Assassinio sul Nilo: recensione del “sequel” di e con Kenneth Branagh
Pubblicato il 10 Febbraio 2022 alle 10:33
Titolo originale: Death on the Nile
Scritto da: Michael Green
Diretto da: Kenneth Branagh
Basato sul romanzo “Death by the Nile” di Agatha Christie
Cast: Kenneth Branagh, Tom Bateman, Annette Bening, Russell Brand, Ali Fazal, Dawn French, Gal Gadot, Armie Hammer, Rose Leslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders, Letitia Wright
Produzione: Kinberg Genre, Mark Gordon Pictures, Scott Free Productions, TSG Entertainment
Distribuzione: The Walt Disney Company, 10 febbraio 2022
Tra ritardi e rimandi causati dal Covid, arriva al cinema il “sequel” ideale di Assassinio sull’Orient Express diretto da Kenneth Branagh, anche interprete del detective belga figlio della penna di Agatha Christie Hercule Poirot. Stiamo parlando del film 20th Century Studios Assassinio sul Nilo, nelle sale italiane dal 10 febbraio distribuito da The Walt Disney Company Italia. Un lavoro più unitario e coeso che il regista cinque volte candidato all’Oscar ha provato a fare in questo secondo capitolo della sua personale “saga” a tinte gialle.
Assassinio sul Nilo: uccidere per amore
Con Assassinio sull’Orient Express Kenneth Branagh si era preso forse un po’ troppe libertà rispetto all’originale cartaceo, tradendo un po’ la natura del detective Hercule Poirot e lo sviluppo della storia. Con Assassinio sul Nilo il regista, nonostante un prologo e un epilogo nuovamente aggiunti e forse superflui, cerca di fare ammenda e unire maggiormente narrazione e impianto registico e visivo, pur rimanendo nei canoni del giallo classico.
Sul piano narrativo, lo sceneggiatore Michael Green accentua ancora di più l’aspetto romantico della vicenda, unendo le storyline di tutti i personaggi e facendoli muovere e compiere le proprie azioni in nome dell’amore, quello che ti fa fare anche cose orribili, come uccidere a sangue freddo, quello che non ti fa dormire la notte e ti fa desiderare ciò che non puoi avere. Il cast stellare è ancora una volta ottimamente scelto dall’attore e regista, da Tom Bateman ad Annette Bening, da Russell Brand ad Ali Fazal, da Dawn French fino a Gal Gadot, Armie Hammer, Rose Leslie, Emma Mackey, Sophie Okonedo, Jennifer Saunders e Letitia Wright.
Se conoscete già la storia del romanzo del 1937 di Agatha Christie oppure le trasposizioni del 1974 e 1978 a cura di Sidney Lumet e John Guillermin, qui troverete comunque alcune modifiche e libertà narrative. Scelte volte ad attualizzare la storia portando altre tematiche razziali e di accettazione della diversità, che però non stonano perché rientrano ancora una volta nella cornice dell’amore ossessivo, della passione fuori controllo e delle azioni compiute in nome di questi sentimenti così forti, potenti e potenzialmente pericolosi.
Sul piano visivo, le inquadrature simmetriche e i colori caldi e nitidi su cui Branagh sembra insistere, da un lato richiamano e strizzano l’occhio a Wes Anderson, dall’altro sembrano volerci far guardare il mondo attraverso gli occhi di Poirot e attraverso le sue idiosincrasie e le sue fissazioni ossessivo-compulsive, che regalano anche qualche momento esilarante durante la visione del film. Nonostante la forse eccessiva durata – che sappiamo essere un problema generale delle pellicole degli ultimi anni – nella seconda metà la storia prende ritmo e via via che prosegue i colpi di scena aumentano fino alla rivelazione finale, nello spirito del giallo classico più puro e teatrale.
Anche l’ambientazione egiziana, tropicale, suggestiva e quasi afrodisiaca, è qui valorizzata al massimo facendoci sognare di essere lì in mezzo alle piramidi, a Karnak, ad Abu Simbel, a bordo di una crociera sul Nilo e di soggiornare in quegli splendidi hotel ricchi di lusso dove alloggiano i protagonisti per la luna di miele dei due neosposini al centro della storia, merito anche delle riprese fatte con una cinepresa 65mm Panavision.
Questa volta alla fine del film non c’è una strizzata d’occhio a un possibile nuovo capitolo, ma dato l’equilibrio raggiunto e la passione di Branagh mai dire mai. Soprattutto quando c’è di mezzo un omicidio.
In Breve
Giudizio Globale
7.0
Sommario
Un "sequel" ideale che prova a trovare una coesione narrativa e registica sul tema dell'amore e cosa porta a fare, e sulle idiosincrasie di Hercule Poirot accentuate nelle inquadrature simmetriche della pellicola, quasi a volerci mostrare il punto di vista del detective protagonista.