I mondi virtuali di Mamoru Hosoda: da Summer Wars a Belle

L'importanza e il significato della tecnologia per la poetica del Maestro e come si sono evoluti da Summer Wars a Belle, dal 17 marzo al cinema.

Pubblicato il 10 Marzo 2022 alle 10:25

Se c’è una poetica decisamente singolare e che ha attraversato svariati generi e tematiche questa è senza dubbio quella di Mamoru Hosoda, Maestro dell’animazione giapponese che torna al cinema con Belle, che dopo un rinvio a causa della pandemia arriva finalmente al cinema dal 17 marzo 2022 distribuito da Anime Factory come uscita regolare, etichetta di proprietà di Koch Media, in collaborazione con I Wonder Pictures.

I mondi virtuali di Mamoru Hosoda: in principio era Summer Wars

Uno degli elementi caratteristici della filmografia del Maestro Hosoda è il rapporto con la tecnologia, che si è evoluto e trasformato nel corso degli anni (e delle pellicole) proprio come la tecnologia stessa. In Summer Wars (2009), una sorta di commedia romantica adolescenziale e familiare che incontra un film apocalittico-futuristico, la tecnologia era vista come qualcosa di potenzialmente pericoloso oltre che un’opportunità.

La società viveva in un mondo legato a un corrispettivo virtuale che controllava praticamente tutti gli aspetti della vita quotidiana. Non c’era solo il classico leit motiv delle macchine che si ribellano ai “padroni” umani che le hanno create, ma anche quello dell’hackeraggio e dello scegliere di mettere la propria vita nelle mani di un’entità robotica piuttosto che umana.

Come spesso capita nella filmografia del Maestro, la vicenda del film – in cui una ragazza chiede a un ragazzo di passare il weekend in campagna dai suoi parenti per il compleanno della nonna, a cui ha mentito dicendo di essere fidanzata e che presto si tramuta in un’Apocalisse mondiale – seguiva “di pari passo” la sua vita personale, dato che aveva appena conosciuto la numerosa famiglia della propria futura moglie.

A contrastare – ma non troppo, pensiamo alla passione attuale per anni ’80 – con l’aspetto iper-tecnologico della pellicola l’ambientazione bucolica e il nucleo familiare composto da molti membri, retaggio di una tradizione oramai perduta. Proprio la location di Ueda si trova vicino alla città natale di Hosoda, Toyama, e la storia del Clan Sanada, nobili e samurai, si intreccia a doppio filo con quello di Jinnouchi – messa in scena dal direttore artistico Yōji Takeshige.

Oz, il mondo virtuale del film, oltre al richiamo al Meraviglioso Mondo di Oz di letteraria memoria, per stessa confessione di Hosoda si rifece a quello di un supermercato, strizza l’occhio per composizione e resa grafica a piattaforme social come Second Life e Facebook, o ancora il giapponese Mixi, ai videogiochi della Nintendo e addirittura allo stile di Murakami, ma in realtà Hosoda volle solo ricreare un mondo sì tecnologico, ma semplice e quasi minimalista.

I due mondi del film – reale bucolico e virtuale tecnologico – furono animati da Hosoda con due tecniche diverse, il primo con l’animazione tradizionale a mano diretta da Hiroyuki Aoyama e il secondo con quella digitale (che costituisce il 30% del film) a cura dello studio Digital Frontier.

L’effetto era molto pop e colorato, proprio come voluto dal regista, nonostante parlassimo di un’intelligenza artificiale, che liberata involontariamente dal protagonista attraverso un codice decriptato, vuole distruggere Oz e di conseguenza tutto il mondo anche al di fuori del Giappone che si rifà a quella tecnologia per mandare avanti moltissimi aspetti della vita quotidiana. Se pensiamo alle case smart sempre più in voga, Hosoda ci aveva visto lungo come spesso capita nel mondo nipponico.

I mondi virtuali di Mamoru Hosoda: Belle è il punto d’arrivo?

belle mamoru hosoda

Passiamo a Belle, ultimo capolavoro del regista – che dopo la presentazione ad Alice nella Città arriva al cinema dal 17 marzo non come evento – che torna sul tema della tecnologia ma questa volta come strumento di salvezza.

Non solo “banalmente” per la possibilità di tutti soprattutto i ragazzi protagonisti di vivere una vita virtuale migliore e più appagante di quella reale; come per la protagonista Belle, che trova il coraggio di far sentire la propria voce, vera metaforica e addirittura canora – e ammira e invidia la compagna di scuola ma non sa che in realtà quest’ultima è terribilmente timida e vive di ansia da prestazione.

Questo perché molto spesso ciò che noi decidiamo di mostrare agli altri e alla società non rispecchia chi siamo veramente, soprattutto sui social network e social media. Un interessante gioco di specchi e riflessione sulla nostra società dell’immagine e sulla percezione altrui, quanto sia importante oggi ancora di più dell’approvazione familiare o addirittura dei propri amici fidati.

Ma Belle va oltre e mostra un punto di arrivo e congiunzione con Summer Wars: la pellicola infatti mostra come questo fantomatico mondo virtuale – che si chiama [U], proprio come You/Tu, ognuno di noi, a testimoniare una maggior soggettività e personificazione dell’utente, possa diventare un’incredibile e forse insperata risorsa per la vita vera. Come aiutare la protagonista a svelare una situazione familiare difficile e superarla, atto non realizzabile nel mondo reale per paura.

Il mondo virtuale insomma non dà solo il coraggio di commentare negativamente e anonimamente azioni opere e persone altrui dalla tranquillità e dalla protezione della propria camera, ma anche portare alla luce situazioni negative che vanno sanate. La parte finale del film porta alla luce un aspetto inaspettato e appagante per Belle.

Ancora una volta il Maestro Hosoda ha voluto mescolare animazione tradizionale e digitale (qui molto più presente ma di assolut pregio) sperimentando al massimo per rendere [U] ancora più pop e colorato – quasi al neon – di Oz. Il mix di animazione è la forza d’animo di entrambi i film per portare oltre lo schermo i due mondi e ricordare come la tecnologia non sia solo qualcosa di cui aver paura ma anche qualcosa che può aiutarci, va compresa, e andiamo educati meglio noi come esseri umani.

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