Superman: Red Son – L’acclamato elseworld di Mark Millar | Recensione
Pubblicato il 4 Ottobre 2021 alle 13:00
Autori: Mark Millar (testi), Dave Johnson, Kilian Plunkett (disegni)
Formato: 17×26, 168pp., c., colori
Prezzo: 20,00 euro
Genere: Supereroi
Provenienza: USA
Casa editrice: Panini Comics
Data di pubblicazione: 30 set. 2021
Cosa sarebbe successo se Superman fosse atterrato in Ucraina, in pieno regime sovietico, invece che nella tranquilla Smallville, negli Stati Uniti ? Ce lo raccontano il pluripremiato scrittore Mark Millar e il cover artist Dave Johnson, in un classico della letteratura disegnata !
Superman: Red Son è sicuramente uno dei più acclamati e conosciuti elseworld della Dc. Scritto da quel geniaccio di Mark Millar e illustrato dal noto cover artist Dave Johnson insieme a Kilian Plunkett, questa graphic novel in tre atti ci racconta l’ascesa e il tramonto di un Superman atterrato con la sua navicella in Ucraina, anziché negli USA, e che sposerà quindi gli ideali del regime comunista di Stalin, con tutte le conseguenze del caso…
In maniera precisa e puntigliosa, Millar reinterpreta l’intero universo Dc in funzione di questo seminale evento, fornendoci versioni alternative mai banali o scontate dei principali personaggi che gravitano abitualmente attorno all’Uomo d’Acciaio, compresi i supereroi.
Accanto a un Superman in divisa rosso-grigia, con tanto di falce e martello sul petto, troviamo quindi un Batman anarchico e sovversivo, che si oppone strenuamente al regime, una Wonder Woman infatuata di Superman, che asseconda la sua visione staliniana, e infine un Hal Jordan/Lanterna Verde come perfetta arma dell’esercito USA per fermare l’avanzata del regno di Superman.
Eh si, perché l’ultimo figlio di Krypton stavolta diventerà la vera bandiera della Russia, e dopo la morte di Stalin si ritroverà a prendere il suo posto alla guida del Paese, portando avanti la sua idea di regime. Gli scopi di Superman infatti restano nobili: risollevare l’economia e abolire la povertà, fornendo aiuti a tutti e contrastando in maniera netta la criminalità, ma alla fine tutto questo non si rivelerà altro che una forma estrema e distorta della dittatura comunista.
L’eccessivo potere e il bisogno di avere tutto sotto controllo, infatti, fuorvieranno le buone intenzioni dell’Uomo d’Acciaio, che finirà per osservare tutto tipo Grande Fratello orwelliano, e ridurre ad automi lobotomizzati coloro che si oppongono alla sua leadership. Superman diventa di fatto un vero e proprio dittatore, per di più con i poteri di un dio, per cui il suo regno si espanderà sempre di più, senza che nessuno ( o quasi ) possa opporvisi.
In realtà negli Stati Uniti c’è la sua nemesi di sempre, Lex Luthor, uno scienziato dotato di un intelletto fuori dalla norma, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, e che troverà nell’Azzurrone uno sfidante degno di essere combattuto. Anche in questo caso Luthor si conferma una figura ambigua e complessa, disposta a tutto pur di imporre la supremazia dell’uomo ( e la sua in particolare ) su qualunque altra minaccia, anche aliena.
La sfida tra Superman e Luthor sarà un lungo braccio di ferro a distanza, che vedrà l’Uomo d’Acciaio battersi contro varie minacce create ad hoc dallo scienziato o ingaggiate da lui, come Bizarro, Doomsday o Lanterna Verde. Ogni avversario di Superman è frutto della guerra fredda tra Russia e Stati Uniti, con Luthor impegnato in prima persona, per vincere la sua sfida a scacchi più difficile.
In tre capitoli Millar riesce a condensare l’epopea di questo Superman comunista, per certi versi simile a quello che tutti conosciamo, ma per altri completamente diverso, a dimostrazione del fatto che anche un singolo dettaglio, come il luogo di “nascita” di una persona, può cambiare radicalmente ciò che si è destinati a diventare.
Lo scrittore è molto abile nel cesellare ogni singolo elemento che va a comporre questo nuovo universo alternativo, dove tutto sembra incastrarsi perfettamente al suo posto, mostrandoci situazioni e personaggi a noi familiari, ma che qui acquisiscono una connotazione del tutto diversa e particolare, con un inevitabile sottotesto politico, visto l’incipit da cui nasce il racconto.
L’arguta analisi di Millar intrattiene con intelligenza, senza mai scadere nel colpo di scena a effetto o nella retorica, mentre i disegni di Dave Johnson e Kilian Plunkett accompagnano la narrazione senza appesantirla. Il loro tratto infatti è molto essenziale e fumettistico, per cui ben si adatta alle tipiche illustrazioni di propaganda sovietica, ma anche al più classico dei comics americani. Johnson, noto cover artist e character designer, ha un tratto più marcato e spigoloso, mentre quello di Plunkett è più smussato ma molto simile, per cui non si nota più di tanto l’avvicendarsi tra i due.
Molto azzeccate tutte le loro versioni retrò-sovietiche dei supereroi Dc, a cominciare da Superman, che si evolve nel corso della storia con uniformi sempre più militaresche, dalle tonalità rosso-grigio, in linea con il regime. Di Batman invece si nota subito il cappuccio a forma di colbacco, mentre Lanterna Verde viene lasciato con la classica uniforme da aviatore americano, compresi occhiali e copricapo. Rimane infine Wonder Woman, la più simile a quella “ufficiale”, solo che il suo costumino sostituisce i colori della bandiera americana con quelli sovietici, di cui ora è simpatizzante.
Superman: Red Son si può dunque considerare una lettura alternativa ( in tutti i sensi ), piacevole e coinvolgente, che riesce davvero a fornire uno sguardo diverso all’icona per eccellenza del mondo dei comics. Un volume che non può mancare nella libreria di ogni appassionato Dc che si rispetti.
In Breve
Storia
8
Disegni
7.5
Cura editoriale
8
Sommario
Mark Millar riesce a fornirci una visione arguta e accurata dell’intero universo Dc, nell’ipotesi che Superman fosse nato nell’ex Unione Sovietica anziché negli USA. Una vera e propria epopea, ben scritta e coinvolgente, supportata dal tratto essenziale ed efficace di Dave Johnson e Kilian Plunkett. Un must have per ogni appassionato Dc e dell’Uomo d’Acciaio in particolare.