Come diventare illustratore di livello internazionale. Intervista a Lorenzo Sangiò

Pubblicato il 29 Dicembre 2023 alle 09:10

Diventare illustratore, come anche fumettista, è da sempre uno dei più grandi sogni di chi ama disegnare. Per riuscire a trovare il proprio spazio in questo campo bisogna avere diverse qualità. Infatti, non basta unicamente saper disegnare per poter emergere. Oltre al talento servono molte altre caratteristiche che permettono di riuscire nell’impresa di poter trovare un lavoro in questo campo, e anche vivere di questo lavoro. Nel corso di questa intervista cercheremo di capire come si può diventare illustratore. E come poterlo fare se non intervistando un illustratore che è riuscito in questa impresa e con un grande successo di risonanza internazionale?

Per chi non lo conoscesse, Lorenzo Sangiò è stato inserito tra le Eccellenze italiane della nuova generazione di illustratori per ragazzi della Bologna Children’s Book Fair. La sua carriera inizia dopo essersi diplomato in Arti Visive presso l’Accademia di Belle Arti di Brescia. I primi passi cominciano nel 2016 quando vince il premio “Battello a Vapore” e l’anno successivo il premio “Notte di Fiaba”.

Nel 2018 Lorenzo espone a Sarmede e Parigi. Il 2019 il suo progetto di tesi, I tre porcellini, per il Master Ars in Fabula viene pubblicato dalla casa editrice milanese Carthusia, a cui segue Se riesco io, puoi farcela anche tu nel 2020. Nello stesso anno vince il premio “Illustratore dell’anno” promosso da Città del Sole con cui pubblica il Calendario l’anno successivo. Attualmente lavora con diverse case editrici, in Italia e all’estero. Ed è inoltre docente di illustrazione sulla piattaforma Domestika e anche alla scuola Ars In Fabula di Macerata.

Tra i suoi albi illustrati usciti da poco, abbiamo di recente recensito Pango e Dillo, scritto da Francesca Ortona ed edito da Il Castoro. E anche Il superpotere delle storie, scritto da Didier Lévy, tradotto da Maria Bastanzetti e pubblicato da Terre di Mezzo. Comunque, per chi si fosse interessato al lavoro di questo talentuosissimo illustratore e volesse seguire i suoi lavori e nuovi libri in uscita, può farlo sulla sua pagina Instagram Facebook. Ma ora è il momento di entrare nel merito dell’intervista e addentrarci un po’ nell’argomento in questione.

Ciao Lorenzo, parlaci un po’ di te. Quando e come è nata la tua passione per l’illustrazione? Che studi hai fatto per diventare illustratore?

Ho cominciato ad appassionarmi veramente all’illustrazione il primo anno di Accademia di Belle Arti. Pur avendo sempre avuto la casa piena di albi illustrati, non avevo mai considerato questo lato del disegno come una possibile carriera. Durante il corso di illustrazione in Accademia, durato solo una manciata di mesi, ho riscoperto questo mondo e, dall’oggi al domani, ho deciso sarebbe stata la mia strada. Nel 2016, appena finita l’Accademia, sono andato per la prima volta alla Bologna Children’s Book Fair.

Ho iniziato subito dopo ad inseguire workshop in giro per l’Italia, partendo da Davide Calì, seguito poi da Isabella Mazzanti, Joanna Concejo e Roger Olmos. Nel 2017, mi sono iscritto al Master in Illustrazione Editoriale presso la scuola Ars In Fabula. Questo percorso è stato una vera svolta, ho conosciuto tanti giovani illustratori che con il tempo sono diventati grandi amici e la scuola stessa mi ha dato solidissime basi per lanciarmi in questa professione.

Quali sono i tuoi illustratori preferiti e di riferimento?

Ne ho talmente tanti! Faccio una carrellata con quelli che sono tra i miei preferiti: Mariachiara Di Giorgio, Marc Majewski, Veronica Ruffato, Seong Ryul, Manuele Fior, Tsuchika Nishimura, Benjamin Chaud, il duo Atelier Sento, il duo Kerascoët, Qin Leng, Anne Brouillard.

Ho notato che nei tuoi libri ci sono diverse citazioni tratte da manga e anime. Quali sono i tuoi riferimenti in questi ambiti invece?

Ne inserisco sempre tantissimi e credo sia quasi impossibile trovarli tutti. Sono come dei piccoli easter egg e mi diverto a nasconderli qua e là nei miei libri. Nel mio libro “Le Petits Trésors de Satoshi” mi sono sbizzarrito perché è ambientato a Tokyo e quindi si prestava benissimo a questo gioco. In altri libri sono invece più nascosti. In “La desastrosa aventura de una cáscara de plátano” (edito da Flamboyant) ho inserito un personaggio che suona una scopa come fosse una chitarra, come faceva Kenji Endo bambino in 20th Century Boys. O ancora in “Les Super Pouvoirs Des Histories” c’è il protagonista gatto che ad un certo punto indossa una tuta che rimanda al costume di Saitama.

Ora che ci penso ho inserito un personaggio pelato con l’iconica felpa bianca e rossa di Saitama anche nel libro di Flamboyant di cui ho appena parlato. Ho guardato, studiato e preso come riferimento molto della produzione nipponica. Tra i tanti ci sono: i manga di Miyazaki degli anni ’80/primi ’90 che pubblicava sul magazine Model Graphix, il lavoro di Kazuo Oga, il primo Toriyama e Yoshito Usui.

Quando hai capito invece che questo poteva essere il tuo lavoro?

