Camelot 3000 | Recensione dell’opera di Barr e Bolland

La prima maxiserie DC pubblicata senza il Comics Code torna in una nuova prestigiosa edizione

Pubblicato il 9 Luglio 2023 alle 14:00

Autori: Mark W. Barr, Brian Bolland
Casa Editrice: Panini Comics
Provenienza: America
Prezzo: € 35,00
Cartonato a colori 18.3X27.7 – 320 pagine
Data di pubblicazione: 25/05/2023

Tobia Brunello
Tobia Brunello
2023-07-09T14:00:48+02:00
Tobia Brunello

Autori: Mark W. Barr, Brian Bolland Casa Editrice: Panini Comics Provenienza: America Prezzo: € 35,00 Cartonato a colori 18.3X27.7 – 320 pagine Data di pubblicazione: 25/05/2023

Camelot 3000 è un’opera decisamente troppo spesso ignorata quando si parla dell’evoluzione della storia del fumetto americano, ma questa maxiserie in 12 episodi di Mike W. Barr e Brian Bolland, riproposta oggi in un bel volume DC Deluxe, è stata uno spartiacque per innumerevoli ragioni.

Innanzitutto è stata, nel 1982, la prima serie DC realizzata espressamente per il direct market, ovvero venduta esclusivamente attraverso il nascente mercato delle fumetterie americane senza passare per newsstand o grocery store.

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Di conseguenza è stata anche la prima serie DC Comics ad uscire senza l’approvazione della Comics Code Authority e che si è potuta permettere di saltare qualche scadenza (si sarebbe conclusa solo nel 1985) per consentire a Brian Bolland di realizzare tutti gli episodi mantenendo sempre lo stesso standard qualitativo. In un certo senso, in Camelot 3000 possiamo vedere i primi semi che avrebbero portato alla nascita della Vertigo una decina di anni più tardi. 

La storia inoltre, ambientata nel lontano futuro del 3000, è completamente slegata dalla continuity del DC Universe, rendendola più affine alla produzione che avrebbe portato alla nascita della Vertigo sul finire degli anni ‘80 che al resto della produzione DC. Affinità data anche dalla presenza di un disegnatore come Brian Bolland, che avrebbe poi firmato una delle opere più adulte e impattanti di Batman, The Killing Joke scritta da Alan Moore, prima di diventare uno dei più rinomati copertinisti del mercato proprio su alcuni storici titoli Vertigo come Animal Man e The Invisibles.

La storia parte da un’idea abbastanza semplice, ovvero il ritorno di Re Artù dalla morte nell’anno 3000, momento in cui la Terra sta soccombendo ad un’invasione aliena (e l’Inghilterra è il primo territorio a cadere sotto gli attacchi alieni) e la sua fondazione di una nuova Camelot. L’ambientazione ricorda molto le storie Marvel dei Guardiani della Galassia e di Killraven (e infatti nell’introduzione Barr dice che aveva proposto la storia per una rivista Marvel in bianco e nero).

Risvegliato dal suo sonno da giovane inglese Tom Prentice, si dirige a Stonehenge per risvegliare Merlino, il quale poi li manda a risvegliare i ricordi di alcuni membri della Tavola Rotonda reincarnati: in breve tempo ad Artù e Tom si uniscono le versioni moderne di Ginevra, Lancillotto, Galahad, Caio, Galvano, Parsifal e Tristano. Ma come Artù e Merlino così anche Morgana e Mordred tornano in scena portando avanti i loro piani contro i Cavalieri della Tavola Rotonda, nel mezzo dell’invasione aliena.

Quello che colpisce è l’attualità di certi temi proposti, cose che al giorno d’oggi farebbero inalberare i fanatici dell’alt-right, sproloquiando di “dittatura del politicamente corretto” e cose simili: in questa serie dei primi anni ‘80 abbiamo una condanna del populismo che ha portato ai tagli alla spesa per l’esplorazione spaziale e la ricerca, un gruppo di Cavalieri della Tavola Rotonda multietnico con un Galahad giapponese e un Galvano sudafricano, una certa satira sul potere americano (con un presidente texano armato di revolver e sordo al dissenso), una Ginevra che rifiuta il ruolo di damigella ai margini dell’azione e assume un ruolo  più che attivo nella vicenda, un ex-fidanzato che diventa uno stalker violento incapace di accettare la fine della relazione, un Tristano transessuale alle prese con la dismorfia che vive in un corpo femminile che non riconosce come suo (concetto che Barr avrebbe poi esplorato nuovamente negli anni ‘90 con Mantra, il suo personaggio creato per l’Ultraverse).

Il tutto impreziosito dai disegni di Bolland, alla sua prima grande prova per il mercato statunitense dopo essersi imposto in Inghilterra con Judge Dredd. L’unica cosa Se nei primi capitoli, probabilmente per meglio rispettare le scadenze, il disegnatore britannico sacrifica un po’ gli sfondi per donarci delle figure dettagliatissime e dalla grande espressività, con il proseguire della storia e il cambio di inchiostratori (da Bruce Patterson a Terry Austin, con l’apporto di Dick Giordano nel sesto capitolo) e la rarefazione delle uscite (possibilità data dal direct market, che permetteva di poter avere una periodicità irregolare) il livello di dettaglio aumenta ancora donandoci scene di lotta e paesaggi alieni di altissimo livello.

In Breve

Storia

7.5

Disegni

8

Cura editoriale

7.5

7.5

Punteggio Totale

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