Crocevia, uno dei manga più importanti che ha dato inizio al genere “Gekiga”

Crocevia è la massima espressione del "Gekiga"

Pubblicato il 26 Ottobre 2022 alle 10:00

Crocevia è una raccolta del mangaka Yoshihiro Tatsumi che ha dato il via a quello che poi sarebbe stato il genere “Gekiga” un tipo di racconto dedicato alle menti più adulte, in opposizione a quanto creato in precedenza con il medium che sostanzialmente era diretto a un pubblico più giovane.

Questo genere è nato intorno agli anni ’60 e letteralmente dal giapponese si può tradurre con “Immagini drammatiche” visto che la sua nascita è allegata a un determinato periodo abbastanza complesso per la popolazione nipponica.

Quest’ultimo aveva appunto l’obiettivo di distinguersi dal manga destinato a un pubblico più giovane durante il dopoguerra, ricalcando situazioni strazianti, complesse e concetti rivolti a un pubblico adulto; sia per personaggi, scene e scrittura.

Tra le prime storie fautrici di questo genere, o meglio quello che più dimostrano tutta la potenza del genere, di certo troviamo Crocevia, una raccolta massacrante di racconti drammatici, capaci di dipingere un Giappone mai visto prima in quel periodo, che calca le sconfitte, le solitudini, i fallimenti e la vita ai margini dei personaggi.

Tutta l’essenza e il culmine del maestro Tatsumi si concentra qui, in questi sei racconti presenti nel libro “Crocevia” di Coconino Press (In Italia), una raccolta importante non solo per il genere in se ma anche per il medium inteso come arte sequenziale in generale, visto che parliamo di una struttura complessa e stratificata che ancora oggi rimane purtroppo attuale.

Crocevia dipinge le sconfitte e le “tenebre” degli anni ’60 giapponesi, ma oggi sono più attuali che mai

La potenza di queste storie e che hanno la capacità di restare immortali, immutate, dato il forte significato relegato all’esistenza, alla vita umana, che nonostante i tanti anni di evoluzione è rimasta tale sotto certi aspetti, aspetti mostrati, spolpati e “denunciati” anche all’interno di queste storie.

Una vita tra i margini, sviluppate e “depresse” all’interno dei subbugli e i quartieri malfamati più disgustosi del Giappone, che nel corso delle pagine “sentono” apprendono e fanno proprie delle storie drammatiche, distruttive, volte a dipingere una tela oscura e devastante della società nei confronti della propria gente, costretta a compiere azioni terribili e pensare soluzioni contrastanti con il proprio essere solamente per dar un contentino, o semplicemente per andare avanti.

I personaggi di queste vicende è come se fossero perseguitati da un enorme onda anomala che li segue, un’onda che prima o poi li travolgerà a meno che non riescano a trovare un varco, un buco, anche lurido dove rifugiarsi per sfuggire alla società, al decadimento a una vita non appartenente più ai loro attuali trascorsi.

Tavole e vignette “ravvicinate” evolvono il tratto stilistico del manga

Una volta discusso dell’essenza, del cuore e dell’anima di queste storie ovviamente passiamo al tratto, al disegno, all’impostazione delle tavole. Come accennato il “Gekiga” si pone come obiettivo quello di “opporsi” a tutti i canoni creati dal medium fumettistico nipponico e quindi in gioco entrano anche le tavole, lo stile.

Quello che inizialmente disegnava Tezuka fu cambiato, stravolto, e un tratto più maturo esplose in queste storie e visto la loro natura di certo non poteva essere altrimenti. Tatsumi infatti pone al centro della scrittura le influenze psicologiche dei suoi personaggi e per farlo ha bisogno anche delle espressioni, oltre che dei dialoghi.

Quindi, spesso ci troviamo di fronte a una struttura “ravvicinata” del tutto, dove le vignette fanno da contenitore alle emozioni umane, alle sensazioni dei personaggi, soprattutto quanto il dialogo non è presente e il tutto viene avvolto da una nube drammatica, scura, triste e depressa e l’unica arma da parte dell’artista sono appunto le espressioni. Ogni tavola racconta anche con i silenzi e nell’arte sequenziale è importante saper dire, senza “dire”.

L’eterno ritorno della fine

Quindi oltre che l’idea, la struttura, la scrittura e via discorrendo questo genere si pone di evolversi anche per quanto riguarda il tratto stilistico, lasciando ancora oggi dei capolavori artistici degni di nota e delle tavole che trasudano tutto il disgusto e le cattiverie della società, anche tramite un uso pregevole dei chiaro/scuri o dei tratti del pennino, che se ben notate lasciano delle macchie, delle impronte sudice di una società che “sgocciola”, decade e insieme a lei trascina anche le anime, i cuori distrutti e devastati dei protagonisti di queste sei incredibile storie. Questo è il Gekiga, questo è “Crocevia”.

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