Quando ho iniziato a guadagnarci qualcosa che somigliava sempre più a uno stipendio! Parlare di soldi è sempre un po’ scomodo ma il grande scoglio in questo lavoro è proprio riuscire a viverci. Nonostante questo aspetto, che purtroppo conoscevo fin dall’inizio, sono sempre stato deciso che in un modo o nell’altro sarebbe stato il mio lavoro.

Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nel tuo percorso da illustratore?

Inizialmente, dopo i primi libri pubblicati in Italia, non avevo un’idea chiara di quale direzione avrei preso, e il progetto di vivere esclusivamente di questo lavoro sembrava impensabile. Poi mi ha contattato un editore francese che mi ha preso sotto la sua ala, mi ha fatto pubblicare diversi libri con storie che mi piacevano, che valorizzavano i miei disegni e mi ha aperto al mercato francese, un po’ più movimentato di quello italiano.

Naturalmente non è andato sempre tutto liscio, ho passato mesi interi senza quasi uscire di casa per rispettare le scadenze e ho adottato uno stile di vita estremamente stacanovista. Tutt’ora sono ancora in questo limbo di continue deadline che mi inseguono senza sosta, infatti il calendario che ho già preparato per l’anno prossimo sarà più tranquillo. A volte è difficile trovare l’equilibrio giusto ma io sono ancora all’inizio di questa carriera quindi credo che con il tempo le cose miglioreranno e riuscirò a bilanciare bene tutto.

Nel corso della tua carriera hai anche avuto un’evoluzione stilistica. Come mai hai cambiato il tuo stile di illustrazione e come lo vedi, e ti vedi, nel futuro?

Lo stile è qualcosa che matura con gli anni e cerco di non pensarci troppo. Inizialmente, quando ci si approccia all’illustrazione, c’è molto questo mito dello “stile” e il mio consiglio è di lasciarlo perdere da subito, rischia di diventare più una gabbia che una guida. Preferisco sempre parlare di “tratto” o di “segno” quando parlo di me o di altri illustratori.

Tornando alla tua domanda, penso semplicemente di aver sviluppato i miei gusti stilistici in una direzione diversa rispetto ai primi anni in cui mi approcciavo all’illustrazione. A volte lo stile si adatta anche a quelle che sono le nostre esigenze del momento. Per esempio io all’inizio usavo molto i pastelli ma ci mettevo troppo tempo per finire un libro e non era il modo di lavorare più adatto a me, mi annoiavo a metà lavoro. Cercavo un tratto più fresco e spontaneo. Non che non si possa ottenere con i pastelli ma non funzionavano per me, quindi mi sono buttato su altro. Non so cosa o come disegnerò in futuro, ci sono tantissime cose che vorrei sperimentare!

diventare illustratore 2

Qual è, o quali sono, gli albi che ti hanno dato più soddisfazioni illustrandoli e di cui vai più fiero?

Dico “L’incroyable tour du monde du chat Bébert”, “Les petits trésors de Satoshi” e il duo “Le super pouvoir des chansons” e “Le super pouvoir des histoires”. Il primo perché mi ha permesso di esprimere appieno il mio amore per i gatti e perché ci sono diverse tavole in acquerello di cui sono davvero fiero. Il secondo perché è ambientato in Giappone. Il terzo perché mi ha permesso di lavorare molto sul mix tradizionale-digitale già sperimentato con “Le super pouvoir des histoires” e infine quest’ultimo perché mi ha regalato la selezione in fiera a Bologna. Di questi solo l’ultimo citato è arrivato in Italia, mi piacerebbe vedere presto anche gli altri!

Guardando la tua produzione, si nota che sei molto legato ad alcuni soggetti e tematiche, quanto è importante per te che gli albi che illustri abbiano questa tua impronta?

Diciamo che con il tempo ho capito cosa mi piace e ricerco il più possibile quello. Difficilmente accetto storie troppo poetiche o troppo moraliste. Mi piacciono le storie che raccontano la vita o un’avventura di un personaggio. Generalmente preferisco disegnare animali solo perché mi riescono meglio, ma sto allenando anche il mio tratto sugli umani per non avere limiti in questo senso.

Tu hai pubblicato ormai molti albi, sia in Italia ma soprattutto all’estero. Come ti sei trovato a lavorare come illustratore per case editrici straniere?

Per ora, benissimo! Ho principalmente lavorato in Francia, dove il mercato dell’albo illustrato è estremamente vivace, e questo ha fatto un po’ esplodere il mio lavoro.

Cosa ti sentiresti di consigliare a chi vuole intraprendere la carriera da illustratore?

Suggerisco di mettersi alla prova fin da subito e di vedere se l’illustrazione è davvero la strada giusta per sé. Questo campo offre molte possibilità, e ognuno deve trovare la propria direzione. Quella che si adatta meglio al proprio modo di lavorare e alla propria visione di questo lavoro. Se l’obbiettivo è quello di diventare illustratore o illustratrice di albi illustrati consiglio di approcciarsi a questo mondo frequentando inizialmente un corso.

Questo fornirà una base solida su come funziona il lavoro dietro a un progetto per una pubblicazione editoriale. Poi consiglio di provare a partecipare a concorsi di illustrazione. In Italia ne abbiamo tanti e sono una buona palestra per mettersi alla prova. E infine sembra scontato ma bisogna disegnare, disegnare e ancora disegnare.

A cosa stai lavorando attualmente? Ci puoi spoilerare qualcosina?

Non so quanto posso dire ma correrò il rischio! Sto lavorando a un libro con Terre di Mezzo scritto da Dario Pomodoro. Uno di cui non so quanto posso dire davvero, quindi starò zitto. E due che inizierò nei prossimi mesi: il terzo della serie “Super Pouvoir” e uno su un testo bellissimo di Davide Calì.

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