Earwig e la Strega: recensione del nuovo film dello Studio Ghibli
Pubblicato il 21 Luglio 2021 alle 10:58
Il film è il ritorno dello Studio Ghibli al cinema dopo 7 anni.
Titolo originale: Earwig and the Witch / Aya to Majo
Genere: anime, fantasy, coming of age
Sceneggiatura: Keiko Niwa e Emi Gunji
Diretto da: Goro Miyazaki
Paese: Giappone
Durata: 90 min.
Cast: Shinobu Terajima, Etsushi Toyokawa, Gaku Hamada, Kokoro Hirasawa
Casa di produzione: Studio Ghibli
Data di uscita Giappone: NHK, 30 dicembre 2020
Data di uscita Italia: 21 luglio 2021, Lucky Red
Fa strano scrivere di un film Studio Ghibli dopo ben 7 anni, eppure eccoci qua. Parliamo di Earwig e la Strega, dal 21 luglio al cinema con Lucky Red dopo essere passato in selezione virtuale a Cannes 2020.
Come sarà il primo film Ghibli totalmente in CGI 3D? Scopritelo in questa recensione senza spoiler.
Earwig e la Strega, il primo (e ultimo?) film in CGI 3D dello Studio Ghibli
Earwig e la Strega (in originale Earwig and the Witch / Aya to Majo) è tratto dall’omonimo romanzo della compianta Diana Wynne Jones, già autrice del libro Il castello errante di Howl da cui è stato tratto il capolavoro di animazione di Hayao Miyazaki.
La Jones ha pubblicato il romanzo Earwig and the Witch nel 2011 poco prima della sua morte, in Italia lo stesso è uscito per Salani con appunto il titolo Earwig e la Strega nel 2017.
Anche in questo caso è stato lo stesso Hayao Miyazaki a proporre l’adattamento di Earwig e la Strega allo Studio Ghibli, curandone la pianificazione e lo sviluppo, mentre lo storico collaboratore Ghibli Toshio Suzuki ne ha curato la produzione.
E ora la nota dolente del film: alla regia c’è Goro Miyazaki, figlio del maestro Hayao e noto per aver diretto per Ghibli I Racconti di Terramare dall’omonima saga fantasy e la storia romantica e generazionale La Collina dei Papaveri.
E’ stato accusato di aver voluto portare avanti una strada che il padre non avrebbe approvato, ma non è esattamente così.
Lo diciamo subito: il film manca della magia che aveva caratterizzato i film Ghibli, anche gli stessi precedenti di Goro (almeno Le colline dei papaveri), proprio per l’assenza dell’utilizzo dell’animazione tradizionale a mano.
La CGI risulta meno respingente di quanto sembrasse dal trailer e dalle prime immagini, però nel complesso manca comunque la magia.
Un elemento paradossale se pensiamo che proprio di magia stiamo parlando in questo nuovo film, un argomento caro tanto allo Studio Ghibli quanto a Hayao.
Questa volta protagonista è Erica Wig, o meglio Earwig una ragazzina di 10 anni cresciuta in orfanotrofio, che per sua stessa ammissione è manipolatrice e riesce a ottenere sempre tutto quello che vuole, sia da chi vi lavora sia dai suoi compagni orfani.
I suoi piani vanno a monte quando viene inaspettatamente adottata da una coppia singolare, Bella Yaga e Mandragora.
Si tratta di una coppia di stregoni che vivono in una casa magica (le porte che scompaiono ricordano le scale che si spostano di Harry Potter) ricolma di puzzolenti pozioni che ogni giorno Bella Yaga prepara su ordinazione dei propri clienti, che desiderano le cose più disparate, da una piccola vendetta contro il vicino impiccione a un filtro d’amore.
Qui Earwig decide di sfruttare ancora una volta la situazione tentando di carpire quanto più possibile in fatto di insegnamenti magici.
E’ proprio nei rapporti familiari che vive la forza di questo film, tutti disfunzionali: dalla famiglia dell’orfanotrofio a quella che Erica ha sempre desiderato in cuor suo, fino a quella formata dalla stramba coppia magica che la adotta solo per avere “altre due mani” nel preparare le pozioni e nello svolgere i lavori domestici.
La CGI 3D accompagna con fatica lo spettatore nella visione, sia tra gli ambienti e le inquadrature che nelle espressioni dei personaggi e, per quanto alcuni elementi tipici del genere stregonesco e della storia Ghibli come il famiglio Thomas facciano sorridere, non riescono ad entrare totalmente nel cuore dello spettatore, come i capolavori precedenti sono sicuramente riusciti a fare.
Earwig e la Strega non è quindi un film totalmente non riuscito ma che deve destreggiarsi con una pesante eredità e soprattutto con un voler rinnovarsi senza riuscire a farlo davvero, senza riuscire a coniugare vecchio e nuovo anche in campo tecnico animato per arrivare tanto ai piccoli spettatori quanto, e soprattutto, agli adulti.
Nota a margine: una piacevole sensazione nostalgica quella dei titoli di coda che “continuano” la storia come avevano fatto i film dello Studio Ghibli in passato.
In Breve
Giudizio Globale
6.5
Sommario
Un film che manca della magia che attraversava l'animazione Ghibli ma che non perde del tutto lo spirito e propone un 3D meno respingente di quanto si pensasse.