Jupiter’s Legacy, intervista a Josh Duhamel Ben Daniels e Matt Lanter: “Siamo supereroi anziani, una cosa mai vista prima”
Pubblicato il 17 Maggio 2021 alle 16:37
Uno degli aspetti originali del fumetto di Jupiter’s Legacy prima – e della serie tv di Netflix poi (qui la nostra recensione), ancora più acuito – è lo scontro generazionale che viene a crearsi fra i supereroi protagonisti.
Per raccontarci com’è stato calarsi nei panni di supereroi con 100 anni di esperienza abbiamo incontrato parte del cast “anziano”.
Ecco cosa ci ha hanno raccontato nell’intervista a Josh Duhamel, Ben Daniels e Matt Lanter, interpreti rispettivamente di Sheldon Sampson/Utopian, Walter Sampson/Brainwave e George Hutchson/Skyfox.
Come ricorda Duhamel ad inizio intervista: “È sicuramente strano e originale interpretare supereroi anziani, una cosa mai vista prima. Invecchiano, si feriscono, per me è stato bello andare avanti e indietro nel tempo con Sheldon da giovane e poi da vecchio, in generale è stato interessante esplorare l’aspetto della famiglia disfunzionale”.
Jupiter’s Legacy, intervista a Josh Duhamel Ben Daniels e Matt Lanter
I figli sono destinati a ripetere gli errori dei propri genitori oppure possono fare meglio?
Josh Duhamel: La speranza è che i tuoi figli imparino dai tuoi errori (ride), sono un “ibrido” nato dal padre e dalla madre che sperano nel meglio, la nuova generazione sembra abbia idee diverse, specialmente i miei figli. Mio figlio nella serie sembra si ritrovi nel mio modo di pensare, nel Codice, ma ha molte influenze intorno che gli dicono che non è così che dovrebbero andare le cose. Penso che i figli faranno errori diversi dai miei, non vogliono davvero ascoltare ciò che per cui Utopian si batte, cioè il Codice, avranno il loro modo di gestire le situazioni, potrebbe andare bene oppure terribilmente male.
Utopian crede che i super eroi non debbano mai uccidere né governare il mondo. Il potere è pericoloso o un’opportunità per fare del bene?
Josh Duhamel: Nella mente di Sheldon è sicuramente un mezzo per fare del bene. Personalmente non sono del tutto d’accordo, perché se qualcuno stesse cercando di uccidere mio figlio non ci penserei due volte a intervenire. Non so dirti quante conversazioni abbiamo avuto riguardo quella scena, mi faceva diventare matto ripensarci. “Dobbiamo parlare di questo Codice” dicevo agli autori. Ogni regola ha un’eccezione ma Sheldon è così rigido, si rifiuta e per lui c’è sempre un altro modo.
Tutto quello che ha passato nei 90 anni della sua esistenza e che ha sempre provato nei confronti del mondo e della famiglia, è quasi come se avesse il desiderio di morire. Quando nel primo episodio Blackstar sta per ucciderlo, prima che intervenga suo figlio a salvarlo, è quasi come se volesse farla finita e non avere più a che fare con queste dinamiche. Che è una delle ragioni per cui è in terapia, questo è ciò che amo del personaggio, crede così tanto nel Codice eppure sta cercando di uscirne, e anche per questo vuole che il figlio sia pronto a prenderne l’eredità.
Matt Lanter: Capisco perché Josh sia così combattuto, la visione di Utopian è così in bianco e nero, e poteva avere senso negli anni ’30 ma non oggi, dato che viviamo in un mondo pieno di sfumature di grigio. Allo stesso però capisco il suo punto di vista: è proprio perché il mondo sta cambiando così tanto che si sente il bisogno di qualcosa di certo a cui aggrapparsi. Non tutti hanno o ragione o torto oggi, è tutto più… confuso.
Ben Daniels: Il Codice acquista rilevanza col passare degli anni: i villain stessi sono diversi, i nostri figli sono diversi rispetto alla squadra originale. Walter ama il potere quindi non è completamente d’accordo col Codice direi (ride). Come dissi a Josh ‘Essere così fedele al Codice non ti rende necessariamente uno str***’ (ride). Io stesso non riesco a essere d’accordo col Codice, amo il Caos.
Matt Lanter: Se ci pensi stiamo dicendo cose antitetiche eppure complementari. Quando arriva il Caos, perdi le certezze di cui c’è bisogno e questo fa paura, ed è qui che entra in gioco il Codice. Il mondo che Mark Millar ha creato è davvero interessante.
È stato più difficile avere a che fare con gli esorcismi e i viaggi nel tempo oppure con questi super poteri (mi riferisco ai vostri precedenti serial The Exorcism e Timeless)?
Ben Daniels: Io sono un amante dell’horror più che del genere supereroistico (ride) ma questo progetto è stato davvero faticoso e ci ha spinto in posti dove non pensavamo di andare. Fisicamente è stato estenuante (ride). Indossare quelle tute è difficile, sembrano perfette e su misura e la costumista ha fatto un ottimo lavoro, ma indossarle è tutta un’altra cosa. Ci sono voluti tra i sette e gli otto mesi per realizzarle, con mille prove nel mezzo. Quando finalmente le abbiamo indossate avevamo tre diversi strati addosso (di base, muscoli, pelle) e le decorazioni sopra la pelle, ed è molto con cui lavorare, è come se il tuo corpo venisse compresso 14 ore al giorno. Bisognerebbe togliere le tute ogni mezz’ora ma ovviamente questo non accade. E diventano sempre più pesanti perché nel frattempo sudi moltissimo, ci sono gli addetti ai costumi con i phon per asciugarti mentre aspetti di girare. È troppo freddo o troppo caldo.
Matt Lanter: Mi permetto di dissentire (ride) perché quando giravamo sotto la neve era come essere in una sauna nel costume. In Timeless c’erano diversi costumi a seconda del periodo storico, a volte scomodi, ma nulla a che vedere con queste tute, che appaiono incredibili ma non sono state molto divertenti da indossare.
Josh ha detto la stessa cosa. [ridono entrambi a crepapelle]
Ben Daniels: …e anche la parte prostetica: barba e baffi attaccati con la colla insieme ai capelli e asciugate col phon. Aiuto! (ride)
Matt Lanter: Ricordo che parlavo con James Milton e penso fosse quella stessa scena di lotta, e Mark Millar disse “Possiamo avere una particolare espressione?” e io “Ci sto provando” ma non riuscivo a muovere la faccia a causa della parte prostetica! (ride)