The Falcon and The Winter Soldier: recensione della meno incredibile e più politica serie TV Marvel
Pubblicato il 24 Aprile 2021 alle 12:15
Tiriamo le somme sulla seconda serie originale Marvel per Disney Plus.
Titolo originale: The Falcon and The Winter Soldier
Genere: drama, spy story, supereroistico
Episodi: 6 di 40-50 minuti ca.
Creata da: Malcolm Spellman basata sui fumetti della Marvel Comics
Cast: Anthony Mackie, Sebastian Stan, Daniel Brühl, Emily VanCamp, Wyatt Russell
Produzione: Marvel Studios
Distribuzione: Disney Plus, 23 aprile 2021
The Falcon and the Winter Soldier non poteva – e non doveva essere – WandaVision, che si è dimostrato un unicum nel Marvel Cinematic Universe e nel panorama seriale generale (il titolo dell’articolo è riferito proprio a quello di WandaVision).
La seconda miniserie originale Marvel per Disney Plus (che doveva inizialmente essere la prima) funge da anello di congiunzione col cinema più che mai (visti gli sviluppi del finale e l’annuncio che ne è seguito) ma allo stesso tempo la coppia Sam e Bucky è stata più “tiepida” rispetto a Wanda e Visione. Vediamo insieme perché, attenzione agli spoiler se non avete visto tutto The Falcon and the Winter Soldier.
The Falcon and the Winter Soldier – lo scudo
“Un Captain America nero è impossibile. E, anche se succedesse, non dovresti accettare”.
Eredità è la parola chiave in The Falcon and the Winter Soldier. Non solo l’eredità (pesantissima) che tanti personaggi si trovano ad affrontare dopo il pensionamento di Steve Rogers come Captain America, che alla fine di Endgame aveva lasciato lo scudo al fidato amico Sam (Anthony Mackie). Ma anche l’eredità post-WandaVision.
Nel corso dei sei episodi che hanno composto la miniserie, vari si sono susseguiti a poter/dover prendere in mano lo scudo e l’eredità: dopo la rinuncia di Sam, “perché sentiva che lo scudo apparteneva a qualcun altro“, il nuovo Captain America designato dal governo, John Walker (Wyatt Russell), lo stesso Soldato d’Inverno/Lupo Bianco Bucky Barnes (Sebastian Stan), migliore amico di Steve, la “terrorista” Karli Morgenthau (Erin Kellyman) e addirittura una ritrovata Sharon Carter (Emily VanCamp).
Se Steve Rogers era un’ideale, lo scudo rappresentava un simbolo: il simbolo dell’America, della purezza e della bontà d’animo, del fare sempre la cosa giusta e non quella più comoda o più facile, incarnato dal personaggio di Chris Evans. I tempi però sono cambiati e forse serve un nuovo simbolo, non necessariamente “bianco, biondo e dagli occhi azzurri“: potrebbe essere addirittura una ragazza lentigginosa che si sta battendo per i diritti dei migranti e degli sfollati, che dopo cinque anni e il blip sono tornati e si sono ritrovati senza una casa, senza un lavoro, perché il mondo era andato avanti senza di loro.
E’ proprio questo il fulcro dei sei episodi e soprattutto del finale, con un gran bel monologo di Sam verso i rappresentanti del governo tenuti in ostaggio: “Voi che avete la possibilità, dovete fare meglio, dovete fare qualcosa, è una vostra responsabilità“.
Un percorso di auto consapevolezza quello che intraprendono i due “eroi” titolari: il Soldato d’Inverno per imparare ad essere solamente Bucky Barnes e fare davvero ammenda con i propri errori del passato, e Sam Wilson per decidere finalmente di diventare a tutti gli effetti Captain America, il primo Captain America nero come nei fumetti, e raccogliere la pesante eredità: “Mi odieranno in molti, anche in questo momento, ma non mi importa“.
