Belle: recensione del nuovo anime firmato Mamoru Hosoda
Il film uscirà al cinema il 17 marzo con Anime Factory di Koch Media in collaborazione con I Wonder Pictures.
Pubblicato il 17 Marzo 2022 alle 00:05
Titolo originale: Belle
Diretto da: Mamoru Hosoda
Scritto da: Mamoru Hosoda
Cast: Kaho Nakamura [ja], Ryō Narita, Shōta Sometani, Tina Tamashiro, Lilas Ikuta, Kōji Yakusho, Takeru Satoh
Uscita: 20 gennaio 2021, #soloalcinema
Produzione: Studio Chizu
Distribuzione: Koch Media Italia – Anime Factory in collaborazione con I Wonder Pictures
Dopo la presentazione al Festival di Cannes, arriva ad Alice nella Città sezione autonoma e parallela della Festa del Cinema di Roma, Belle di Mamoru Hosoda, che è stato anche protagonista di un’attesissimo incontro col pubblico per festeggiare i 10 anni dello Studio Chizu. Lo abbiamo visto e vi raccontiamo cosa aspettarvi senza spoiler, ricordandovi che il film uscirà in Italia al cinema è al cinema distribuito, non come avento, da Anime Factory, etichetta di Koch Media, in collaborazione con I Wonder Pictures.
Belle: una summa della filmografia di Mamoru Hosoda visivamente spettacolare ma troppo infarcita di temi
Belle è tanti film in uno, una sorta di summa della poetica del regista finora dai suoi lavori precedenti, sia a livello di contenuto, dove forse eccede, che di animazione, dove raggiunte vette altissime. Rilettura a modo suo del classico letterario prima ancora che Disney La Bella e la Bestia, racconta di Suzu, diciassettenne liceale che ha perso la madre e da quel momento non riesce più a comunicare col padre e soprattutto a fare che più amava: cantare. Convinta da un’amica, decide di entrare in [U], un mondo virtuale da cinque miliardi di membri online da tutto il mondo, dove si può reiventare se stessi a cominciare dalla propria immagine. Suzu diventa così Bell (“campanello”, e poi Bell-e), un avatar avvenente per il quale si è ispirata a una compagna di classe, secondo lei più carina e sicura di sé, ma aiuta a “vendere”. Ma soprattutto la aiuta a cantare di nuovo, canzoni tristi e non allegre che rispecchiano il suo animo, tanto da farla diventare in breve tempo un fenomeno mondiale in [U].
Da quel momento una serie di inaspettati sviluppi coinvolgeranno Belle, Suzu, il mondo virtuale e il mondo reale, ma in un modo diverso rispetto a quanto visto in Summer Wars, dato che lì la tecnologia e i social network erano qualcosa da cui eravamo forse troppo dipendenti e qui si propongono invece come una possibile soluzione, o meglio strumento, a un problema molto grave che porta una tematica inaspettata sulla fine del film. Il film inizialmente ricorda proprio il precedente lavoro di Hosoda, per la presentazione del mondo “altro” anche se presto se ne discosta, mostrando un’animazione e una rappresentazione quasi da cosplay, un modo coloratissimo e pieno di possibilità rispetto alla cupezza quotidiana in cui vivono Suzu e i suoi compagni. In generale il Maestro Hosoda utilizza vari tipi di animazione, più artigianale e più moderna, in un mix riuscito ed “epico” che porterà ad un climax finale per la protagonista, alla scoperta di se stessa.
Il film come spesso capita è un romanzo di formazione, un coming of age e una lotta interiore fra ciò che vorremmo essere e ciò sentiamo di apparire. Ciò che accade in [U] non ha solo delle conseguenze nel mondo reale, come il mondo di Summer Wars, ma proprio delle ripercussioni emotive e psicologiche per la protagonista e gli altri personaggi. Hosoda continua anche il rapporto fra genitori e figli in questa pellicola, dopo Wolf Children, The Boy and the Beast e Mirai, portandolo ad un epilogo inaspettato.
Se la parte animata funziona quindi moltissimo, è a livello di contenuti che il film sembra arrancare, o meglio essere infarcito di troppe tematiche, che si aggiungono via via durante la visione e non vengono presentate da subito. Nel mezzo c’è addirittura un omaggio al La Bella e la Bestia disneyano, con tanto di inquadrature, movimenti di macchina e location replicate.
Ma qui arriva la doppia metafora e scambio di ruoli dei due personaggi: Belle è “bella” in [U] ma nella realtà si sente poco attraente e coraggiosa, alla fine scoprirà ovviamente di avere dentro di sé molto più di quanto pensi e soprattutto molto più di altri amici e compagni che reputa migliori di lei – un interessantissimo discorso su quanto la percezione altrui, oggi amplificata dai social, troppo spesso ci dia delle idee sbagliate sugli altri. La Bestia è tale in [U] ma nella vita reale la vera bestia potrebbe essere un’altra, e Suzu farà di tutto per scoprire chi sia.
Un tema centrale è sicuramente quello della voce e nonostante Belle si presenti come un inedito anime musical grazie alle canzoni dolcemente tristi dell’avatar, è proprio il riuscire a comunicare di nuovo che la protagonista anela più di tutto, che sia attraverso il testo dei propri brani o attraverso il riuscire ad esprimere a voce ciò che sente dentro, con i propri familiari così come con i propri amici.
Un film forse troppo pregno ma che non possiamo non consigliarvi al cinema, grazie all’animazione potente che propone. Ricordiamo che in Italia Belle è già al cinema distribuito, non come evento, da Anime Factory, etichetta di Koch Media, in collaborazione con I Wonder Pictures.
In Breve
Giudizio Globale
8.5
Sommario
Un film visivamente spettacolare e in parte sperimentale che però nei contenuti mette troppa carne al fuoco, toccando tanti e importanti temi aggiunti in corso d'opera in modo poco coerente e coeso.