Cuba – La mia rivoluzione – Recensione

Pubblicato il 14 Settembre 2012 alle 13:00

Invece dei piuttosto usuali (e presunti) punti di vista di Castro o del troppo abusato Che Guevara, questo volume ci racconta la rivoluzione cubana con gli occhi dell’autrice che davvero l’ha vissuta in prima persona.

Cuba – La mia rivoluzione

Autori: Inverna Lockpez, Dean Haspiel

Editore: Bao Publishing

Genere: Memorie di un sopravvissuto

Formato: Brossurato 15,7 x 23,6

Pagine: 144

Prezzo: € 15.00

Data di pubblicazione: 2012

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Le suggestioni provocate da grandi letture rimangono in noi, anche latenti, e vengono fuori nei momenti più inaspettati.

Poche parole, una frase, un’idea, come quello che vi propongo ora: la rivoluzione è un fenomeno metagiuridico di rinnovamento del diritto; la rivoluzione non nega il diritto tout court, ma solo quello esistente al fine di instaurarne uno “nuovo”, un nuovo sistema.

Questo concetto di “eversione”, ma al tempo stesso di mera sostituzione di regime, l’essenza di un qualcosa che è nella sua natura forza, violenza, e nei suoi effetti creazione (sia di un ordinamento giuridico che di un popolo), sono riaffiorati dalle acque della mia memoria leggendo Cuba, la mia rivoluzione, di Inverna Lockpez e Dean Haspiel, edito da Bao Publishing.

Invece dei piuttosto usuali (e presunti) punti di vista di Castro o del troppo abusato Che Guevara, questo volume ci racconta la rivoluzione cubana con gli occhi dell’autrice che davvero l’ha vissuta in prima persona. Lo sguardo di una donna, artista per di più (per la precisione pittrice – i cui lavori, se siete curiosi, potete trovare sul suo sito ufficiale),  ci racconta con sincerità disarmante, ed a volte violenta, le contraddizioni di un cambiamento che ha travolto un’intera nazione, e che è stato uno dei più controversi del secolo scorso.

Tutto comincia con il fascino degli ideali, quello che è possibile concedersi come un orpello se si vive nel lusso, o se ci si sente al sicuro nella propria villa, nel tempo in cui la rivoluzione è fatta di sogni e speranze. Ma la giovane Inverna va al di là di questo, grazie al suo fervore giovanile, votandosi ad una meravigliosa ideologia ed al proprio paese, senza guardare, come solo la gioventù riesce, ai segnali che dovrebbero insinuare i giusti dubbi, e che invece vengono cancellati dai luminosi obiettivi da perseguire.

E’ così che anche lei conosce la brutalità della rivoluzione, e della guerra per mezzo della quale essa si realizza. Una guerra fratricida e sorprendentemente cruenta, perché l’obiettivo deve essere raggiunto con ogni mezzo: la rivoluzione non ammette compromessi, pena il fallimento.

E le battaglie non si vincono con i pensatori, ma con le armi, ed anzi, l’Inverna, infermiera idealista, imparerà sulla viva carne che per realizzare una splendida utopia spesso i liberi pensatori sono scomodi, che gli eroi quasi sempre si ergono su di un piedistallo fatto di cadaveri, e che spesso la rivoluzione tradisce chi la sostiene e chi ci crede veramente.

Perché non è la libertà che guida gli eserciti e le rivolte, come in Delacroix, ma sono piuttosto gli uomini a farlo; gli uomini che per definizione sono fallibili, corruttibili, dalle ricchezze e dal potere, e troppo spesso profondamente ingiusti.

Questo libro è una riflessione amara che ognuno dovrebbe compiere sui propri ideali, un autodafé che la coraggiosa autrice ha fatto mettendosi completamente a nudo in un’opera davvero potente, resa graficamente in maniera eccelsa e colorata ancor meglio da Dean Haspiel (American Splendor – L’alcolista) e José Villarrubia (che ha illustrato “La voce del fuoco” di Alan Moore ed a cui il libro di cui stiamo parlando è valso un Harvey Award).

Anche l’amore è una tiepida brace al divampare dei falò rivoluzionari, e per chi ha conosciuto il loro calore, il loro fulgore, difficilmente potrà accontentarsi di una candela o di una fiaccola. Chi ama una pura utopia e deve ricredersi rischia di indurire troppo il proprio cuore, pur se per la propria sopravvivenza. E dove le fiamme si sono alzate possenti verso il cielo, alla fine non c’è più nulla che possa bruciare. Almeno non nello stesso luogo.

Cuba, la mia rivoluzione è un libro prima di tutto vero. A volte duro nella sua sincerità, spietato nella sua onestà, ma rappresenta un sublime atto d’amore.


Voto: 8

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