Un segnale forte e politico per una serie che vuole riflettere sulla situazione mondiale, sulle conseguenze del sovraffollamento globale preventivato da Thanos che aveva tentato di correggerlo a modo suo, sulla situazione dell’immigrazione e dei “confini” che tutti sembrano disperatamente voler costruire invece di abbattere. The Falcon and the Winter Soldier è insomma uno specchio della società contemporanea, più cupo di WandaVision perché sceglie di raccontare una visione globale piuttosto che una storia familiare.
The Falcon and the Winter Soldier – what’s next?
Cosa rimane agli spettatori alla fine di The Falcon and the Winter Soldier? Il mix fra Captain America: The Winter Soldier, Civil War e Agents of S.H.I.E.L.D. conferma i toni da spy story della miniserie fino alla fine, non solo per l’ambientazione globale in giro per il mondo dei vari episodi, ma anche per il plot twist legato a Sharon Carter, che evidentemente avrà conseguenze in tutto il MCU, dato che non è stato ancora scoperto da Sam e Bucky.
È anche una buddy story per l’alleanza che si crea fra Sam e Bucky, ma meno di quanto si potesse pensare dai trailer, dato che si tratta più di percorsi singoli dei personaggi Marvel che vanno poi a incontrarsi.
Spendiamo due parole per le new entry direttamente dai fumetti: Wyatt Russell nei panni di John Walker (qui la nostra intervista), il Captain America designato che sente tutto il peso dello scudo e dell’America su di se, e non può durare per la pressione psicologica subita, che diviene alla fine l’US Agent dei fumetti. Un percorso opposto e complementare a quello di Sam insomma. E la Contessa Valentina Allegra de la Fontaine, interpretata dalla guest star Julia Louis-Dreyfus, che “plasma” l’US Agent e sembra avere una propria agenda per ciò che verrà (e, un po’ come John e Zemo, ruba quasi la scena in poco tempo ai personaggi titolari).
Una riflessione finale che ci viene spontanea riguarda entrambe le miniserie, in attesa di Loki, in arrivo l’11 giugno. Se ci pensiamo un attimo, entrambi i prodotti seriali potrebbero essere saltati nel quadro narrativo generale del Marvel Cinematic Universe per chi era abituato a vedere solamente i film al cinema. Entrambi sono percorsi di auto-coscienza e auto-consapevolezza dei protagonisti, che tornano al punto di partenza ma con una visione chiara di ciò che vogliono/devono fare.
Quindi alla fine Wanda “accetta” la morte di Visione e Sam accetta lo scudo di Captain America. Si torna insomma ad una sorta di status quo: in fondo Zemo (un altrettanto ritrovato Daniel Brühl) è nuovamente in prigione a fine miniserie, i cosiddetti “terroristi” non ci sono più, l’unico vero plot twist riguarda Sharon ma le conseguenze le vedremo più in là. Che sia questo l‘intento di Kevin Feige e soci, creare storie che arricchiscano ma non intacchino in fondo il quadro generale? Lo scopriremo nel prossimo episodio.
Diretta da Kari Skogland con Malcolm Spellman come showrunner, che hanno costruito una serie visivamente spettacolare per scene d’azione e combattimenti, The Falcon and the Winter Soldier si è dimostrata allo stesso tempo meno fluida, con alcuni tempi morti e delle sequenze che a volte appesantiscono la visione ma restituiscono un quadro sociale e politico del contemporaneo, che è ciò che il serial voleva raccontare.
In Breve
Giudizio Globale
7.0
Sommario
Una serie che non poteva - e non doveva - essere WandaVision ma che non riesce a bucare lo schermo come avrebbe voluto, nonostante alcuni colpi di scena inseriti ad arte. Importante lo specchio della società contemporanea mostrato e l'aspetto politico, incarnato soprattutto dal personaggio di Sam Wilson e dal suo percorso di autoconsapevolezza.