DMZ 1 – Sul Campo | Recensione
Pubblicato il 27 Marzo 2021 alle 14:00
Con DMZ 1 – Sul Campo parte la riproposizione della acclamata serie Vertigo firmata da Brian Wood e Riccardo Burchielli in volumi brossurati editi da Panini DC Italia.
Autori: Brian Wood (testi) Riccardo Burchielli (disegni)
Casa Editrice: Panini DC Italia
Genere: fanstascienza
Provenienza: USA
Prezzo: € 13, 17×26, B., pagine 128, colore
Data di pubblicazione: 05 marzo 2021
Panini DC Italia ripropone, sotto l’egida Black Label, DMZ 1 – Sul Campo ovvero il primo volume, che raccoglie i primi 5 albi originali sui 72 totali di cui si compone la serie, della serie Vertigo firmata da Brian Wood e dall’italiano Riccardo Burchielli.
La serie originariamente uscita fra il 2005 e il 2012 viene riproposta in una nuova edizione in volumi brossurati che ricalca quella originale e già usata come canovaccio nella precedente edizione italiana iniziata da Planeta DeAgostini e portata a termine da RW Lion.
La serie inoltre viene riproposta a cavallo dell’annuncio di una sua trasposizione televisiva per HBO Max – trovate i dettagli QUI.
DMZ 1 – Sul Campo, giornalismo d’assalto
Pochi anni dopo l’attento alle Torri Gemelle, l’America si ritrova clamorosamente lacerata da una guerra civile il cui epicentro è diventata l’isola di Manhattan.
Da un lato del fiume infatti l’esercito degli Stati Liberi dall’altro quello degli Stati Uniti d’America. New York viene dichiarata una DMZ ovvero una zona demilitarizzata, una terra di nessuno. Ma cosa è rimasto della Grande Mela?
Un noto network televisivo decide quindi di inviare un noto reporter nella DMZ per un reportage esclusivo con il giovane stagista Matty Roth al seguito. Atterrati nella DMZ però l’accoglienza non è delle migliori e l’elicottero con tutto il suo equipaggio viene abbattuto, l’unico sopravvissuto è ovviamente Matty.
Soccorso da Zee, una studentessa di medica diventata medico suo malgrado, Matty scopre a sue spese che nella DMZ c’è ancora vita. Dopo aver rischiato per ben due volte di essere ucciso dagli stessi soldati che avrebbero dovuto salvarlo, Matty matura la convinzione di poter portare a termine il reportage e rivelare al mondo che nella DMZ ci sono esseri umani e non solo nemici.
DMZ 1 – Holy wars… The Punishment Due
È singolare constatare come la serie scritta da Brian Wood nel pieno del clima politico-culturale post-9/11 risulti ancora oggi drammaticamente e paurosamente attuale. Cambia idealmente lo sfondo ma le contraddizioni dell’America messe a nudo dall’autore risultano essere praticamente le stesse.
Se nel post-9/11 l’America cercava un nemico esterno da incolpare e, spersonalizzandolo, abbattere per riportare ordine e supremazia, circa 20 anni dopo lo scenario distopico descritto in DMZ 1 – Sul Campo è divenuto, solo pochi mesi fa, quasi realtà con l’assalto al campidoglio a Washington da parte dei sostenitori di Donald J. Trump in cui erano confluiti una serie di movimenti estremistici.
Quello che Wood fa è mettere in dubbio le sicurezze e verità del lettore: dov’è la verità? e chi meglio di un giornalista può raccontare un dramma come quello di una guerra?
L’autore recupera e diluisce quindi alcuni stilemi tipici del cinema a sfondo giornalistico e della serialità televisiva (la forma del docu-reality) piegandoli ad esigenze narrative ben precise che si rifanno al fumetto d’avventura nel senso più ampio del termine e in parte a quello bellico.
Il primo arco narrativo qui raccolto deve ovviamente mediare questa impostazione con esigenze meramente introduttive sia dell’ambientazione che dei personaggi principali. Questo il volume raggiunge poi il proprio drammatico climax quando Matty Roth si rende conto che nella DMZ c’è vita, viva e vitale, al contrario di quando la propaganda ha fatto credere nel tentativo di spersonalizzare una guerra fratricida.
E infatti DMZ 1 – Sul Campo termina con un inseguimento al fulmicotone, un carosello di vita, che porta Matty a mettere in dubbio un’altra verità: cosa ha spinto gli Stati Liberi a ribellarsi? e se avessero ragione?
DMZ 1 – stile dinamico
C’è da mettere in chiaro che per quanto Brian Wood abbia le idee chiare su cosa voglia raccontare, merito dell’appeal di DMZ è sicuramente del “come” viene raccontato grazie al lavoro superlativo di Riccardo Burchielli alle matite.
Il disegnatore toscano illustrazione con dinamismo e marcata plasticità quello che per ambientazione e impostazione è una via di mezzo fra un reportage e un fumetto di guerra non lesinando il realismo ove necessario ma ovviamente anche amplificando anche alcuni aspetti della narrazione, vedasi soprattutto le scene d’azione con i militari intenti a recuperare Matty.
Burchielli ha un tratto spigoloso in cui convive un certo gusto sudamericano, nei chiaroscuri ben definiti, con quella particolare attenzione anatomica e per il dettaglio realistico tipiche di un certo fumetto americano – una pratica che purtroppo la scuola americana sembra aver perso negli ultimi anni.
La tavola è invece ordinatissima, qui evidente l’influenza italiana, con schemi che si ripetono a seconda delle varie situazioni: maggiore orizzontalità per ambienti e sequenze di movimento, verticalità per personaggi e sequenze dominate dalle didascalie ovvero il flusso di coscienza/reportage del protagonista. Da notare come il cambio di registro dal drammatico all’azione passando per il più canonico giornalistico/reportisco funzioni alla perfezione grazie al sempre impeccabile storytelling delle tavole.
Ottimo il lavoro di Jeremy Cox ai colori che dona profondità e realismo alle tavole con un uso sapiente delle luci ed una paletta dai toni brulli che rende benissimo l’idea di una New York irriconoscibile e più vicina ad una città mediorientale.
Il volume
La scelta della brossura ovviamente contiene di molto il prezzo di questa ristampa di DMZ, scelta assolutamente da non sottovalutare in questo momento. Al netto di questa considerazione di carattere meramente economico, il volume si presenta, dal punto di vista carto-tecnico, estremamente solido con una carta spessa e patinata dall’ottima resa grafica in cui l’unica pecca è forse una rifilatura delle pagine troppo bassa che costringe ad aprire al massimo il volume per una lettura di alcuni vignette più vicine al bordo in alcune pagine.
DMZ 1 si contraddistingue per una eccellente traduzione (firmata da Stefano Formiconi) e un ottimo adattamento. Non un compito facile vista la presenza di un linguaggio al limite dello slang e con molti termini tecnici e riferimenti geografici. Da segnalare anche la breve ma puntuale introduzione firmata dall’editor Riccardo Galardini.
In Breve
Storia
7.5
Disegni
8.0
Cura editoriale
8.5
Sommario
DMZ 1 - Sul Campo è una lettura abrasiva dallo stile grafico dinamico e accattivante consigliata a chi cerca qualcosa di impegnativo, in termini socio-politici, ma scevro dalle ingerenze spesso poco lucide con cui oggi si trattano certi temi di attualità.