DOTA: Dragon’s Blood – Stagione 1, la recensione
Pubblicato il 3 Aprile 2021 alle 18:00
DOTA: Dragon’s Blood è l’anime basato su DOTA 2, videogioco strategico targato Valve.
Studi di animazione: Studio Mir, Kaiju Boulevard
Paesi di origine: Stati Uniti, Corea del Sud
Distribuzione: Netflix
DOTA: Dragon’s Blood è la nuova serie animata originale Netflix basata su un videogioco. In questo caso, si tratta di DOTA 2 (l’acronimo sta per Defense of the Ancients).
DOTA: Dragon’s Blood – una trama non troppo originale
DOTA: Dragon’s Blood è tutto sommato una serie la cui visione è scorrevole, ma che non colpisce in modo particolare. Sotto alcun punto di vista. La trama in sé non spicca per originalità, a maggior ragione per quanto riguarda il protagonista, che si ritrova, contro la sua volontà e suo malgrado, a ospitare all’interno del proprio corpo l’essenza di un drago.
A rendere la convivenza ancor più problematica c’è il fatto che il giovane e coraggioso Davion è un cacciatore di draghi. Due anime contrastanti fra loro costrette a convivere in un solo corpo, il conflitto fra di esse, la disperata ricerca della parte umana di non soccombere a quella estranea, la percezione di sé come mostro, un essere ibrido che in realtà non appartiene più né a una parte, né all’altra: dove ho già visto tutto questo?
La radice delle ragioni alla base della caratterizzazione di Davion è, tanto per cambiare, Devilman, l’opera epocale del Maestro Go Nagai che fa ancora scuola (chi ha detto: “Tokyo Ghoul“?).
Al di là di questo, molto semplicemente Davion dovrà cercare di impedire che il villain di questa storia, il demone Terrorblade uccida tutti i Draghi per poter entrare in possesso delle loro anime.
DOTA: Dragon’s Blood – una narrazione frettolosa
Il mondo fantasy in cui è ambientato DOTA: Dragon’s Blood è delineato a grandi, grandissime linee, ma si evince che, in realtà, la sua struttura è ben più profonda di quanto non venga mostrato. Si fanno accenni alla storia, alla mitologia del mondo, ma le informazioni vengono semplicemente elencate, creando una certa confusione.
Le vicende in sé, poi, non catturano l’attenzione, a causa del fatto che il tutto resta, narrativamente parlando, molto abbozzato, al punto che la prima stagione di DOTA: Dragon’s Blood scorre in maniera piuttosto anonima.
La caratterizzazione dei personaggi non è dunque particolarmente approfondita, ma il fatto è che sono di per sé alquanto asettici, piatti, come la storia in sé. Non c’è nulla di imprevedibile anche perché, dopo un certo numero di puntate, ho semplicemente smesso di aspettarmi qualcosa.
Non ci sono dunque guizzi né per quanto riguarda i personaggi e le loro caratterizzazioni, né per quanto concerne le vicende narrate in sé, ma anche dal punto di vista strettamente visivo non si può certo urlare al miracolo.
Le animazioni sono fluide, ma il character design presenta tratti fin troppo marcati e netti, soprattutto nei volti, che risultano quindi un po’ spigolosi. Di certo un buon lavoro, ma nulla di eccezionale.
Nonostante le scene d’azione non manchino e siano davvero molto godibili, il fatto che non siano supportate da una solida struttura narrativa e da personaggi particolarmente carismatici le depriva un po’ della loro essenza: il pathos.
Non c’è molto coinvolgimento nelle vicende raccontate da parte dello spettatore, che sta lì a guardare in modo passivo un prodotto di intrattenimento che di certo intrattiene, ma non nel modo più avvincente possibile.
Conclusioni
DOTA: Dragon’s Blood non spicca per trama, narrazione o caratterizzazione dei personaggi e del mondo in cui è ambientata questa storia fantasy. Il fatto che molti elementi siano semplicemente accennati o abbozzati rende il risultato finale piuttosto scialbo e privo di personalità, anche se di certo non del tutto scadente.
In Breve
Voto complessivo
5
Sommario
DOTA: Dragon's Blood non spicca per trama, narrazione o caratterizzazione dei personaggi e del mondo in cui è ambientata questa storia fantasy. Il fatto che molti elementi siano semplicemente accennati o abbozzati rende il risultato finale piuttosto scialbo e privo di personalità, anche se di certo non del tutto scadente.