The King’s Man – Le origini: recensione del sorprendente prequel di Matthew Vaughn
Il film è solo al cinema dal 5 gennaio 2022.
Pubblicato il 29 Dicembre 2021 alle 19:00
Titolo originale: The King’s Man
Scritto da: Matthew Vaughn, Karl Gajdusek
Diretto da: Matthew Vaughn
Basato sul fumetto “The Secret Service” di: Mark Milar & Steve Gibbons
Cast: Ralph Fiennes, Gemma Arterton, Rhys Ifans, Matthew Goode, Tom Hollander, Harris Dickinson, Daniel Brühl, Djimon Hounsou, Charles Dance
Produzione: Marv Studios, Cloudy Productions
Distribuzione: The Walt Disney Company, 5 gennaio 2022
Accade spesso che sequel (e ancor di più prequel) siano una delusione rispetto ai primi capitoli delle saghe, sempre più imperversanti al cinema per cercare di acchiappare quella fidelizzazione tanto cara alla serialità sulle piattaforme. Dopo il buon adattamento Kingsman Secret Service (anche se diverso) dal fumetto omonimo di Mark Millar e Dave Gibbons, il sequel Kingsman – Il Cerchio d’Oro inventato di sana pianta si era dimostrato sostanzialmente inutile. E’ per questo che The King’s Man – Le origini è un prequel sorprendente e rispettoso, come vi spiegheremo in questa recensione in anteprima senza spoiler.
The King’s Man – Le origini: omaggiare il passato senza tradire il futuro
Ci sono tanti motivi per cui questo The King’s Man – Le origini ci ha sorpreso in positivo. Il merito principale è l’essere riusciti a mettere in piedi un prequel che omaggia il primo film della saga (quello ispirato al graphic novel originale) senza però copiarlo pedissequamente e anzi invertendone sorprendentemente alcune premesse e alcuni ruoli. Innanzitutto il film dimentica la parentesi americana per tornare all’Inghilterra originaria dei signorotti e dei club esclusivi che tanto piace al pubblico di questi action in giacca, cravatta e doppiopetto.
La storia che porterà – in un modo o nell’altro – alla creazione dei King’s Man è quella di Lord Orlando Oxford (un “ringiovanito” Ralph Fiennes in grande spolvero) e di suo figlio Conrad (Harris Dickinson, che potreste ricordare come FIlippo in Maleficent 2 o come giovane Getty in Trust) riportando il fulcro della narrazione sulla tematica familiare, mentre all’orizzonte si prospetta l’avviarsi della Prima Guerra Mondiale.
Dopo un prologo fortemente traumatico per i due, il padre vuole a tutti i costi proteggere il figlio impedendogli di combattere, ma Conrad dal canto suo vuole ovviamente servire il proprio Paese a tutti i costi, non rendendosi conto di cosa davvero voglia dire questa sua scelta, riportando tra le righe della pellicola la tematica della trincea e dei soldati (troppo) giovani che si tuffarono (o vennero buttati) nell’atrocità della guerra, visti anche in 1917 e altri film di genere. Chiudono il quadretto familiare i due domestici, Polly e Shola (due energici, soprattutto lei, Djimon Hounsou e Gemma Arterton), sempre pronti a servire ma nei limiti della ragione mostrando un interessante e inedito specchio di rapporto padroni-servitù che ancora una volta – come già accaduto nella saga – ribalta i ruoli e i punti di vista.
Per la terza volta alla regia della saga, Matthew Vaughn dimostra di tenerci particolarmente a questo capitolo proponendo delle sequenze action già memorabili, come quella che coinvolge uno dei personaggi più affascinanti della pellicola, il Rasputin interpretato da Rhys Ifans. Non poteva essere altrimenti, data la fama, la leggenda e il mistero che avvolge da sempre il personaggio storico. Storico come la Storia con la S maiuscola con cui va a intersecarsi continuamente questa origin story, anche spy story in doppiopetto, dalla già citata Prima Guerra Mondiale e le sue trincee, al pretesto dell’attentato di Sarajevo contro l’arciduca Francesco Ferdinando da parte di Gavrilo Princip, all’altrettanto leggendaria Mata Hari e addirittura Lenin… fino ai tre cugini Re Giorgio, il Kaiser Guglielmo e lo Zar Nicola, tutti simpaticamente interpretati da Tom Hollander perché originariamente estremamente somiglianti fra loro.
Questo perché l’uomo dietro le quinte in questo caso ha la voce (e solo sul finale il volto) di una cospirazione internazionale ordita da una misteriosa associazione – contro cui i nostri eroi risponderanno con un’originale alleanza del sottobosco delle ville e delle famiglie benestanti – composta da vari personaggi che determinarono le sorti della Guerra senza che il mondo lo sapesse. Un pretesto già visto ma sempre affascinante, con un villain già deducibile fin dalle prime scene ma non per questo meno carismatico, soprattutto per il ruolo inedito a cui è chiamato,
The King’s Man – Le origini è insomma un film che sorprende perché parte da un franchise che non sembrava più aver nulla da dire, ma invece riesce a raccontare un prima guardando al dopo con intelligenza e un certo equilibrio fra l’omaggio nel ripercorrere alcune strade già battute (il rapporto padre-figlio qui di sangue) ma invertendo alcuni ruoli e alcune dinamiche – e nuovi percorsi, portando una certa freschezza e alcuni colpi di scena ben assestati. Non il film dell’anno, ma sicuramente un prequel che cammina sulle proprie gambe, con la forza della Storia sulle proprie spalle. Ed è già molto per intrattenere con intelligenza.
In Breve
Giudizio Globale
8.0
Sommario
Un prequel che incredibilmente riesce a omaggiare il primo film replicandone struttura e tematiche ma senza che risulti una fotocopia ridondante e aggiungendone di nuovi, con un cast particolarmente azzeccato e in parte e delle sequenze action già memorabili.