L’evoluzione degli anime: da un prodotto di nicchia ad uno di successo

Dalla nicchia di appassionati fino ad arrivare al grande pubblico

Pubblicato il 22 Dicembre 2022 alle 15:00

Anime e manga hanno avuto un evoluzione non indifferente nel corso degli anni, e da qualche tempo sono il prodotto più apprezzato dalle nuove generazioni e anche da quelle più navigate, avvezze a questo meraviglioso mondo che aveva un volto diverso qualche anno fa.

Ora è forse difficile inquadrare nuovamente quel periodo ma allo stesso tempo è proprio lì che ha iniziato a svilupparsi il tutto.

In un mondo dove ogni editore e ogni piattaforma streaming vuole accaparrarsi un titolo riguardante questo medium, dobbiamo fare un passo indietro per ripercorrere un passato diverso da questo attuale, che ha dato il via all’evoluzione e quindi al risultato odierno.

Sul finire degli anni settanta/ottanta/novanta e l’inizio del 2000 esistevano comunque degli anime famosi tra il pubblico, ma allo stesso tempo si contavano sulle dita di una mano.

Mazinga, Saint Seiya, Yu-Gi-Oh, Beyblade, Dragon Ball, Pokémon, Lupin III Doreamon, Arale e pochi altri erano conosciuti al grande pubblico, mentre il resto era nicchia. L’Uomo Tigre, Ken Il Guerriero, Mila & Shiro, Slam Dunk, Trigun, City Hunter e via discorrendo erano riconosciuti per il loro valore ma di certo non avevano il successo che meritavano.

Gli inizi

Basti solamente pensare che opere attualmente amate e riconosciute dal grande pubblico in questi tempi, come accaduto per Ashita no Joe (Rocky Joe) all’epoca in Italia a stento era amato dalla nicchia di appassionati, questo per farvi capire a quanto possa servire dare “nuova linfa vitale” a storie del genere.

Con questo non vogliamo dire che un 20, 30 anni fa non esistevano anime famosi, visto che oltre quelli citati possiamo anche parlare dei “robottoni” di Go Nagai, un fenomeno mondiale diventato un cult intramontabile. Ma dove vogliamo arrivare?

Chi ha vissuto quei tempi sa il successo delle opere appena citate, ma è anche consapevole che 1 su 1000 raggiungeva quell’obiettivo, mentre tutto il resto rimaneva racchiuso in un pungo di appassionati di manga e anime. Come ben sapete oggi non è così.

La “fortunata” evoluzione del medium

Successivamente a Dragon Ball, Slam Dunk e altri arrivarono tra i più noti anche Naruto, Bleach, Death Note, FMA e tutti quei prodotti animati facenti parte del palinsesto di MTV ANIME NIGHT, una delle trasmissioni più seguite durante i primi anni duemila. Insomma altri tempi, altri veicoli, altri medium.

Giocattoli, astucci, zainii, gadget vari e via discorrendo aiutavano l’economia dei franchise in questione, e giochi di carte come Pokémon, Yu-Gi-Oh! Oppure giochini ispirati al mondo di Beyblade, videogiochi e quant’altro, ovviamente portavano altri prodotti sul mercato anime, anche se la controparte cartacea non brillava molto spesso.

Oggi abbiamo un discorso diverso a tal proposito, anche se sostanzialmente l’anime ha sempre più successo rispetto al manga, ma ovviamente essendo quello della “visione” un azione più diffusa ecco che gioca a vantaggio del prodotto.

I manga più venduti in Italia erano quindi frutto di azioni di marketing eseguite da emittenti come Mediaset o appunto MTV, e quindi tra i titoli più ambiti avevamo sempre Dragon Ball, One Piece, Death Note, discretamente Slam Dunk, FMA, Arale, Saint Seiya e più o meno i cult che ancora oggi hanno un nome anche tra il grande pubblico.

Sicuramente queste manovre hanno dato una spinta non indifferente al medium, e se oggi abbiamo tutta questa affluenza è grazie anche agli azzardi delle emittenti televisive nel corso della storia, ricordandovi che forse non gli abbiamo mai dato il giusto merito.

Vogliamo rammentare anche la trasmissione di Berserk su Italia Uno quando ancora era un manga di nicchia, questo per ampliare e dimostrare il lavoro antecedente svolto dall’emittente televisiva: credere nella qualità quando tutti la snobbavano.

La censura non è gradita ma ha contribuito alla diffusione di alcuni manga cult – L’evoluzione degli anime: da un prodotto di nicchia ad uno di successo

Dulcis in fundo non è mai gradita la censura e sicuramente rovina l’esperienza e la fruizione totale della storia così come l’ha ideata l’autore, ma se ci pensate bene è stata anche la manovra che ha accolto il grande pubblico in un periodo storico dove manga e anime era qualcosa di nicchia destinata solamente a un determinato tipo di pubblico.

Dragon Ball, Saint Seiya, Naruto, One Piece e tutti gli altri battle shonen erano trasmessi in orari dove bambini, anziani e famiglie in generale si sedevano a tavola, e quindi evitare determinate scene violente era d’obbligo.

Per le libertà di traduzione e le sigle cantate in italiano beh, essendo in un periodo in cui la fruizione e la concezione del medium era poco solida, si cercava di adattare il prodotto alla mentalità attuale e in un certo senso alla preparazione culturale del pubblico italiano, che ovviamente era diverso rispetto a oggi.

Forse 20 anni fa lasciare determinate scene violente nell’ora di pranzo avrebbe vietato una mamma nel lasciar guardare Dragon Ball al figlio per esempio, privandolo poi di tutto quello annesso alla controparte riguardante i gadget.

Le sigle italiane hanno giocato un ruolo importante per la diffusione del medium ovviamente, dato che hanno cresciuto numerose generazioni ancora oggi amanti di quelle sigle.

L’evoluzione degli anime: da un prodotto di nicchia a uno di successo

Tutto questo descritto nell’articolo anche se non sembra ha posto delle solide basi al medium anime, dando una mano alla diffusione del medesimo in terra nostrana.

Stesso lavoro è stato svolto anche dagli adattamenti e dalle censure italiane, che hanno appunto “immesso” in un certo senso una generazione e un pubblico non ancora pronto per un determinato prodotto, anche se da amanti e puristi di anime e manga di certo non appoggiamo la scelta, ma da un lato commerciale è stato giusto così.

L’avvento delle piattaforme streaming e del digitale, insieme al cambio generazionale ha aperto un mondo diverso allo spettacolo degli anime, e così come le serie TV anch’esse di nicchia una ventina di anni fa, il medium è diventato uno dei più popolari e con l’aumento dei guadagni è arrivato ovviamente l’interesse delle aziende.

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