLOCK | Recensione della maxiserie di Geoff Johns e Gary Frank
Geoff Johns e Gary Frank scrivono un ideale seguito di Watchmen, riuscendo nella missione impossibile di intersecarlo con l’universo di Superman & soci…!
Pubblicato il 20 Giugno 2024 alle 09:00
Autori: Geoff Johns (testi), Gary Frank (disegni)
Formato: 20.5X31, 496pp., C. con cofanetto, colori
Prezzo: 65,00 euro
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Casa editrice: Panini Comics
Data di pubblicazione: 20 giu. 2024
Confrontarsi con un’opera monumentale come il Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons richiede senza dubbio una buona dose di coraggio. Ma forse proprio il demiurgo assoluto dell’universo Dc, quel Geoff Johns responsabile del rilancio di quasi tutti i principali personaggi della casa editrice e di sconvolgimenti alla continuity con eventi come Crisi Infinita e Flashpoint, era probabilmente la persona più adatta a gettarsi in questa mission impossible…
Doomsday Clock è una maxiserie in dodici numeri, che prosegue a tutti gli effetti le vicende narrate quasi quarant’anni fa da Moore e Gibbons, ma con un intento ancora più coraggioso e ambizioso: intersecare quel cupo universo con quello dei supereroi Dc, con esiti ovviamente esplosivi ed eclatanti.
Johns infatti ipotizza che il folle e machiavellico piano di Adrian Veidt, alias Ozymandias, non abbia avuto a lungo termine gli effetti sperati, tanto che il mondo ha ricominciato a farsi la guerra e a minacciarsi, una volta svelato chi c’era dietro alla presunta “invasione aliena” che aveva provocato migliaia di vittime anni prima.
Vedendo il suo enorme castello di carte crollare, Veidt decide allora di cercare l’unico essere in grado di porre fine a tutte le guerre, ovvero il potentissimo Dr. Manhattan, unico personaggio dotato di superpoteri dell’universo di Watchmen. Per raggiungere il suo scopo, però, Ozymandias convocherà con l’inganno anche un nuovo Rorschach, che si scoprirà avere un legame indiretto con Walter Kovacs, il vigilante mascherato originale ucciso dal Dr. Manhattan, e due stravaganti criminali che si fanno chiamare Mimo e Marionetta.
Questi ultimi due vengono introdotti proprio da Johns e ricordano molto l’immaginario folle di Harley Quinn e Joker, con cui non a caso avranno a che fare più avanti, ma verranno tirati in ballo da Veidt per aver stimolato qualcosa di vagamente sentimentale in Dr. Manhattan, il quale resterà comunque il punto nevralgico di tutto il racconto, insieme a Superman.
Era inevitabile, infatti, che due esseri così potenti e carismatici alla fine si scontrassero, una volta finiti nello stesso mondo, ma il loro scontro non sarà tanto fisico, quanto psicologico e motivazionale.
L’algido Dr. Manhattan è un essere in grado di manipolare lo spazio-tempo e qualsiasi cosa attorno a lui. Un potenziale talmente elevato a sua disposizione, che finisce per estraniarlo completamente dalle basse e puerili problematiche umane, tanto da non provare più empatia o affetto nei confronti di nessuno.
Superman al contrario è l’emblema del supereroe, ovvero colui che darebbe la sua stessa vita pur di salvare il prossimo e combattere per il bene comune e la giustizia. Un vero baluardo di speranza, che incarna tutti i valori più puri dello spirito americano, nonché un esempio da seguire e imitare, in grado di infondere fiducia e positività in chiunque lo guardi.
La sfida di Johns, dunque, consiste proprio nel ribaltare quella visione così cinica e disincantata di Moore, trasformandola in qualcosa di più positivo. Una luce di speranza, anche quando tutto sembra crollare e andare in pezzi, che solo un vero supereroe riesce a infondere, anche negli animi più aridi e restii.
Pur ricalcando lo stile e le tematiche di Watchmen, Doomsday Clock è comunque un racconto ambientato nell’universo Dc, dove i supereroi sono la regola e non l’eccezione, come nel caso del Dr. Manhattan, e i loro valori sono ben diversi rispetto a quelli dei personaggi immaginati da Moore, che di fatto erano quasi degli anti-eroi, tanto erano ambigui e violenti.
Ecco perché Moore probabilmente non avrebbe acconsentito a un’operazione del genere, che si discosta fin troppo dalla sua visione originale, dove l’archetipo del supereroe viene smontato pezzo per pezzo, mostrandone soprattutto le mancanze e le debolezze, tipiche delle persone comuni, se non peggiori, visto che nel loro caso sono ancora più accentuate ed esponenziali.
Non aspettatevi, dunque, la stessa carica eversiva e dirompente di Watchmen anche in Doomsday Clock, ma se la prendete come una normale storia di supereroi, allora non rimarrete delusi. Johns infatti riesce a costruire comunque un solido racconto, inserendo molti elementi e più livelli di narrazione, dato che attinge a piene mani da entrambi gli universi.
Come detto all’inizio, non era certamente un’impresa facile, anzi, potremmo dire quasi “suicida”, ma nonostante tutto lo scrittore conferma la sua grande abilità e conoscenza del mondo Dc, tirando le fila sostanzialmente di tutte le varie Crisi e sconvolgimenti multiversali che hanno caratterizzato la casa editrice di Burbank da almeno quarant’anni ad oggi, senza dimenticare la sua amata Justice Society of America o la Legione dei Super-Eroi…
Per di più, si riforma l’accoppiata vincente di Batman: Terra Uno e Superman: Origini Segrete, con uno strepitoso Gary Frank al tavolo da disegno, il cui tratto realistico e raffinato ricorda senza dubbio quello del grande Dave Gibbons.
Di quest’ultimo Frank riprende anche l’impostazione delle tavole, rigorosamente suddivise in griglie da nove vignette rettangolari, che solo raramente spaziavano in campi lunghi e vignette più grandi. Di certo non sarà stato facile per Frank incasellarsi in spazi così ristretti, ma il suo impeccabile storytelling gli ha permesso di non sfigurare affatto rispetto al suo predecessore, regalandoci tavole di grande intensità.
Doomsday Clock si può definire quindi una lunga “esperienza immersiva” che merita di essere vissuta, soprattutto se si ama l’universo Dc, ma anche quello di Watchmen. Un racconto epico e coinvolgente, con rimandi fin troppo realistici, ahimé, alla nostra situazione geopolitica attuale. Geoff Johns non è Alan Moore, ma senza dubbio uno dei più validi e brillanti scrittori di comics del nostro tempo.
In Breve
Storia
8
Disegni
8.5
Cura editoriale
8