Echo, intervista alla regista Sydney Freeland della serie Marvel su Disney+

La serie segna la prima supereroina sorda e nativa americana protagonista ed è tutta disponibile dal 10 gennaio.

Pubblicato il 10 Gennaio 2024 alle 11:46

Nessuna malvagità rimane impunita a partire dal 10 gennaio 2024, quando Echo farà il suo debutto su Disney+. La serie, spin-off di Hawkeye e composta da cinque episodi, racconta la storia di Maya Lopez (Alaqua Cox), inseguita dall’impero criminale di Wilson Fisk (Vincent D’Onofrio). Quando il suo viaggio la riporta a casa, Maya deve confrontarsi con la propria famiglia e la sua eredità.

Tutti e cinque gli episodi sono disponibili in streaming il 10 gennaio, segnando così la prima volta in cui una serie targata Marvel Studios debutta con tutti gli episodi al momento del lancio. Accanto a Alaqua Cox, prima supereroina sorda, disabile e nativa americana protagonista di una serie tv, nel cast di Echo troviamo altri interpreti indigeni.

Tra questi: Chaske Spencer (Wild Indian, The English), Graham Greene (1883, Goliath), Tantoo Cardinal (Killers of the Flower Moon, Stumptown), Devery Jacobs (Reservation Dogs, American Gods), Zahn McClarnon (Dark Winds, Reservation Dogs), Cody Lightning (Hey, Viktor!, Four Sheets to the Wind).

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DURANT, OKLAHOMA – NOVEMBER 03: Sydney Freeland attends the Echo – Choctaw Powwow Special Screening Event on November 03, 2023 in Durant, Oklahoma. (Photo by Brett Deering/Getty Images for Disney)

Gli episodi della serie sono diretti da Sydney Freeland (Navajo) e Catriona McKenzie (Gunaikurnai). I produttori esecutivi sono Kevin Feige, Stephen Broussard, Louis D’Esposito, Brad Winderbaum, Victoria Alonso, Richie Palmer, Jason Gavin (Blackfeet), Marion Dayre e Sydney Freeland. I co-produttori esecutivi sono Jennifer L. Booth e Amy Rardin.

Per l’occasione abbiamo incontrato su Zoom Sydney Freeland ed ecco cosa ci ha raccontato nella nostra video intervista.

Echo, intervista alla regista Sydney Freeland della serie Marvel su Disney+

Questa serie Marvel è più dark. Come avete affrontato questo aspetto con gli attori durante le riprese?

Penso che quando sono entrata nel progetto uno degli aspetti più interessanti sul personaggio di Maya Lopez era che fosse una villain. Viene introdotta in Hawkeye e quando la Marvel mi propose il progetto, quello era l’aspetto più interessante per me. Ci permetteva di esplorare sfumature di grigio differenti come le motivazioni del personaggio e così via, e la Marvel rispose di continuare su quella strada.

Esporare quel percorso. Prima di tutto veniva dalla storia e dai personaggi ma quello poi ci ha permesso di raccontare una storia che fosse più avida, più terrena, e più violenta. Ma è proprio questo il punto. Nella nostra serie vogliamo mostrare che i personaggi sanguinano, si feriscono e muoiono. Ci sono vere conseguenze umane a ciò che succede nel nostro mondo con la posta che c’è in gioco. Speriamo che questo alzi l’asticella.

Uno degli aspetti che più mi ha colpito è che l’andare avanti e indietro tra il punto di vista degli altri personaggi che possono sentire e quello di Maya che è sorda. Per lei il mondo è sempre silenzioso. Come avete gestito questo aspetto?

È stato interessante perché arriviamo in un momento della serie in cui percepiamo il mondo attraverso la prospettiva di Maya ed entriamo nella sua sordità. Il suono sparisce. Sentiamo e percepiamo solamente specifici suoni che speriamo risultino autentici alla comunità sorda. È stato qualcosa che non era in programma fin dall’inizio. È venuto fuori organicamente durante il processo di lavorazione. Proprio come la messa in scena dell’ASL, la lingua dei segni americana, e penso stia tutto nella rappresentazione. Per noi era imperativo quell’aspetto. Dovevamo avere sceneggiatori sordi nella writers room. Dovevamo avere consulenti sordi dietro le quinte. Dovevamo assicurarci che i nostri attori sordi fossero davvero tali e lo stesso valeva per gli attori nativi americani. Un concetto raro, lo so.

Ma uno degli aspetti positivi che è venuto fuori è che quando abbiamo iniziato a prepararci per il progetto, me inclusa, abbiamo tutti preso lezione di ASL e una delle più belle cose che ho imparato è che quando comunichiamo come adesso, io ti sto parlando con la mia voce e le parole che vengono fuori dalla mia bocca sono il testo. Il modo in cui le sto esponendo sono il sottotesto. L’ASL funziona in modo diverso perché la voce e i segni sono il testo, il viso e l’espressione facciale sono il sottotesto. Quindi per capire il contesto di ciò che si sta comunicando questa dovrebbe essere l’inquadratura. Così puoi vedere il viso e i segni. Proprio perché questo vale per Maya Lopez deve valere anche per gli altri personaggi. In quel caso così abbiamo determinato come muoverci nella serie. Sono stata molto contenta del risultato.

Quando ho intervistato Jessica Gao per il finale di She-Hulk mi ha raccontato della responsabilità nel riportare Daredevil nell’MCU. Hai provato lo stesso anche per Kingpin mentre aspettiamo Daredevil: Born Again?

È sempre complicato avere a che fare con personaggi così prominenti. Hai la responsabilità verso i fan dell’MCU e vuoi dar loro giustizia ma allo stesso tempo devono servire la storia ed essere parte di Echo. Quindi tutto doveva arrivare a quello partendo da quello. Questa è sempre stata la nostra motivazione e se non avessimo trovato un modo per fare così e raccontare quella storia avremmo seguito un’altra direzione.

È pur sempre la storia di Maya, del resto.

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